RSA: Governo vieta ai non vaccinati di vedere i propri cari

RSA: Governo vieta ai non vaccinati di vedere i propri cari

Introduzione

Ciao Luca non sono vaccinata, nessuno nella mia famiglia lo è, i  motivi li sappiamo, ripetuti all’infinito urlati, inascoltati, osteggiati. Ci hanno tolto ogni libertà, ma quella di non poter vedere mia madre in RSA di non poterla aiutare, consolare baciare perchè non sono vaccinata, questo è disumano, questo è nazista. Lede non solo il mio diritto ma anche il suo, e anche il dovere che ogni figlio ha nei confronti del genitore che ama. Riesco solo a piangere e lei con me.

Questa mail molto commovente mi è stata inviata da una lettrice assidua del blog, che ringrazio ancora e saluto con un forte abbraccio. Ho ritenuto doveroso condividerla, in forma anonima naturalmente, poiché credo che riguardi molte persone che si trovano nella stessa condizione.

Il Governo Draghi ha introdotto uno strumento politico come il Green pass, poi in versione pure rafforzata, per obbligare le persone a vaccinarsi. Senza alcuna evidenza sanitaria che esso funzioni. Anzi, paradossalmente, ha probabilmente contribuito alla impennata dei casi verificatisi proprio tra l’autunno e l’inverno successivi all’apertura dei luoghi chiusi solo alle persone in possesso di Green pass. Quindi, in regola con la vaccinazione. E senza neppure richiedere, in quasi tutti i casi, un tampone all’ingresso.

Con la conseguenza che una persona asintomatica, ma in possesso di Green pass, possa tranquillamente circolare indisturbata infettando gli altri.

Dunque, tra le tante cose negate a chi ha deciso di non vaccinarsi, troviamo anche un saluto ai propri cari. Il quale quando essi arrivano ad una età avanzata, si teme sempre sia l’ultimo. E sappiamo quanto la vicinanza di un* figli* o di un* nipote valga tanto quanto, o forse più, dell’assunzione dei farmaci.

Ma vediamo cosa dice il decreto e come funziona il complesso mondo delle RSA.

Green pass nelle RSA: cosa dice legge

Come riporta Vita, l’ultimo decreto che regola l’ingresso dei visitatori è regolato dal decreto legge del 24 dicembre (quello che tra l’altro proroga lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022). Il quale conferma la possibilità per i famigliari di far visita agli ospiti di strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice.

L’articolo 7 specifica che, a partire dal 30 dicembre, è consentito esclusivamente l’accesso dei visitatori (famigliari/caregiver) che soddisfano i seguenti requisiti:

  • possesso di certificazione verde Covid-19 rilasciata a seguito della somministrazione della dose di richiamo (booster) successivo al ciclo vaccinale primario
  • possesso di certificazione verde Covid-19 rilasciata a seguito del completamento del ciclo vaccinale primario o dell’avvenuta guarigione unitamente a una certificazione che attesti l’esito negativo del test antigenico rapido o molecolare eseguito nelle 48 ore precedenti l’accesso.

Il Governo ha di fatto aggiornato quanto previsto da una circolare del Ministero della Salute dello scorso agosto in cui si richiamava l’attenzione

sull’opportunità di assicurare, ad un familiare dell’ospite della struttura Rsa purché munito delle certificazioni verdi Covid-19, l’accesso alle Rsa e alle residenze assistenziali per persone con disabilità, tutti i giorni della settimana anche festivi, garantendo che la visita si svolga in un tempo congruo al bisogno di assistenza di durata possibilmente sino a 45 minuti

Peccato però che occorra essere per forza vaccinati.

RSA come funzionano

Prima di scrivere il presente articolo, ho cercato un po’ di documentarmi sulle RSA. Ricordando solo che avevano sostanzialmente preso il posto dei vecchi ospizi, chiedendo anche lumi ad un’amica che lavora in una struttura in Toscana.

Da Wikipedia, per esempio, ho letto che fu il Progetto Obiettivo Anziani nazionale (POA), approvato dal Parlamento nel gennaio del 1992, a rivoluzionare la cura e l’assistenza degli anziani con problemi di disabilità.

Nello stesso, venne delineata la rete dell’Assistenza Geriatrica e si indicava tra le articolazioni fondamentali di tale rete la RSA quale

struttura extra-ospedaliera per anziani disabili, prevalentemente non autosufficienti, non assistibili a domicilio, abbisognevoli di trattamenti continui e persistenti, finalizzata a fornire [loro] accoglienza ed erogazione di prestazioni sanitarie, assistenziali, di recupero funzionale e sociale

La denominazione contiene una precisa valenza «sanitaria extra-ospedaliera»; l’aggettivo «assistenziale» tende a sottolineare che le prestazioni sanitarie devono integrarsi con prestazioni e figure professionali di tipo sociale.

Nel 2007 si è poi maggiormente delineata la tipologia di utenza delle RSA, composta da persone affette da complessità clinica, legata all’elevata comorbilità, alla severità delle patologie attive, all’importante prevalenza di sindromi geriatriche (cadute, delirium, lesioni da decubito), all’instabilità delle condizioni cliniche. Ma anche al sempre più frequente ricovero in tali strutture di pazienti ad alta complessità (pazienti in stato vegetativo o affetti da SLA; in fase terminale, in dialisi, in ventilazione meccanica, in alimentazione enterale, eccetera).

Alla comorbilità somatica infine si associano sempre di più le patologie di tipo “psichiatrico-comportamentale“, dalla depressione alle psicosi alla demenza, quest’ultima ormai diventata la patologia più frequente e la causa principale del ricovero in RSA.

Ho poi scoperto che queste strutture possono essere pubbliche, semi-private e totalmente private. Che possono avere regolamenti interni che cambiano da regione a regione, ma anche da struttura a struttura. Sebbene, in linea di massima, le linee guida generali le imponga sempre il governo centrale.

La mia amica si lamentava comunque del fatto che i contratti, anche nelle strutture pubbliche, sono disciplinati in modo privato. E che dove lavora lei c’è anche un termoscanner che misura la febbre dalla fronte e che se troppo elevata, le porte non si aprono neppure per il personale. Quando in realtà questi termoscanner misurano solo la temperatura cutanea, quindi non indicano un bel niente (ne parlai qui).

Differenze RSA, RSSA, case di riposo e Hospice

Esiste poi anche una differenza tra RSA, RSSA, Case di riposo e Hospice. Vediamola di seguito:

Differenza tra RSA e Casa di riposo

Come riporta Coop Incontro, una casa di riposo è un alloggio multi-residenza destinato agli anziani almeno parzialmente autosufficienti. È l’equivalente di quello che un tempo veniva definito “ospizio”.

All’interno di una casa di riposo ogni persona o ogni coppia possiede una stanza arredata. In genere sono presenti le strutture per i pasti, un luogo di incontro, la ricreazione, e una qualche forma di assistenza sanitaria o hospice.

Un posto in una casa di riposo può essere pagato per una locazione base, come un appartamento, o possono essere acquistati in perpetuo sulla stessa base di un condominio.

Quindi, rispetto ad una RSA, parliamo di una utenza destinata ad anziani sostanzialmente autosufficienti.

Differenza tra RSA e RSSA

La Residenza Sociosanitaria Assistenziale per anziani (R.S.S.A.) è una struttura sociosanitaria residenziale territoriale. Essa fornisce servizi socio assistenziali a persone anziane, di età superiore ai 64 anni, che abbiano gravi deficit psico-fisici, o a persone affette da demenze senili, che non hanno bisogno di prestazioni sanitarie complesse, ma che richiedono un alto grado di assistenza alla persona con interventi di tipo assistenziali e socio-riabilitativo a elevata integrazione socio-sanitaria, che non sono in grado di condurre una vita autonoma. Le cui patologie, non in fase acuta, non possono far prevedere che limitati livelli di recuperabilità dell’autonomia e non possono essere assistite a domicilio.

Possono essere ospitate anche persone con età inferiore ai 64 anni, esclusivamente nel caso di persone affette da demenze senili, morbo di Alzheimer e demenze correlate.

Quindi, parliamo di anziani affetti da patologie più severe rispetto a quelli che sono ospitati in una RSA. Dunque, la RSA si pone a metà strada tra una Casa di riposo e una RSSA.

Differenza tra RSA e Hospice

In una posizione più estrema si trova l’Hospice. Che, come spiega il sito dell’AIRC, sono reparti specializzati per la terapia del dolore e dei pazienti terminali. Fanno parte integrante di un sistema complesso, che punta a migliorare la qualità di vita dei malati e a valorizzarne la dignità, grazie a un approccio multidisciplinare che comprende anche la ricerca su questa fase della vita.

Conclusioni

Dopo questo “viaggio” tra le strutture adibite alla cura degli anziani, speriamo davvero che il limite del green pass venga rimosso. Chiedendo al visitatore un più ragionevole tampone. Questa triste storia mi riporta alla mente, da amante del cinema, il film Lettere d’amore con i grandi Robert De Niro e Jane Fonda. Un film romantico del 1990 di Martin Ritt.

Lui, analfabeta, perde il lavoro ed è costretto a portare suo padre in uno ospizio. Il quale dopo un po’ però non regge a stare là dentro per la solitudine e si lascia morire. Il Governo Draghi non si porti sulla coscienza pure questo altro fardello…

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