ROBERTA PINOTTI: IL MINISTRO DELLA DIFESA COL PASSATO NO GLOBAL

FORSE ANCHE PER QUESTO PUNTA FINALMENTE ALLA DISMISSIONE DELLE CASERME ABBANDONATE E A UNA RIDUZIONE DEGLI F35
Tra le 8 donne volute da Matteo Renzi nel suo Governo, è passata in secondo piano colei che è diventata il primo Ministro della difesa donna: Roberta Pinotti, oscurata forse dal chiacchiericcio che si è fattointorno alla Madia, alla Boschi o alla Guidi. E forse anche per questo a molti è sfuggito il fatto che, una formatasi nel Pci e che ha manifestato insieme ai No Global, sia poi diventata Ministro della Difesa. Ma forse, proprio per questo, vuole finalmente mettere mano a tagli nel Dicastero affidatele. Ammesso che glielo facciano fare.


COSA LA ATTENDE – La Pinotti – chiamata già la Generalessa, per il suo modo fermo e coinciso di agire e parlare – ha venti e rotti miliardi l’anno per alimentare la baracca e sostentare i trecentomila e più uomini della truppa: 108 mila soldati, 32 mila marinai, 44 mila avieri, 120 mila carabinieri. Dovrà affrontare diversi grattacapi. Dai due marò all’acquisto degli aerei F35 contestato da molti (non da lei, cui vanno a fagiolo), alla riduzione degli sperperi: quadri superiori ridondanti, l’eccesso delle due portaerei della Marina (l’unica in Europa che se lo permette), la farsa degli alloggi militari che le alte sfere gallonate vogliono comprarsi per 500 milioni, ma valgono il quadruplo. Tutte cose che farebbero tremare chiunque, non Roberta la quale deve solo – mi dicono – non farsi infinocchiare dai furbacchioni del dicastero che avvolgono ministri di premure per occultare i problemi.
L’APPRODO ALLA DIFESA – Nel 2001, Roberta, allora di quarant’anni, fece il grande balzo dalla politica locale della natia Genova, a Montecitorio. Entrò nella commissione Bilancio, estranea alle sue corde essendo di mestiere insegnante di Italiano nei licei. A metà legislatura, quando sono consentiti cambiamenti, si trasferì in commissione Difesa, ma per ripiego. Era stata infatti costretta a cedere ad altri il posto in commissione Industria dove intendeva occuparsi di imprese e infrastrutture del suo collegio ligure. Di necessità fece però virtù. Si buttò a capofitto nei misteri guerreschi e ne rimase così conquistata da cambiare quasi fisicamente. Reduce dalla capigliatura a treccia della sua gioventù, era giunta alla Camera con una coiffure bionda irta di ciuffi e vagamente erinnica. Ma venuta a contatto con il rigore militare, si impettì pure lei, passando a un geometrico taglio a caschetto, un trucco essenziale e un’eleganza sobria ispirata all’Esercito della salvezza.
Già nella successiva legislatura del 2006, quella del governo amico di Prodi, Roberta ebbe la presidenza della commissione Difesa (la prima di una donna), moltiplicando i contatti con greche e stellette. È da allora che i tamagni in divisa hanno cominciato a intortarsela intuendone il passo lungo (sempre rieletta) e l’utilità per il loro universo. Dopo averla fatta volare, con suo grande entusiasmo, su un Mb339 delle Frecce Tricolori, se la portarono in Afghanistan tra le truppe. Lì la Pinotti capì di essere a suo agio.
IL PASSATO – Figlia di un operaio comunista, Roberta si iscrisse ventenne nel Pci, frequentando parimenti scout e parrocchia. Il combinato disposto di berlinguerismo e cattolicesimo ne fecero una pacifista attiva. Cosa che gli odierni arcobaleno le rinfacciano ora che, come dicono, è ministro «della guerra». Costoro la settimana scorsa le hanno dedicato sotto la Lanterna una distribuzione di volantini in cui ricordano: la sua adesione ai «Blocchi non violenti» che si opposero negli anni Ottanta a una mostra di navi e armi a Genova; la vicinanza al guru pacifista ed ex capo scout, Sergio Tedeschi; la partecipazione nel 2001, già deputato, alla kermesse no-global di Porto Alegre. Da tutto ciò, Roberta non si sente scalfita. Come detto, il 2001 è lo spartiacque della sua carriera politica.
I PROVVEDIMENTI CHE VUOLE ADOTTARE– Sarà per questo passato ben lontano dalla divisa, che il Ministro Pinotti vuole riformare un settore, quello della Difesa, da sempre ritenuto intoccabile. A Sky Tg24 ha annunciato che entro un mese arriverà in consiglio dei ministri un provvedimento ad hoc e che sarà allestita una task force attiva 12 ore al giorno per dare risposte, per non perdere tempo per mettere i beni della Difesa a disposizione dei Comuni, degli enti locali e anche dei privati.
Scendendo nei particolari, pensa di chiudere 385 caserme o presidi, per poi vendere gli immobili. Per quanto riguarda i tagli, ha affermato: “stiamo passando da 190mila a 150mila militari da qui al 2024, e pensiamo di tagliare 20mila unità del personale civile della Difesa. E se ci sono ancora attendenti, li taglieremo”. Quanto agli aerei F35 “è lecito immaginare una razionalizzazione, si può ridurre e rivedere”, dice, ma prima “bisogna chiedersi che difesa vogliano, quale tipo di protezione ci può servire. C’è un impegno assunto dal governo, aspettiamo la fine dell’indagine conoscitiva per prendere le decisione”.
I buoni propositi ci sono. Vedremo se ci riuscirà. Lei viene dopo il Pci.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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