Lo sfidante Fava ha contrapposto all’idea di una Lega nazionale voluta da Salvini, un ritorno alla Lega Nord delle origini. Che anteponga gli interessi del Nord a tutto. Incassando così anche i favori di Bossi. E che rientri in un centrodestra allargato, che preveda quindi anche centristi e Alfano (osteggiati invece da Salvini). Ma non è bastato. Comunque, la vittoria straripante di Salvini presenta delle zone d’ombra non di poco conto.
Salvini, quell’astensione del 40% degli iscritti che deve preoccupare
Gli aventi diritto al voto sono stati 15mila, ma a votare ci è andato circa il 60%. Un’astensione che Salvini non può sottovalutare. A cosa è dovuta? Al fatto che la sua vittoria fosse scontata e quindi molti hanno preferito una gita fuori porta (si votava fino alle 18, quindi il voto al rientro era quasi impossibile)? Oppure in tanti iscritti leghisti si sentono poco coinvolti da questa Lega? Non credo in questa seconda ipotesi: se sono iscritti vogliono partecipare, e poi la Lega è un partito che vanta da sempre su un grande coinvolgimento e sulla passione dei suoi iscritti. Se proprio Salvini stava antipatico a molti astenuti, sarebbe stato logico avessero votato Fava.
L’ostracismo dei padri fondatori leghisti
C’è poi un 17% che non lo vuole, soprattutto legato alla vecchia nomenklatura, capeggiata dai fondatori Bossi e Maroni. I quali credono ancora nelle vecchie istanze della Lega Nord. Bossi, peraltro, ci è andato duro con Salvini, definendolo come Renzi e che se porta la Lega al Sud la uccide. Inoltre, sta pensando di creare un suo partito, lui che fondò la Lega negli anni ’80 unendo tutte le varie leghe del Nord. Ma ormai Bossi ha fatto il suo tempo, scardinato dagli acciacchi (i 70 anni e passa e un ictus più di 10 anni fa) e dagli scandali familiari che gli hanno fatto perdere credibilità. L’avversione dei padri fondatori ha a quanto pare sortito effetto, visto che a Milano città sui circa 300 aventi diritto, ha votato il 75%, e Salvini si è fermato poco sotto il 70% dei consensi. Lasciando un buon 30% allo sfidante. Nel mantovano uno dei risultati migliori per Fava: ha preso 114 voti, contro i 128 di Salvini. E’ andata invece benissimo a Salvini in un’altra regione leghista per eccellenza: il Veneto, con il 91% dei voti.
Salvini a Napoli oggi per chiedere voti: ma ecco cosa ha detto negli ultimi anni contro il Sud
I voti regione per regione
Questi i voti presi da Salvini regione per regione, riportati da LaRepubblica: 87% in Piemonte e in Friuli, 76% in Emilia, 59% in Romagna, 81% in Trentino, 69% in Sud Tirolo, 95% in Umbria, 100% in Val d’Aosta, 95% in Liguria, 83% in Toscana e nelle Marche, 78% in Lombardia, 91% in Veneto.
Dunque, Salvini si conferma saldamente al comando della Lega 2.0. Una Lega che ora vuole allearsi con il Sud e parla di Bruxelles ladrona. Il cui nemico è l’euro e non più la lira, e i cui alleati arrivano al massimo fino a Berlusconi e Meloni, senza più Casini.