Salvini e l’amicizia con Casapound: i 4 indici

Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Nel caso di Matteo Salvini e della sua amicizia con Casapound ne abbiamo addirittura quattro. Almeno fino al momento della redazione di questo articolo.

Come noto, Casapound è una organizzazione culturale che da qualche anno si sta presentando anche alle elezioni. Diventando di fatto un movimento politico a tutti gli effetti. Che inizia anche ad entrare nelle istituzioni, eleggendo consiglieri qua e là.

Casapound viene definito “il Fascismo del Terzo Millennio” e per molti andrebbe sciolto in virtù della Legge Scelba. La quale, come noto, vieta la rifondazione del partito fascista. Casapound, insomma, sarebbe al limite della legge. La stessa posizione ambigua nella quale vivono e hanno vissuto dal dopoguerra partiti e movimenti che si rifanno negli ideali al fascismo. In primis, il Movimento sociale italiano.

Casapound vanta molte sedi in Italia e vede nella periferia e provincia romana il suo principale fulcro d’azione. Nonché forza elettorale.

Del resto, Casapound, così come Lega e Movimento cinque stelle, fa breccia laddove il Partito democratico e i partiti centristi hanno trascurato le istanze dei cittadini.

Matteo Salvini, Ministro degli interni, viene sovente accusato di essere “amico” di questo Movimento culturale e politico. Ed in effetti, ad oggi sono 4 gli indizi che lo provano. Li riporto di seguito partendo dal più [sta_anchor id=”casapound”]recente[/sta_anchor].

Salvini, il libro pubblicato da una casa editrice vicino Casapound

matteo salvini libro casapound

Come riporta ADNkronos, il vicepremier Matteo Salvini sceglie Altaforte, la casa editrice sovranista vicina a CasaPound, per il suo libro ‘Io sono Matteo Salvini, intervista allo specchio’. E scoppia la bufera. Il numero uno di Altaforte è quel Francesco Polacchi che è a capo del marchio di moda Pivert per il quale Salvini già finì nella bufera dopo aver indossato il giubbotto col picchio allo stadio un anno fa. Il libro, scritto dalla giornalista Chiara Giannini con prefazione di Maurizio Belpietro, sarà presentato anche al Salone del libro di Torino.

L‘ufficio stampa del vicepremier però puntualizza:

“Salvini non ha scritto alcun libro. Ha semplicemente rilasciato una lunga intervista alla giornalista Chiara Giannini. E non ha firmato contratti o accordi con la casa editrice indipendente liberamente scelta dall’autrice”.

Dal canto suo, il dirigente di CasaPound e amministratore unico della società Sca2080, cui fanno capo sia Altaforte siai l mensile il ‘Primato Nazionale’, spiega:

“Non capisco perché le notizie escano così prima di una comunicazione ufficiale da parte della casa editrice. Questo libro-intervista a Salvini è stato un’opportunità che abbiamo cercato di sfruttare al meglio nel momento in cui si è presentata grazie all’autrice, la giornalista Chiara Giannini. D’altra parte, siamo una casa editrice sovranista e in questo momento Salvini è il numero uno del sovranismo. Detto ciò, spiace se poi questo deve diventare un pretesto per attaccare il leader della Lega sullo stupro di Viterbo o su altre cose che non c’entrano nulla, così si fa solo il gioco della sinistra”.

“Abbiamo deciso di farlo uscire per il Salone del libro di Torino, perché è l’evento più importante del settore in Italia – continua – uno spazio, quello della cultura, totalmente occupato dalla sinistra, dove invece noi vogliamo portare qualcosa di diverso”.

Quanto a Salvini, “con lui non c’è nessun tipo di rapporto personale“, dice Polacchi, che, interpellato sul caso del giubbotto indossato dal vicepremier, glissa: “Semplicemente, Salvini è uno fico, e la Pivert fa abbigliamento fico“.

Dunque Matteo Salvini non ha scritto alcun libro, ma semplicemente rilasciato una intervista. Tuttavia, come sottolinea Contropiano, la mano (diretta o indiretta che sia) data a Casapound resta.

Il sito ricorda come un libro è una merce molto particolare. I costi iniziali – impaginazione, editing, messa in stampa (non ci sono più le lastre, si fa tutto in digitale) ecc – sono praticamente uguali sia che ne stampi 10 copie o un milione. Se non vendi almeno 300 copie è difficile coprire i costi di produzione. Ma una volta superato il break even – carta a parte (ovvio che per stampare molte copie serve molta carta e un po’ d’inchiostro in più) – è tutto guadagno (sottratta la percentuale spettante a librai e distributore, in totale circa il 50%).

Poi conclude. Salvini, ministro dell’interno che dovrebbe far applicare alcune leggi dello Stato contro chi tenta di “ricostituire il partito fascista”, si offre invece indirettamente come finanziatore di quel movimento fascista. Non c’è male come contributo alla diffusione dell’odio razziale e sociale.

Salvini non sgombera palazzo di Casapound nel centro di Roma

sede casapound roma

Democratica invece riporta che il governo salva CasaPound dallo sgombero e lo fa in modo burocratico, prolungando a tempo indeterminato l’occupazione illegale di un intero palazzo nel centro di Roma.

Da quanto si legge in una lettera inviata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giovanni Tria al Comune di Roma, il palazzo occupato dal 2003 dai “fascisti del terzo millennio” non è a rischio crollo né presenta particolari problemi sotto il profilo igienico e per questo “non rientra tra le priorità sul fronte sgomberi”.

È l’ennesima doccia fredda che il Governo giallo-verde impone all’evanescente sindaca della Capitale, Virginia Raggi, che grazie a un accordo più unico che raro con il Partito Democratico aveva approvato una mozione per inserire lo stabile situato all’Esquilino tra quelli da sgomberare. Il Mef ha poi precisato che “l’effettuazione dello sgombero dovrà essere valutata dal Prefetto di Roma, che non lo ritiene prioritario in forza dei criteri stabiliti ad hoc”.

Salvini con il giacchetto firmato brand vicino Casapound

salvini giacca casapound

Giusto un anno fa non è passato inosservato il giacchetto indossato da Matteo Salvini allo stadio Olimpico, durante la finale di Coppa Italia Juventus-Milan.

Come ha riportato allora Ansa, il giubbetto blu ha il marchio bianco ‘Pivert’ in bella vista. Non un brand qualsiasi, ma legato a doppio filo con Casapound. L’azienda, nata nel 2015, è di proprietà di Francesco Polacchi, uno dei responsabili del movimento di estrema destra, ed ha numerosi punti vendita in tutta Italia. I capi di abbigliamento, tutti rigorosamente made in Italy, vengono spesso utilizzati dagli attivisti di Casapound.

Le collezioni ideate dall’azienda hanno nomi piuttosto evocativi dell’ideologica che accompagna i movimenti di estrema destra come ‘semiDIO’, ‘fighter’, ‘martialis’ o ‘victores’. Immancabili le polemiche che hanno invaso i social network, con le di Salvini in giubetto Privert. In molti danno del ‘fascista’ al leader della Lega, mentre qualcuno ironizza sull’ipotesi di Salvini ministro dell’Interno e interviene il deputato del Pd Michele Anzaldi che avverte il M5s sull’abbigliamento del futuro alleato di governo.

All’epoca Salvini non era ancora Ministro degli interni, dato che le trattative per la formazione di un Governo giallo-verde erano ancora nel vivo. Ma lo sarebbe diventato dopo un paio di settimane. Il che non gli risparmiò accese critiche e accuse di collaborazionismo col movimento di estrema destra.

Simone Di Stefano, leader di Casapound, parla di strumentalizzazione:

‘La Pivert, l’azienda che produce il giubbotto indossato da Matteo Salvini ieri sera, è di proprietà di un nostro responsabile da anni. Ma non vedo alcun nesso politico. Quella messa in atto è assolutamente una strumentalizzazione’.

‘Alla vigilia della formazione di un governo importantissimo, l’unica cosa che sembra interessare è il giubbotto di Salvini – sottolinea Di Stefano – Che in passato ci siano stati rapporti tra noi non è un segreto: abbiamo fatto iniziativa insieme al teatro Brancaccio di Roma, sono salito sul palco insieme a lui a Piazza del Popolo di fronte a migliaia di persone’.

‘Il brand è molto diffuso – conclude il leader di Casapound – non è ad uso esclusivo di ambienti estremisti di destra. Molti attivisti dei movimenti cosiddetti sovranisti preferiscono quel marchio perché completamente ‘made in Italy”.

Salvini e la cena con Casapound

salvini cena casapound

In occasione delle polemiche sul giacchetto di Salvini, Nextquotidiano ha ricordato una fotografia del 12 maggio 2015 ritrae Salvini a tavola con i principali leader del movimento neofascista, fra i quali Simone Di Stefano, Gianluca Iannone e lo stesso Francesco Polacchi. Quest’ultimo, come già detto, titolare del marchio con un picchio stilizzato chiamato “Pivert”.

Com’è noto Francesco Polacchi è il leader del Blocco Studentesco, l’organizzazione giovanile del partito neofascista, che dopo aver letto delle polemiche suscitate dalla foto di Salvini scrive su facebook “Sapete perché abbiamo scelto un picchio come simbolo? Perché volevamo picchiare tutti”.

Sebbene sembri un’affermazione ironica, ma visto il personaggio (una condanna a 1 anno e quattro mesi di carcere per i pestaggi avvenuti a Piazza Navona nel 2008) non sarebbe da scherzarci troppo.

La cena suggellava la nascita di “Sovranità”, una formazione politica nata dall’appoggio dei “fascisti del terzo millennio” al leader della Lega con l’obiettivo di rivendicare la sovranità in campo monetario, economico e politico dell’Italia. Salvini e i vertici di CasaPound condividono, in nome della nuova alleanza, piazze, palchi, e cene al ristorante.

Da formazione di estrema destra, Casapound è attratta dal leaderismo. Da un “uomo forte” che risolva i problemi, guidi il popolo verso la gloria. Alcuni anni fa si disse che simpatizzassero per Grillo, ma da qualche anno hanno occhi e voti solo per Matteo Salvini. Il quale lo sa e ci sguazza, ripristinando vecchi slogan cari ai nostalgici. Come “Dio, Patria e famiglia”, “Me ne frego”, “Noi righeremo diritto”, ecc.

Proprio venerdì scorso, al termine del suo tour elettorale in Emilia Romagna, il leader della Lega si è affacciato al balcone del palazzo comunale su Piazza Saffi: lo stesso dal quale Benito Mussolini aveva tenuto numerosi comizi e davanti al quale nel 1944 furono appesi i cadaveri di alcuni partigiani catturati dai nazisfascisti.

Peccato però che sia un Ministro degli interni e dovrebbe lasciar perdere la propaganda elettorale e lavorare in silenzio visto il ruolo delicato che svolge. Tuttavia, visto che viene premiato quasi ovunque si voti, non gli conviene fermarsi. Se ne frega, appunto.

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