Animali selvatici ancora una volta vettori di virus che credevamo debellati. Appartenenti ad un passato remoto che la scienza aveva sconfitto. Ed invece, in Italia dobbiamo tornare a fare i conti pure con la Rabbia. Una zoonosi, causata da un rabdovirus, genere Lyssavirus. Trasmessa da animali selvatici, soprattutto volpi e pipistrelli. Già, sempre loro.
Quelli che, secondo la storytelling raccontataci in questi mesi, avrebbe anche portato il nuovo Coronavirus Covid-19. Sebbene con la mediazione di un altro animale. Presumibilmente un pangolino.
Il caso di Rabbia che fa di nuovo scattare l’allarme in Italia, dopo ben mezzo secolo, riguarda un gatto domestico di Arezzo. Ecco come sono andati i fatti. Occorre preoccuparsi?
Caso di Rabbia in Toscana
Come racconta La Nazione, un gatto domestico ha prima morso la padrona e poi, dopo qualche giorno, è morto. Un morso immotivato addetta della donna incredula. La quale però aveva già notato un atteggiamento aggressivo del felino da qualche giorno.
Dopo il morso, per lei è scattata la profilassi antirabbica, mentre il gatto – adulto ma non anziano – è stato portato all’ambulatorio specialistico per le malattie neurologiche della Valdinievole, a Monsummano. E da lì, con i primi e sempre più fondati sospetti, a quelli dell’Igiene urbana e veterinaria dell’Asl Toscana centro.
Il cadavere dell’animale è stato sottoposto allo studio dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, a Padova. Un centro di riferimento nazionale per i casi sospetti di Rabbia. Confermando ieri quanto si temeva. Il gatto ne era affetto.
Enrico Loretti dell’Asl Toscana centro non nasconde la propria preoccupazione. Del resto, in Toscana non sono stati segnalati casi di rabbia da prima del 1966. Mentre in Italia si era verificato qualche caso isolato in cani che erano stati infettati da animali selvatici in battute di caccia nei Paesi dell’Est.
In Italia l’ultimo focolaio rimasto circoscritto c’era stato a cavallo del 2012-2013 fra gli animali selvatici in Friuli e Trentino, contrastato con una vaccinazione a tappeto.
La preoccupazione di Loretti deriva dal fatto che il gatto era pure vaccinato. E in Toscana ci sono più di 700mila cani e qualche milione di gatti.
Rabbia malattia cos’è
Come spiega Wikipedia, la rabbia è una malattia virale che causa l’infiammazione acuta del cervello negli esseri umani. Ma anche negli a sangue caldo.
Malattia della Rabbia sintomi
Quali sono i sintomi della Rabbia? I primi sintomi che compaiono sono febbre e prurito nel sito di esposizione.
Questi sintomi sono seguiti da uno o più dei seguenti segni:
- movimenti violenti
- emozioni incontrollate
- paura dell’acqua
- incapacità di muovere parti del corpo
- confusione e perdita di coscienza
Il tempo che intercorre da quando la malattia viene contratta fino all’apparizione dei sintomi, è molto variabile. Può andare da qualche giorno fino a un anno. Sebbene la media si attesti tra 1 e 3 mesi.
Generalmente, se non si interviene prontamente, la rabbia porta al decesso dell’infettato.
Malattia Rabbia come si trasmette
In genere, la rabbia si trasmette quando un animale infetto graffia o morde un altro animale o un uomo. La saliva di un animale infetto può anche trasmettere la rabbia se essa viene a contatto con la bocca, il naso o gli occhi.
Animali più a rischio Rabbia
L’essere vivente più colpito statisticamente dalla rabbia è il cane. Così come la trasmissione all’uomo avviene quasi sempre tramite il morso di un cane (99 casi su 100).
In alcune zone, però, gli animali che trasmettono maggiormente la rabbia agli esseri umani sono proprio direttamente i pipistrelli. Come nelle Americhe, dove esistono specie particolarmente aggressive, che attaccano anche il bestiame.
Contrariamente a quanto si pensi, i roditori sono raramente infettati dalla rabbia.
Rabbia come si cura
Come si cura la rabbia? Il metodo principale è ovviamente la prevenzione, tramite vaccino antirabbico, molto consigliato per chi lavora a stretto contatto con animali più a rischio (allevamenti, canili, in zone selvatiche, ecc.).
Il vaccino diventa più efficace se si agisce prima della comparsa dei sintomi. Comunque, nell’immediato si può procedere con il lavaggio di morsi e graffi per 15 minuti con acqua e sapone, iodopovidone o detergente. Al fine di ridurre il numero di particelle virali.
Poche persone sono sopravvissute a un’infezione da rabbia dopo aver mostrato i sintomi. Grazie al protocollo di Milwaukee. Quest’ultimo prevede l’induzione del coma farmacologico e la somministrazione di antivirali.
Nel modo, per rabbia muoiono tra le 26mila e le 55mila persone ogni anno. Con una concentrazione del 95% tra Asia e Africa. L’unica zona che ne è esentata è l’Antartide, ma anche molte piccole nazioni insulari.