Referendum giustizia 2022: gli italiani voteranno per il mare

Referendum Giustizia 2022 raggiungerà Quorum?

Domenica 12 giugno 2022 si voterà in 978 comuni anche per l’elezione del sindaco e il rinnovo dei consigli comunali, tra cui a Palermo e a Genova. Ma anche per il Referendum sulla giustizia, costituito da 5 quesiti abrogativi. E la speranza dei promotori – Radicali e Lega, un connubio inconsueto – è che una buona spinta arrivi proprio dalle città nelle quali si vota per le amministrative.

In realtà non sarà facile per questi referendum superare il fatidico Quorum, sia perché ormai l’astensionismo è cronico e viaggia su una media che supera il 40%. Sia perché si tratta di referendum tecnici, che non scaldano il cuore già semifreddo rispetto alle questioni politiche degli italiani.

Del resto, lo strumento del referendum ha perso di smalto da un trentennio. E raramente si è raggiunto il quorum, come quando gli italiani votarono contro il quesito referendario promosso da Matteo Renzi sulla riforma costituzionale. Che lo spinsero a dimettersi da Premier. Servirebbero invece quesiti più vicini ai problemi degli italiani, come l’eutanasia per esempio. Proprio quando, ai tempi d’oro, si chiedeva agli italiani di esprimersi su temi come divorzio e aborto.

Mettiamoci pure che l’estate è arrivata decisamente in anticipo e probabilmente molti domenica preferiranno andare al mare o comunque dedicarsi ad una gita fuori porta, anziché andare a votare per un referendum che molti non hanno compreso.

Infine, il referendum giustizia è stato poco discusso in Tv. Presa com’è dalla Guerra in Ucraina, che ha sostituito il Covid-19 nel lavaggio del cervello.

Referendum Giustizia 2022: quesiti quali sono

Con l’aiuto de Il Foglio, vediamo quali sono i quesiti del referendum Giustizia 2022.

Abolizione della legge Severino

Il quesito abroga il decreto legislativo n. 235/2012 (la cosiddetta legge Severino), che disciplina i casi di incandidabilità, sospensione e decadenza dei politici dalle cariche elettive. L’obiettivo è quello di abrogare le norme che prevedono la sospensione degli amministratori locali, come presidenti di regione o sindaci, in seguito a sentenze di condanna anche soltanto di primo grado per alcuni reati gravi (come associazione mafiosa o reati contro la pubblica amministrazione).

Limitazione delle misure cautelari

Esso mira a limitare i casi di applicazione delle misure cautelari (come carcerazione preventiva, arresti domiciliari, divieto di dimora ecc.). Secondo la normativa attuale il giudice, su richiesta del pubblico ministero, può emettere una misura cautelare in tre casi: pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di fuga e pericolo di reiterazione del reato.

Separazione delle funzioni

Attualmente la normativa prevede che un magistrato possa passare nel corso della sua carriera dalla funzione di pubblico ministero, cioè di accusatore, a quello di giudice per un massimo di quattro volte. Il quesito mira ad azzerare queste possibilità: il magistrato dovrebbe scegliere all’inizio della carriera la propria funzione, requirente o giudicante, senza possibilità di cambiarla in seguito.

Valutazione professionale dei magistrati

Oggi i magistrati vengono valutati dai consigli giudiziari e soltanto dai propri colleghi magistrati (il Csm si limita a prendere atto dei pareri espressi dai consigli giudiziari). Il risultato di questa situazione è che oltre il 99% dei magistrati ottiene valutazioni di professionalità altamente positive e piene di frasi entusiastiche e laudative: in sostanza, la valutazione di professionalità delle toghe non esiste.

Elezione dei componenti togati del Csm

Il quesito prevede l’abrogazione di alcune norme che regolano l’elezione del Consiglio superiore della magistratura, organo di governo autonomo delle toghe. In particolare, il quesito abroga l’obbligo per un magistrato di raccogliere almeno 25 firme per presentare la propria candidatura al Csm. L’intento è quello di limitare il potere e il condizionamento delle correnti togate, finite nell’occhio del ciclone soprattutto dopo lo scandalo Palamara.

Conclusioni

Io non andrò a votare perché già so che il quorum non sarà sicuramente raggiunto. Se ci fossi andato, avrei votato NO al primo, secondo e quarto quesito. Sì agli altri due.

Va detto che anche se vincesse il , la parola poi passerebbe al Parlamento, dove però potrebbe non trovare una maggioranza adeguata. Sarebbe comunque un messaggio forte da inviare alla politica, sempre lenta a cambiare le cose.

Sondaggio

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