Il sale rosa dell’Himalaya è una bufala? Come stanno le cose

Il sale rosa dell’Himalaya è una bufala? Come stanno le cose

Vediamo quali sono i presunti benefici del sale rosa dell’Himalaya, le controindicazioni, quanto costa e cosa contiene davvero.

Il nome è piuttosto accattivante, non c’è che dire. E ci fa immaginare degli sherpa o simil tali che scalano l’Himalaya per estrarre il prezioso minerale. E cosa dire poi del colore rosa, così attrattivo e differente dal tradizionale colore bianco con cui siamo abituati a vedere il sale. Mettici infine, come ultimo ingrediente, i consigli di esperti o pseudo tali sui Social e in tv che ne consigliano l’acquisto.

Questo e altro c’è dietro il successo del sale rosa dell’Himalaya, una potenziale operazione di marketing che sta inondando i supermercati e le nostre cucine. Ma quali sono i presunti benefici del sale rosa dell’Himalaya? E le controindicazioni? Cosa contiene davvero? A queste e ad altre domande, risponderemo di seguito.

Che cos’è il sale rosa dell’Himalaya?

Come spiega Humanitas, questo sale non viene estratto dall’Himalaya, ma dalle miniere (ufficialmente incontaminate) di Kewra, in Pakistan.

Tra le principali caratteristiche che vengono decantate in suo favore, alimentandone il mito, dobbiamo annoverare il fatto che non subisca alcun processo di raffinazione, ma che venga raccolto e lavorato interamente a mano. Si parla, per esempio di una lavorazione solamente a base di acqua pura e poi macinato a pietra. Pertanto, non coinvolga l’utilizzo di macchinari e di agenti chimici, al fine di preservarne tutti i suoi valori nutrizionali e i suoi oligoelementi.

La diffusione del sale rosa dell’Himalaya in Occidente inizia negli anni Novanta, quando un (sedicente) biofisico Peter Ferreira, inizia a tenere una serie di conferenze in Germania in cui parlava delle sue presunte virtù.

Perché il sale dell’Himalaya è rosa?

Veniamo al colore, un aspetto che in sede di marketing è fondamentale al fine di rendere accattivante un prodotto (comportando peraltro spesso l’utilizzo di nocivi coloranti).

Nella fattispecie, sempre secondo la storytelling ufficiale, il colore rosa è dato dai particolari cristalli contenuti in questo particolare sale, i quali presentano una colorazione che va dal bianco rosato all’arancio scuro, passando per le diverse sfumature di rosa. Ciò a causa dell’alto contenuto di ossido di ferro.

Presunti benefici e proprietà del sale rosa dell’Himalaya

Veniamo ora ai presunti benefici. Ciò che sta rendendo molto popolare questo particolare sale è il fatto che si fa preferire per quanti sono a dieta. Infatti, sempre secondo quanto ci viene riferito, 100 grammi non apportano alcuna caloria e sono composti approssimativamente per il 95-98% di cloruro di sodio e per la rimanente parte da 84 diversi minerali e oligoelementi.

E qui veniamo al secondo vantaggio: il contenuto di sodio di questo sale sarebbe inferiore a quello del normale sale da cucina. E ciò lo renderebbe dunque preferibile a quello tradizionale perché meno dannoso per le arterie e per chi soffre di patologie cardio-circolatorie.

Nonostante ciò, gli esperti che consigliano il sale rosa dell’Himalaya, consigliano di non superare il quantitativo complessivo di 4 grammi al giorno.

Il sale rosa dell’Himalaya favorirebbe altresì l’equilibrio dei liquidi all’interno e all’esterno delle cellule e parteciperebbe alla trasmissione degli impulsi elettrici nel cervello. Prevenirebbe poi i crampi muscolari e favorirebbe la disintossicazione dell’organismo dalle tossine e ridurrebbe il reflusso gastro-esofageo.

Non mancherebbero poi benefici per la pelle: strofinato sulla pelle, infatti, eserciterebbe un’azione di peeling, favorendo il rinnovamento delle cellule, appannaggio di un ringiovanimento della pelle. In che modo? Eliminando le cellule morte dallo strato più esterno della cute e stimolando la circolazione.

Ancora, sarebbe ideale per sciogliere la cellulite, facendo un bagno con acqua contenente il sale rosa dell’Himalaya disciolto. Oltre all’effetto relax al seguito. In effetti, questo era l’uso più diffuso di questo particolare tipo di sale quando fece la sua prima comparsa sul mercato europeo e italiano tra gli anni ’90 e i primi 2000.

Infine, non mancherebbero anche benefici “sotto le lenzuola“, che non possono mai mancare quando si tratta di promuovere un prodotto (pseudo) miracoloso.

Quali sono le controindicazioni del sale rosa dell’Himalaya?

Veniamo ora alle controindicazioni. Trattandosi pur sempre di sale, ha le stesse controindicazioni del sale marino e del salgemma per la presenza di sodio al suo interno.

Pertanto, se adoperato in quantità eccessive, può provocare l’aumento della pressione sanguigna (anche in gravidanza) e della ritenzione di liquidi (con paradossale effetto di provocare anche la cellulite e anti-estetismi sul corpo), ma anche il rischio di sviluppare carie e osteoporosi.

Gli organi che ne sarebbe maggiormente danneggiati sarebbero i reni. Ecco perché, come già detto, si consiglia di non superare i 4 grammi al giorno.

Chi non può mangiare il sale rosa dell’Himalaya?

Trattandosi pur sempre di sale, è altamente sconsigliato l’utilizzo di chi soffre di quelle patologie che sono severamente minacciate dall’uso del sale in cucina. Per esempio, chi soffre di osteoporosi e di ipertensione. In molti credono di poterne abusare perché non fare male come il sale bianco tradizionale. Meglio sempre seguire le diete consigliate (e in taluni casi imposte) da medici e nutrizionisti qualificati.

Quanto costa il sale rosa dell’Himalaya?

Il costo varia in base al quantitativo che si acquista: dal barattolino a una busta grande, il prezzo va in media dai 2 euro fino a sfiorare gli 8 euro.

Da dove proviene davvero il sale rosa dell’Himalaya?

Come detto, il sale rosa dell’Himalaya proviene dalla miniera di sale nella regione di Punjab, in Pakistan. Più precisamente, come riferisce Wikipedia, dalla miniera di Khewra (o miniera di sale di Mayo) situata a Khewra, a nord di Pind Dadan Khan. Il Punjab è una suddivisione amministrativa del distretto di Jhelum.

Si tratta della più grande e antica miniera di sale del paese e la seconda più grande del mondo. Costituisce altresì un’importante attrazione turistica, che richiama fino a 250 000 turisti all’anno.

Il Punjab è una regione vicina all’Himalaya, ma non fa parte dell’Himalaya. Si tratta di una trovata pubblicitaria poiché si è tentato di associare l’uso di questo sale alla filosofia di vita salutare tipica della tradizione buddista tibetana o della medicina tradizionale cinese. Oltre al fatto che la imperante catena montuosa dell’Himalaya sconfini anche nello stato del Pakistan, ma non quella zona.

La miniera di Khewra fa infatti parte di un complesso montuoso chiamato Salt Range ed è considerata la seconda miniera di sale più grande al mondo. Vanta 7 strati di colori diversi, che vanno dal bianco al rosso intenso, il che lo rende spettacolare e l’attrazione turistica di successo prima citata. All’interno sono presenti decine di chilometri di tunnel per consentire gli spostamenti.

Cosa contiene davvero il sale rosa dell’Himalaya?

A smontare la bufala del sale rosa dell’Himalaya, tra gli altri, ci ha pensato Dario Bressanini, con un video pubblicato su YouTube e i suoi canali social. Come riporta ELLE, Bressanini parte dalla presunta purezza: il sale marino viene considerato erroneamente come più inquinato perché ottenuto dall’acqua del mare, ma subisce comunque un processo di raffinazione e di purificazione prima di essere messo in commercio.

Per quanto riguarda la quantità di ferro, anche confrontando i dati con le dosi di ferro suggerite giornaliere – che tra l’altro variano pure in base al genere e all’età – anche se si utilizzasse esclusivamente questo tipo di sale nel proprio regime alimentare in luogo del sale marino, la quantità di ferro assunta sarebbe comunque irrisoria.

Si dice poi che questo sale pakistano abbia ben 84 oligoelementi, ma alla fine ne sono stati trovati da 10 a 20 in base al campione analizzato. Peraltro, alcune di queste sostanze non servono neppure al nostro organismo e, peggio ancora, in grandi quantità sarebbero pure tossiche. Si pensi a cadmio e nichel. Mancherebbe poi lo iodio, fondamentale per evitare pericolose carenze che provocano problemi di salute anche gravi.

Qui di seguito il video del dottor Bressanini:

Il sale rosa dell’Himalaya contiene ruggine?

A quanto sembra pare proprio di sì. Come riporta L’Indipendente, infatti, il colore rosa è dato proprio dalla ruggine. Ciò perché il sale integrale contiene anche il ferro che quando si ossida forma la ruggine. In realtà, in chimica sarebbe corretto definirlo ossido di ferro. La sostanza però non cambia: trattandosi di una sostanza ossidata non fa sicuramente bene alla salute.

Il sale rosa dell’Himalaya è davvero puro?

C’è poi la questione purezza. Tra le caratteristiche spesso menzionate su questo sale troviamo il fatto che sarebbe estratto da miniere di roccia pure e incontaminate poiché formatesi migliaia di anni fa con i depositi dei mari non inquinati di quel tempo. Non essendoci ancora agenti inquinanti come petrolio, sostanze chimiche, ecc.

Chi ci dice però che davvero queste rocce siano così pure? Del resto, anche in ere lontane esistevano forme di inquinamento dei mari e dell’aria, per via di eventi atmosferici e naturali che creavano molto inquinamento: si pensi alle eruzioni vulcaniche o alle emissioni gassose del sottosuolo (come sta avvenendo nei Campi Flegrei oggi per via del Bradisismo). Non esistono ad oggi dati chimici dimostrabili.

Infine, non si tratta certo di un prodotto a “chilometro zero“, visto che viene da un paese così lontano. Chi ci dice che, pur volendo dare per buona la purezza di questo minerale, poi durante il trasporto o il confezionamento non subisca comunque delle forme di contaminazione.

Il sale rosa dell’Himalaya fa male?

Non possiamo dire che faccia male, ma, probabilmente, non è così miracoloso rispetto a quanto il marketing voglia farci credere. In quanto sale, va usato con moderazione e il colore rosa testimonia il fatto che contenga sostanze ossidate le quali non fanno di certo bene all’organismo. Inoltre, non esistono prove della sua purezza.

Per cucinare, meglio utilizzare il sale tradizionale, che costa anche molto meno. Relegando questo prodotto al massimo per un bagno rilassante. Stando però anche qui attenti a non esagerare, perché il sale tende anche a seccare la pelle.

Altri sali colorati

Purtroppo non si tratta dell’unico caso presente sul mercato. Si pensi al sale nero di Cipro, al sale grigio di Bretagna o al sale viola. Non ci sono dati scientifici che attestino una superiorità a livello nutrizionale. Anzi: si tratta di sali marini a cui vengono aggiunti dei coloranti, come ad esempio il carbone vegetale nel sale nero di Cipro o gli antociani (E163) nel caso del sale viola. Oltretutto, parliamo pure di sali che costano molto di più.

Usateli solo per fare scena, per esempio chiusi in barattolini da tenere sulle mensole o le credenze in cucina. Daranno un tocco di design che non fa male alla salute.

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