Renzo Montagnani: la tragedia privata poco nota

Renzo Montagnani: la tragedia privata poco nota

Molti lo ricorderanno in tanti film comico-erotici anni ’70-’80, al fianco di altri noti attori come Lino Banfi o Alvaro Vitali, ma soprattutto, affiancato da splendide attrici dell’epoca: Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Nadia Cassini, e tante altre. Le cui curve risultavano essere il fulcro intorno al quale giravano tutte quelle pellicole.

Parlo di Renzo Montagnani, attore originario di Alessandria dotato di strepitoso talento. Ma che ha riempito la propria filmografia soprattutto di quei film definiti di “Serie B“, non disdegnando comunque qualche film d’autore e impegnato. Mostrando le proprie doti anche nel Teatro d’impegno, dove del resto aveva iniziato.

Dietro quella scelta, tra l’altro molto criticata, Renzo Montagnani nascondeva una ragione ben precisa. Possiamo dire anche tragica, resa nota solo in tempi più recenti grazie a diverse interviste di chi ha lavorato con lui. In primis proprio Lino Banfi.

La storia di Renzo Montagnani

Come riporta Wikipedia, Renzo Montagnani è nato ad Alessandria l’11 settembre 1930, da genitori di origine toscana. Non a caso, è a Firenze che cresce e completa gli studi, laureandosi in Farmacia.

Si trasferisce a Milano, dove inizia la carriera teatrale. Qui conosce e lavora con molti attori già affermati dell’epoca, come Erminio Macario, Gino Bramieri, Sandra Mondaini e Pupella Maggio. Nel 1959 arriva l’affermazione nell’opera I sogni muoiono all’alba di Indro Montanelli. Della quale 3 anni dopo sarà fatto anche un film, che lo vedrà anche protagonista. E in Marescalco dell’Aretino.

Nello stesso anno, a settembre, sposa la ballerina inglese Eileen Jarvis, della compagnia Bluebell Girls. Malgrado le tante attrici bellissime che gli ruoteranno attorno, resterà la compagna della sua vita. Nel 1963 avranno il loro unico figlio, Daniele.

Agli inizi degli anni sessanta si trasferisce a Roma per intraprendere la carriera cinematografica e televisiva. Non disdegnando comunque ancora qualche incursione teatrale. Si afferma anche come attore radiofonico per la prosa e il varietà, in particolare nel programma notturno Buonanotte fantasma di Bibi Faller ed Emanuela Fallini. Tra gli sceneggiati Rai, si ricorderà quello in cui interpreta Stalin: La guerra al tavolo della pace, del 1975.

A partire dalla seconda metà degli anni ’70, inizia a partecipare a molte commedie sexy all’italiana. Tra le più note, ricordiamo:

  • Il ginecologo della mutua (1977)
  • La soldatessa alla visita militare (1977)
  • La soldatessa alle grandi manovre (1978)
  • L’insegnante va in collegio (1978)
  • La moglie in vacanza… l’amante in città (1980)

Parallelamente alla commedia sexy, Montagnani ha l’occasione di recitare in film impegnati, con registi come Elio Petri. Non manca anche qualche esperienza di doppiatore: doppia infatti il gatto Romeo nel film della Disney Gli Aristogatti.

Negli anni ’80 intraprende una carriera televisiva come presentatore, soprattutto su Raidue. Al Cinema però, si ricorderà la presenza nei panni del barista Guido Necchi in Amici miei – Atto IIº (1982) e Amici miei – Atto IIIº (1983), ruolo in cui sostituisce Duilio Del Prete che lo aveva ricoperto in Amici miei (1975). In realtà Montagnani era già stato presente anche nel primo film di Amici miei, quando aveva doppiato Philippe Noiret nel ruolo di Giorgio Perozzi.

Di rilievo sempre per la Tv il ruolo di Don Ferrante nello sceneggiato di Salvatore Nocita: I promessi sposi (1989).

Negli anni ’90 riprende con maggiore frequenza la carriera teatrale, mentre l’ultimo film sarà Zuppa di pesce, regia di Fiorella Infascelli (1992). Sarà poi ancora presente in sceneggiati televisivi.

Renzo Montagnani come è morto

Muore il 22 maggio 1997 a Roma, all’età di 66 anni, per un tumore ai polmoni che tuttavia non gli aveva impedito di continuare a lavorare. Le sue ceneri sono sepolte nel piccolo cimitero di Stockton-on-Tees, in Inghilterra, assieme a quelle del figlio Daniele, morto per un tumore al pancreas sette anni dopo. Mentre la moglie è morta all’età di 90 anni, nel marzo 2021.

Cosa dicevano di lui

Renzo Montagnani, nonostante la presenza in molte commedie sexy, avevano registrato straordinari elogi come attore. Indro Montanelli, che come visto lo lanciò come attore di teatro e di cinema, diceva di lui:

Anche come attore ha sacrificato il suo talento, che era grande, accettando qualsiasi cosa. Una vita disgraziatissima, la sua, da questo punto di vista.

Mario Monicelli, invece, disse di lui:

Uno straordinario professionista, molto attento e intelligente come attore; purtroppo sottovalutato. Purtroppo per ragioni di famiglia non poteva rinunciare a lavorare, e doveva accettare qualunque proposta gli arrivasse.

Il dramma del figlio Daniele

A spingere Renzo Montagnani a sacrificare il proprio talento per film di basso livello era il suo dramma familiare, legato alla malattia del suo unico figlio Daniele

Come racconta Nonsolofilm, nel 1963 l’attore e la moglie Eileen Jarvis, ballerina inglese delle Blue Bells hanno un figlio che chiameranno Daniele. Il bambino però non riesce a uscire dal ventre della madre e i medici usano il forcipe e Daniele a causa della nascita traumatica non riuscirà a parlare per tutta la vita. Il che lo renderà fragile e vulnerabile, oltre che vittima di furia incontrollabile. Inoltre, era costantemente bisognoso di cure e ricoveri costosi salva vita.

Il ragazzo era seguito da una clinica a Londra e il padre Renzo, per far fronte alle spese mediche, era costretto a recitare in tante commedie sexy giacché il teatro e i film di impegno non gli avrebbero offerto il medesimo guadagno.

In una intervista Lino Banfi disse di lui:

era disperato e beveva molto per il dolore procuratogli dalla grave malattia del figlio Daniele, un bellissimo ragazzo molto alto

Poi racconta un episodio:

quando eravamo a Courmayeur, stavamo girando La moglie in vacanza… l’amante in città, trascorsi un’intera notte con lui perché avevo capito che stava male più del solito e gli dissi che non doveva più bere ma parlare con me del suo problema, come a un fratello

Poi aggiunge:

in quella occasione, si confidò molto con me e questo mi rese veramente felice

In una intervista, Alvaro Vitali racconta che durante una pausa Montagnani fu raggiunto da una telefonata che lo avvisava che il Daniele aveva sfasciato un bar. IL suo umore così cambiò rapidamente, si inombrò. Soffriva infatti di attacchi di ira dovuti alla sua incapacità di comunicare.

Altre rivelazioni arrivano dalla bellissima Edwige Fenech:

lui ha sofferto per non aver fatto una carriera diversa, pensava di meritare di più. Diciamoci la verità: gli davano soddisfazione i ruoli più colti (…) gli volevo molto bene, era un uomo di estrema sensibilità. Era capace di piangere o di commuoversi per i gesti di affetto nei suoi confronti. Voleva molto bene a mio figlio, che allora era piccolo. Lo trattava da grande, come fosse un suo amico

Edwige Fenech continua poi parlando della tristezza di fondo dell’attore toscano:

Renzo aveva un fondo di tristezza. Amava enormemente Daniele. Mi parlò della situazione di suo figlio, ma lo faceva poco, con grande sofferenza e facendo forza alla sua discrezione. Sentivo che per lui era una cosa terribile. Era un padre pieno di amore e di dolore

Ma l’attrice non manca di parlare anche della sua straordinaria capacità di sdrammatizzare:

Renzo era un orso buono. E nonostante il suo fardello di dolore, con lui non si smetteva di ridere mai

L’attore di origini toscane soffriva molto per come la critica lo stroncava:

un critico, un giorno, ha scritto di me attore da bordello… Io ho sofferto tanto perché non mi sento affatto un attore da bordello, mi sento un attore che ha alle spalle ventiquattro anni di professione seria

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