Ecco come funziona il Redditometro e perché è stato soppresso.
Ennesima delusione per chi sperava in una rottura con una certa tecnocrazia al potere come quella vista da fine 2011, con una breve parentesi felice con il Governo Conte I, durato appena un anno. Proprio quest’ultimo aveva abolito il Redditometro, strumento di controllo fiscale introdotto dal governo Monti, peraltro fallimentare, che ora il governo Meloni stava per reintrodurre. Per poi fare retromarcia nella serata di ieri, resosi conto probabilmente della ridicolaggine del tutto.
Certo, a vedere il consenso intorno a Fratelli d’Italia piuttosto stabile dopo un anno e mezzo di governo, evidentemente all’elettorato meloniano il suo modus operandi a Palazzo Chigi piace. Interessato forse soprattutto all’abolizione del Reddito di cittadinanza, tra le prime misure appena insediatosi al governo.
Oltre a qualche misura di distensione fiscale, come il regime forfettario allargato ai liberi professionisti che guadagnano fino a 85mila euro lordi all’anno. Che equipara chi guadagna mille euro al mese a chi ne guadagna 7mila.
Ma torniamo al Redditometro e a come funziona.
Come funziona il Redditometro 2.0
Come funziona Fanpage, il redditometro è uno strumento che consente al Fisco di analizzare le spese di ciascun contribuente e della sua famiglia, utilizzando i dati che ha già a disposizione.
L’elenco delle spese prese in considerazione è lungo e comprende: spese per abitazione, alimentari, abbigliamento, gas e luce, trasporti, spese sanitarie, elettrodomestici. A cui aggiungere gli investimenti immobiliari, i risparmi e gli altri versamenti.
Il calcolo dalla spesa minima presunta che l’Istat indica nelle sue indagini sulle spese delle famiglie e poi si fa una somma:
insieme delle spese accertate
+
spese presunte in base alle stime Istat
+
spese dei familiari a carico
+
spese considerate essenziali per avere uno standard di vita “minimamente accettabile”
+
investimenti
+
risparmi
Dopodiché l’Agenzia farà una stima per stabilire che quanto un individuo e la sua famiglia hanno speso sia in linea con quanto guadagnano o comunque hanno a disposizione. Se invece hanno speso più di quanto dichiarano e possiedono, di almeno il 20% in più, allora il Fisco chiederà spiegazioni. Il contribuente avrà la possibilità di contraddittorio in due fasi separate, fornendo le prove che sia tutto in regola.
Potrebbe anche essere introdotta la possibilità di un invio al contribuente “indiziato” di un invito bonario al chiarimento, così che egli possa già chiarire la propria posizione preventivamente prima che l’accertamento parta. Proprio come accaduto a inizio 2024 quando sulla testa di migliaia di contribuenti sono piovute lettere che peraltro chiedevano di mettersi in regola attraverso un contorto iter informatico.
Lega e Forza Italia si sono dette contrarie fin dal primo momento, ma insieme non hanno il peso di FdI e ormai contano sempre meno in generale nel panorama politico italiano.
Perché il Redditometro fu un fallimento
Come riportò Il Giornale quando questo strumento fu soppresso definitivamente, secondo la Corte di conti nel 2019, ultimo anno di utilizzo, sono stati emessi soltanto 1.850 accertamenti sintetici del reddito delle persone fisiche. Il dato più basso da quando fu varato.
L’anno 2012, quello del blitz di fine anno a Cortina (sceneggiata voluta dal governo Monti) e l’ultimo senza Redditometro, il numero di accertamenti sintetici emessi dall’Agenzia delle entrate era stato superiore alle 37mila unità. In pratica lo strumento ha solo peggiorato il numero di accertamenti concreti.
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