Ronald Reagan: il presidente sopravvalutato che ogni tanto qualcuno rievoca

Ronald Reagan: il presidente sopravvalutato che ogni tanto qualcuno rievoca

In tempi di crisi, non solo economica ma anche di personalità di spicco, si tende a pescare nel passato. Rivalutando anche personaggi che in fondo così grandi non furono. Forse, ebbero solo la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.

In queste settimane, edito da Mondadori e scritto dal giornalista Gennaro Sangiuliano, è uscito un libro biografico su Ronald Reagan dal titolo Reagan – l’uomo che cambiò la politica americana, il quale esaltà la figura del presidente americano che attraversò praticamente tutti gli anni ’80. Diventando protagonista di quel decennio insieme al primo ministro britannico Margareth Thatcher (che ho ricordato qui) e l’ultimo Presidente dell’Urss Mikail Gorbacev.

A Ronald Reagan sono attribuiti vari meriti. Ma è andata davvero così? Cerchiamo di fare il punto della situazione.

Ronald Reagan meriti

Nel suo libro Sangiuliano, recensito da Il Secolo d’Italia, parla del Ronald Reagan giovane. Quindi dei suoi problemi di bianco povero del midwest, dei suoi studi universitari, del cinema, dei suoi primi passi in politica, della sua evoluzione (o involuzione) da Roosevelt al conservatorismo.

Tutta la vita e la carriera di Reagan vengono ripercorse nei loro alti e bassi, a cominciare dagli attacchi della sinistra mondiale (molto simili a quelli che oggi vengono riservati a Trump) fino ai suoi successi (?) in economia, in politica estera e nei diritti civili. Celebre fu la frase: “credevamo che lo stato potesse risolvere i nostri problemi, fino quando non ci siamo accorti che era proprio lo stato il nostro problema”.

Secondo il libro, dovremmo tutti essere grati a Reagan. All’uomo che, secondo il libro, ha fatto più di chiunque altro per difendere le libertà individuali, cioè quelle davvero di tutti e per tutti.

Libro a parte, in generale a Reagan la vulgata generale dà, sopra tutti, i meriti di aver sconfitto il comunismo (la Tatcher disse “senza sparare un colpo”) e di aver rilanciato l’economia americana grazie ad un taglio delle tasse drastico.

Passato alla storia come il supply-side economics o anche Reaganomics, caratterizzato da:

  • taglio del 25% dell’imposta sul reddito
  • riduzione dei tassi d’interesse
  • aumento delle spese militari
  • deficit
  • debito pubblico

Dopo una recessione nel biennio tra il 1981 e il 1982, in effetti l’economia statunitense iniziò una rapida ripresa nel 1983.

Reagan e il suo Vice Presidente George H. W. Bush (che sarà poi il suo successore) vennero rieletti nel 1984, sconfiggendo il rivale democratico Walter Mondale, in ben 49 Stati su 50 e stabilendo un nuovo record nelle statistiche elettorali degli Stati Uniti d’America.

Ronald Reagan tentò anche di cambiare le politiche sull’aborto, per renderle più stringenti. Così come non riuscì a ridurre l’assistenzialismo (già abbastanza esiguo in America), nei confronti del quale era fermamente contrario.

Riportò un certo modo di fare politica simile agli anni ’50, presentandosi come il rappresentante dell’uomo qualunque, l’uomo della strada, il “cittadino tra i cittadini“. Atteggiamento tipico del maccartismo. Forse anche per il suo passato di, mediocre, attore di Hollywood.

Enfatizzò il ruolo del libero mercato e denigrò quello dello Stato. Riducendo le imposte e le regolamentazioni, per consentire alle forze del libero mercato di autoregolarsi.

Per molti fu il creatore dell’attuale Silicon Valley, dove hanno sede i colossi informatici: Google, Microsoft, Amazon, Oracle, Facebook, ecc.

Ronald Reagan un falso mito?

Cerchiamo di smontare il mito di Reagan punto per punto. Partiamo proprio dai due meriti più grandi che vengono attribuiti a Ronald Reagan: il rilancio dell’economia grazie a politiche liberiste e la fine dell’Urss.

Le politiche economiche di Reagan

Riguardo il primo punto, se è vero che le politiche liberiste volte ad uno “shock per sollecitare l’economia” hanno un forte impatto iniziale, presentano poi problemi sul lungo termine e vanno ritoccate. Pena, il forte indebitamento pubblico.

Così avvenne di fatti in America, tanto che lo stesso Reagan, che aveva sempre la battuta pronta come quando disse sull’invasione russa in Afghanistan “gli mando Rambo“, disse che il “debito pubblico era così grande da poter badare a se stesso“.

Come ricorda Il Sole 24 Ore, Reagan, che a differenza di Bush figlio le tasse le alzò anche, trovò un debito (Total public debt) al 32% del Pil e lo lasciò al 53%. E ancora peggio fece Bush figlio, che partì dal 56% per arrivare all’82% con una media di oltre 500 miliardi l’anno (complici anche gli aiuti di Stato per salvare tre importanti banche dal fallimento nel 2008). Obama, causa crisi e crollo del gettito soprattutto, ha triplicato la velocità, portandola a 1.500 miliardi di debito in più all’anno, grossomodo. Ma di fatto, fu proprio l’ex attore a dare il là alla costante crescita del debito pubblico.

I detrattori ritengono che con Reagan la società americana divenne più disomogenea, creando evidenti disuguaglianze sociali, provando anche a ridurre i sussidi puntando tutto sullo stimolo all’occupazione. Si ispirava all’economista Arthur Laffer. Ma poi fu costretta a rialzare le tasse per riequilibrare le finanze pubbliche. Certo, la Reaganomics aveva in sé molte virtù:

  • liberalizzare l’economia
  • ridurre la pressione fiscale per favorire l’attività economica
  • alleggerire il peso dello Stato

Aspetti che mi trovano d’accordo e che bisognerebbe iniziare anche ad attuare in Italia, mentre molti si riempiono la bocca da anni profetizzandosi liberali ma nei fatti non attuano alcuna riforma in tal senso. Reagan però estremizzò il concetto, in un paese dove l’incisione dello Stato è già bassa.

Come riporta l‘Istituto Leoni, lo stesso Laffer, in un intervento a Roma, riconobbe che sì un taglio netto al prelievo fiscale poteva essere un grande stimolo per l’attività economica, ma con scarsi effetti sul rientro da un indebitamento eccessivo. Un paper realizzato dalla Chicago University del 2012 vide un po’ tutti gli accademici concordi su questa tesi.

Reagan sconfisse il comunismo

Riguardo il crollo dell’Urss anche per suoi meriti, in realtà egli ebbe solo la caparbietà di aprire il periodo della distensione. Ma l’Unione sovietica sarebbe crollata lo stesso e non certo perché Gorbacev aveva visto grazie a Reagan un mondo libero da trapiantare poi in Russia.

La Russia era ormai sotto pressione dell’alta finanza, e solo il colpo di stato successivo del siloviki Eltsin fece in modo che non facesse la fine degli altri paesi dell’Est Europa. Finiti nelle mani dei soliti speculatori finanziari e delle multinazionali. La presa del potere di Putin ha garantito che si proseguisse su quella strada, tanto che ancora oggi la Russia subisce le pressioni di Usa ed Europa.

Sempre in tema di politica estera, non va dimenticato l’Irangate, esploso come ricorda Wikipedia, tra il 1985 e il 1986 coinvolgendo alcuni alti dirigenti politici e militari dell’amministrazione Reagan accusati di un traffico d’armi con l’Iran (su cui vigeva l’embargo) al fine di sollecitare il rilascio di 7 ostaggi americani in quel momento nelle mani di Hezbollah (storicamente legato all’Iran) in Libano. I proventi di questa operazione erano serviti a finanziare l’opposizione violenta dei Contras al governo del Nicaragua. Di fatto ribaltato e portato sotto le grinfie americane.

Anche se Reagan fu soltanto sfiorato dalla vicenda, per la sua amministrazione fu un duro colpo: per aver trattato da un lato col nemico iraniano e dall’altro per aver interferito nelle questioni di un altro paese, seppur vicino, finanziando un gruppo armato senza il consenso necessario del Congresso. Che tra l’altro si era già opposto a ciò.

Come non ricordare poi il fallito attentato contro Gheddafi, grazie ad una telefonata di Craxi al Raìs libico. E al caso Sigonella (ne ho parlato qui).

Vicino alla gente

Reagan viene descritto come un conservatore rivoluzionario, ma di fatto tentò di portare sociologicamente indietro di anni l’America, combattendo pure l’aborto. Quindi mi fermerei al conservatore.

Dubbi trovo anche nel suo ruolo di promotore di una politica vicina al popolo, più apparente, visto che poi la sua politica economica liberista non fece altro che favorire i ricchi.

Reagan fondò la Silicon Valley

Non va poi dimenticato che contro di lui fu pure evocato il 25° emendamento, con il quale si chiede la rimozione del presidente in carica per incapacità. Reagan infatti, come ricorda SkyTg24, passò un periodo di scarsa voglia di lavorare. Forse anche dovuta all’Alzheimer che gli sarà diagnosticato anni dopo.

Anche i meriti di aver fondato la Silicon Valley come oggi la conosciamo, sono veri in parte. Come ricorda Raffaele Barberio, essa è diventata così come la conosciamo oggi, grazie alla Ricerca & Sviluppo dell’industria bellica americana coinvolta nel piano dello Scudo Spaziale lanciato da Reagan per difendere gli USA dagli attacchi missilistici sovietici.

Ronald Reagan attore

Ronald Reagan fu un attore di film prevalentemente di serie B e pure nella Golden age di Hollywood (quella dei Kirk Douglas e dei John Wayne, per intenderci). Tantissimi comunque i film dove apparve, a partire dagli anni ’30. Ultimo Contratto per uccidere, del 1964. Ma gli valse comunque come trampolino di lancio per la politica. Purtroppo o per fortuna, ognuno si è fatto una sua idea.

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