Salvini, da No-Euro a dragoniano: ennesima giravolta di un opportunista

Il Governo Draghi godrà di un’ampia maggioranza. Praticamente tutto il Parlamento attuale, eccetto Fratelli d’Italia. Che a fine Legislatura potrebbe arrivare anche al 30 percento dei consensi.

Non tornerò sul tema, avendone già abbondantemente parlato in questo articolo. Qui mi preme invece discutere dell’ennesima giravolta di Matteo Salvini, dal 2014 indiscusso segretario della Lega. Avendo prima portato il partito verso una svolta nazionalista, cercando, ed in fondo ottenendo, anche consensi al Sud. In nome del sovranismo, dell’anti-europeismo, della lotta all’immigrazione clandestina. Riponendo nella stalla cavalli di battaglia come “Roma ladrona“, “Sud parassita” e così via.

Appoggiando il governo Draghi ha dato vita ad una seconda giravolta. Una svolta europeista dopo quella nazionalista.

Ma cerchiamo di capire perché Salvini ha deciso di appoggiare il Governo Draghi.

Perché Salvini appoggia Governo Draghi

salvini draghi

Che Matteo Salvini sia un opportunista lo abbiamo capito da tempo. Oltre alla Lega 2.0 che ha fatto breccia al Sud, non dimentichiamoci pure la fuoriuscita dal Governo Conte I in una calda giornata d’agosto del 2019. Certo, forse Salvini aveva capito che i Cinquestelle stavano cambiando a loro volta, avvicinandosi sempre di più alle posizioni europeiste e al Pd.

Ma è anche vero che era all’apice del suo consenso elettorale (32% ottenuto alle europee di qualche mese prima) e forse voleva preservarlo. Anche perché a settembre c’era da trovare i soldi delle riforme fatte col M5S (su tutte, Quota 100 e Flat tax) ed era meglio andarsene prima.

Ora però, la nuova giravolta è stata imposta da un uomo molto potente della Lega: Giancarlo Giorgetti, vicino a Draghi ed anima europeista del partito. Giorgetti sapeva bene che la Lega non poteva restare fuori dal governo dell’ex presidente della BCE. Poiché c’è da gestire i soldi del Recovery Fund e il Nord, tornato prepotentemente a trazione leghista, non può restarne fuori.

Del resto, un altro endorsement importante per Draghi è arrivato dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, falco brianzolo. Inoltre, sempre in ambiente leghista, un altro outing per Draghi è arrivato dal Governatore del Veneto Lega Luca Zaia. Non sempre in linea con Salvini, ma che ha acquisito ulteriore spessore dopo il 75% ottenuto alle ultime regionali. Mai convinto della svolta nazionalista che l’ex Ministro degli interni ha voluto dare al partito.

Non a caso, Giorgetti ha ricevuto proprio il delicato dicastero che gestirà i soldi del Recovery: il Ministero dello sviluppo. E l’attenzione verso il Nord sarà importante. Il che potrebbe beneficiare ancora di più la Meloni, che al centro-sud potrebbe rosicchiare quei voti andati ai leghisti negli ultimi anni.

Dunque, dinanzi a tutte queste pressioni, Salvini non ha potuto dire di no. Pena, la fine della sua leadership nel partito. E cosa importano tutte le battaglie contro l’Unione europea di questi anni, nonché il doversi alleare con chi ha votato per mandarlo al processo nel caso “porti chiusi“. Meglio salvare il proprio ruolo di Segretario almeno fino a scadenza, in linea con le sue doti da inguaribile calcolatore.

D’altronde, la Lega è un partito spiccatamente gerarchizzato, dove la base si allinea a ciò che impone il vertice. Quindi, personaggi come Borghi o Bagnai, espressione plastica della Lega anti-europeista che Salvini ha impostato in questi anni, possono anche tornare in panchina.

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