L’ultima graphic novel di Jordan Mechner segue con sentimento ed eleganza le vicissitudini delle sua famiglia lungo tre generazioni
Quando ero un ragazzino, la mia passione (quasi) mai sopita per i videogiochi era ai massimi livelli, in particolare grazie ai computer della compianta Commodore, tra cui brillavano gli ormai leggendari C64 e Amiga.
Nel mare di titoli più o meno validi che giravano all’epoca (metà-fine anni 80), ve n’erano una manciata che si capiva subito avrebbero fatto la storia di quel nascente settore dell’intrattenimento: uno di questi era senza dubbio Prince of Persia.
Un protagonista che si muoveva con una fluidità e un realismo inimmaginabili per il periodo, un percorso pieno di trabocchetti e trappole letali, combattimenti all’ultimo sangue con la spada, uno specchio magico da cui fuoriusciva un misterioso doppelgänger, il tempo che scorreva inesorabile verso lo scocco dell’ora limite per salvare la principessa…
Ora, dopo 35 anni e una carriera di successo, la mente eclettica e geniale dietro questo immarcescibile capolavoro, Jordan Mechner, pubblica la graphic novel (ovvero romanzo a fumetti) Replay, in cui ripercorre ben più della sua vita professionale: sarà riuscito a non sfigurare nei confronti di un passato già leggendario?
Replay, una narrazione lunga tre generazioni
Appropriatamente sottotitolato Memoir of an Uprooted Family (Memorie di una Famiglia Sradicata), Replay segue le vicende della famiglia Mechner, di origine ebraica, lungo tre generazioni, a partire da quella del nonno dell’autore Adolf fino ai giorni nostri.
In particolare, i Mechner sono costretti a separarsi durante la seconda guerra mondiale, con Adolf che si rifugia a Cuba mentre il piccolo Franzi, futuro padre di Jordan, si ritrova in Francia con la zia Lisa. Pur senza i drammi bellici, anche la vita familiare di Jordan non è certo tutta rose e fiori, tra un divorzio e la crisi nel rapporto con la nuova compagna.
Come si può immaginare, la narrazione è intricata e corale, ma l’autore riesce nel non facile compito di renderla scorrevole e piuttosto facile da seguire, anche per chi come me fatica quanto ci sono molti intrecci e personaggi.
Uno dei motivi di questo risultato è legato, stranamente, alle scelte grafiche: i tre archi temporali (inizio-prima metà del 900, fine 70-inizio secolo, anni recenti) sono infatti nettamente differenziati dalla base cromatica (grigio per il passato remoto, azzurro per quello prossimo, giallo per il presente). Per il resto, i disegni non sono eccezionali, ma risultano comunque ben caratterizzati e funzionali alla storia.
Il ritorno del Principe
Storia che, una volta tanto, assurge a vera protagonista dell’opera. Chi ha letto le mie precedenti recensioni, avrà probabilmente capito che personalmente prediligo personaggi interessanti e ben sviluppati, piuttosto che trame avventurose e piene di colpi di scena.
Come mai, invece, stavolta mi accingo a tessere le lodi della storia? Il motivo è presto detto: essa è narrata in maniera semplice ed elegante, come un classico che non ha bisogno di mettersi in mostra, tanto che il paragone con capolavori del genere quali Maus di Spiegelman e To the Heart of the Storm di Eisner non risulta azzardato.
Si tratta, infatti, di uno di quei casi in cui, più che il dipanarsi della trama, contano i singoli episodi, che si tratti di una notte in trincea, delle scelte sullo sviluppo di Prince of Persia o di una vacanza di Jordan coi due figli adolescenti, il tutto unito da fili invisibili e trascendenti il tempo quali il bisogno di preservare la memoria del passato (come, appunto, in un replay) e lo sforzo di tenere assieme i propri cari.
Insomma, il Principe Jordan è tornato e lo fa con lo stile di sempre, che si tratti di un videogioco rivoluzionario o di una sentita graphic novel familiare.
(Originariamente pubblicato su Storie Semplici. Il titolo dell’autore potrebbe essere modificato dalla redazione)
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