Sanremo: da Checco Zalone schiaffo ai radical chic in cerca di cachet

L’ATTORE COMICO RESTA FEDELE AL FATTO DI NON VOLER PROMUOVERE I SUOI FILM IN TV
Checco Zalone, colui che, per dirla alla Dante, ”fece il gran rifiuto”. Il poeta fiorentino si riferiva a Celestino V, parlando pure di viltà, mentre per Zalone, al secolo Luca Pasquale Medici, non si può certo parlare di viltà nel rifiutare l’ospitata al prossimo Festival di Sanremo. Bensì di buon senso, forse anche di una trovata pubblicitaria appannaggio della propria immagine. Ma tant’è. Così ha infatti giustificato il suo rifiuto alla manifestazione canora, ormai da decenni più circo che kermesse musicale: “E’ un’ospitata strapagata ma sono soldi pubblici. E se li prendi scoppiano le polemiche. Ti massacrano”.


IL SEGRETO DEL SUO SUCCESSO – D’altronde lui un lauto rifiuto se lo può anche permettere. Il terzo film che lo vede protagonista, Quo vado?, ha superato i sessanta milioni di incassi. Forse perché, come ha detto Sergio Castellitto, il suo pubblico ingloba tanto i radical chic quanto gli orfani dei Cinepanettoni. Poi ci sono le critiche, forse dettate anche dall’invidia, come quelle di Carlo Verdone, secondo il quale il suo successo sarebbe soprattutto dovuto al fatto che i suoi film sono distribuiti in oltre mille sale in tutta Italia. Ma questo c’entra poco. Certo, il bombardamento in tutte le sale italiane, anche in quelle dei tanti comuni sperduti d’Italia che hanno una sola sala che trasmette solo quello, aiuta. Ma la sua forza deriva dal fatto che prima del primo successo, Cado dalle nubi, Zalone era già molto amato in televisione. Poi il fatto che il film non abbia deluso le aspettative dei suoi fan, e che il secondo film Sole a catinelle sia stato una conferma, e un miglioramento, ha ampliato il fenomeno. Di qui il successo del terzo, già molto atteso a prescindere.
Certo, oltre alla simpatia di Zalone, ci si mette anche il fatto che il film evidenzi i difetti dell’italiano medio. Un po’ come ha fatto per anni la lunga saga di Fantozzi. Un po’ tutti ci rivediamo in quei film: rivediamo situazioni vissute, conoscenti, l’Italia in cui viviamo. A mio avviso, però, quel mega-successo resta comunque assurdo.
Comunque, paraculo o sincero che sia, Checco Zalone ha mostrato coerenza col personaggio che si è costruito in questi anni. Un personaggio che cammina sulle proprie gambe, poggia solo sul proprio successo. Uno schiaffo a quei radical chic che danno lezioni morali, ma poi non disdegnano laute ospitate. Si pensi a Roberto Benigni o Bono Vox, giusto per citare due tra i più famosi.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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