A partire da una Discovery dell’ESA, ricercatori sperimentano con successo l’utilizzo di polimeri superassorbenti come scudo anti-radiazioni
Lo spazio non è certamente il luogo ideale per gli esseri viventi: dall’interno del sistema solare, la nostra stella scaglia rapidi e potenti flussi di particelle ad alta energia durante i suoi brillamenti, mentre dall’esterno esplosioni di stelle massicce in supernove generano radiazioni cosmiche altrettanto pericolose.
Per nostra fortuna, l’atmosfera e il campo magnetico della Terra ci proteggono dalla maggior parte di tali fattori di rischio per la salute, ma se nel prossimo futuro puntiamo davvero a diventare una specie in grado di superare i confini del nostro pianeta, allora il problema delle radiazioni va in qualche modo affrontato.
Acqua per proteggere gli astronauti?
Sì perché secondo i nostri calcoli un solo giorno al dì fuori dei suddetti scudi protettivi sottopone gli astronauti a una dose equivalente a circa un anno di radiazioni sulla superficie terrestre… e le cose si fanno molto peggiori se si parla di spostarsi sulla Luna o su Marte, come ben illustra l’immagine sottostante.
Eppure esiste un composto molto semplice e abbondante sulla Terra in grado di proteggerci dalle radiazioni, come suggerisce un gruppo di ricerca dell’università belga di Gent: l’acqua.
Foto di WikiImages da Pixabay
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