SABANI E PAVAROTTI


ll fato vuole che, quando muore un’artista, a catena ne seguono altri…Così, se mercoledì è morto il famoso imitatore Gigi Sabani, una delle tante creature inventate da Baudo, giovedì è toccato a Luciano Pavarotti, forse il migliore tenore a livello mondiale, dalla seconda metà del ‘900 ad oggi.
Il primo, è stato un ottimo imitatore e forse tra le sue imitazioni più riuscite, quella di Celentano. Lo scandalo di “vallettopoli”, il primo di dieci anni fa (soprannominato insieme a Valerio Merola “il merolone”), gli aveva però stroncato la carriera televisiva, tant’è che proprio da quel periodo in poi non lo si è più visto nella TV che conta. Di lì solo qualche pubblicità in reti locali; poi l’infarto che lo ha stroncato a casa dove era con la madre. E i familiari recriminano il fatto che, una falsa accusa, lo abbia distrutto professionalmente e psicologicamente. Una sorta di “caso Tortora” con le dovute proporzioni.

Giovedì notte è toccato a Pavarotti, che alcuni critici hanno definito il più grande tenore del ‘900, secondo forse solo a Caruso. Era molto amato negli USA e in Gran Bretagna e la notizia ha fatto il giro di tutti i Tg mondiali. Da anni lottava con un tumore al pancreas, che lentamente lo aveva allontanato sempre più dalla scena pubblica, vietandogli da qualche anno anche l’ormai tradizionale “Pavarotti & friends”, dove si cimentava con artisti molto lontani dal genere lirico.
Anch’egli da buon vip “made in Italy”, ha avuto qualche problema con la legge, in particolare con il fisco (del resto i vip italiani o hanno problemi con il fisco o con la depravazione), pagando all’erario statale ben 25 miliardi di lire. Ma ormai i soldi evasi erano già ben che investiti, tra banche e seconde attività, quindi il guadagno era ormai fatto.
Vip che hanno lasciato bei ricordi alle persone che li hanno conosciuti dal vivo o tramite i media…Ma il quale conto con la giustizia non è stato del tutto chiarito. E ciò serva da monito per quelli che sono ancora vivi, perché un “purgatorio giudiziario” fa male sia agli inquisiti, che ne risentono dal punto di vista professionale e psicologico, sia alla credibilità della giustizia italiana.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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