E’ bastato un piccolo passaggio storico per far ritenere Re Artù un travestito e dunque dalla parte della movimento.
Con l’acronimo LGBTQI+ si identificano tutti i generi sessuali che non si rivedono nella tradizionale distinzione binaria uomo/donna. Spesso sotto questa “bandiera” vengono posti anche personaggi storici e ora tocca pure a Re Artù. Che in una rivisitazione storica in corso d’opera nel Galles del Nord, è stato raffigurato come un travestito.
Il che è paradossale, se si considera che fosse sposato con Ginevra, al riparo perfino da possibili derive poliamorose visto il trattamento riservato a Lancillotto. Insomma, una classica figura paterna e regale. Anzi, nella deriva femminista degli ultimi tempi, potrebbe perfino essere accusato di essere espressione del patriarcato. E invece, avviene il contrario.
Ma così non è i ricercatori del Denbighshire. Ecco cosa dicono.
Re Artù era un travestito? Come stanno le cose
Come riporta Il Primato Nazionale, tutto è partito dal racconto di un cronista gallese della prima metà del Cinquecento di nome Elis Gruffydd, riguardo la condanna a morte da parte di Re Artù di un suo rivale.
Artù si sarebbe vestito in abiti femminili per andare a trovare una ragazza a Rhuthun, qui sarebbe stato riconosciuto da Huail ap Caw. Quest’ultimo avrebbe preso in giro Artù per la sua goffaggine nella danza a causa di un ginocchio ferito, un insulto pagato da Huail con la vita, dal momento che Artù ne decretò poi la decapitazione.
Peraltro, sempre in questa contea sono state allestite in passato opere teatrali discutibili, rivisitazione forzate, frutto dell’idea di personaggi poco raccomandabili.
Tanto è bastato per portare il Re Artù dalla parte della causa LGBTQI+. Un po’ pochino, non vi pare?
Qui abbiamo parlato di dove si troverebbe la mitica spada Excalibur di Re Artù, proprio in Italia.
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