Le protesi al seno causano tumori? Quali sono i rischi

Le protesi al seno causano tumori? Quali sono i rischi

Le protesi al seno causano i tumori? Quali sono i rischi di una protesi al seno?

Prima di un’operazione, per ragioni ricostruttive o estetiche, può essere naturale porsi queste ed altre domande. Anzi, è anche opportuno essere informati sui rischi che le protesi al seno possono indurre. Soprattutto in termini di cancro e tumori.

In questo articolo cercheremo di scoprirne di più con le informazioni che si conoscono al momento.

Protesi al seno fanno venire i tumori?

Una fonte attendibile come la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, afferma che i rischi relativi all’impianto di protesi sono limitati. Potrebbe insorgere il rischio di una rottura spontanea, che però mediamente accade sul lungo periodo, generalmente dopo circa 10-15 anni dall’intervento. Ovviamente, tanto dipende anche dalla qualità del lavoro svolto dai professionisti e dalla qualità del materiale utilizzato.

Al fine di accorgersi di eventuali anomalie alla protesi al seno, è opportuno che le donne, oltre ad un controllo meramente estetico tramite palpamento e riflesso allo specchio, si sottopongano ad un controllo medico a cadenza annuale. Con tanto di ecografia o risonanza magnetica. Nel caso in cui vengano riscontrati segni di usura, la protesi può essere sostituita.

È molto importante, inoltre, che il tecnico radiologo abbia una formazione e un’esperienza adeguate, in modo da eseguire la mammografia nel modo corretto essendoci la presenza di un impianto. Ci sono delle tecniche particolari e delle linee guida. Meglio dunque rivolgersi a centri specializzati anche per il controllo, oltre che l’impianto.

Tornando alla questione protesi al seno e tumori, l’AIRC riposta che sia stata osservata una piccola percentuale tra le donne a cui sono state impiantate di una forma di linfoma, un tumore del tessuto linfatico, chiamata “linfoma anaplastico a grandi cellule associato a impianti protesici mammari”. Meglio noto con l’acronimo BIA-ALCL.

Ma occorre fare anche dei distinguo: le protesi testurizzate, infatti, sembrano comportare un rischio più alto delle protesi lisce. Ma si tratta comunque di un tumore estremamente raro: in Italia il Ministero della salute ha introdotto ormai da tempo un registro obbligatorio, il quale ha rilevato come si siano verificati 50 casi a fronte di più di 400.000 protesi impiantate (quindi lo 0,001%). E solo in 1 caso la paziente è deceduta perché la malattia è stata scoperta troppo tardi, dunque aveva fatto il suo decorso.

Protesi al seno: quali sono i rischi tumori

Oltre a quanto detto nel paragrafo precedente, ad oggi, a fronte di decine di milioni di pazienti con impianti nel mondo, il numero di casi di BIA-ALCL resta estremamente basso (circa 800 casi a livello globale al momento della scrittura). Oltretutto, non è neanche scontata l’associazione tra l’impianto e l’insorgenza di questa nuova patologia. In molti casi potrebbe anche trattarsi di una casualità.

Oltretutto, il BIA-ALCL è un tumore che ha una prognosi estremamente favorevole quando viene diagnosticato tempestivamente. Nella maggior parte dei casi è sufficiente rimuovere la protesi e la capsula di tessuto fibroso che la circonda per ottenere la guarigione completa. Nei rari casi in cui il tumore si è diffuso ai linfonodi o ad altri organi, si ricorre alla chemioterapia.

Ovviamente, occorre anche distinguere tra i motivi che hanno portato all’impianto di una protesi al seno. Se è dovuta ad un mero caso estetico oppure ad una soluzione post-mastectomia. In base a ciò si segue un decorso diverso.

Ad oggi, le cause del BIA-ALCL non sono note. Il parere scientificamente più diffuso è che sia scatenato da un processo infiammatorio cronico scatenato proprio dalla presenza della protesi. Ancora meno noto è il perché solo in alcune donne provochi l’insorgere di un tumore.

Protesti al seno e tumori: quali sono i sintomi?

L’AIRC ricorda anche che i sintomi che possono fare sospettare la presenza di BIA-ALCL sono due:

  1. insorgenza di un sieroma (un accumulo di linfa) comparso in corrispondenza della protesi almeno un anno dopo l’impianto e non dovuto a un trauma o a un’infezione. Si tratta del caso più diffuso.
  2. reazione fibrotica molto marcata. Ovvero, evidente aumento di volume del seno o comparsa di un’asimmetria fra le mammelle.

Protesi al seno e tumori: l’allarme dell’FDA

La Federal Drug Association (FDA) – in pratica l’AIFA americana – ha però lanciato un’allarme riguardo questa pericolosa associazione. Come riporta ANSA, infatti, la FDA ha affermato che sono in aumento le segnalazioni di casi di linfoma a larghe cellule anaplastico. Un raro tipo di tumore del sistema immunitario, legato alle protesi per il seno.

Dal 2011 al 2017 si sono verificati 414 casi con 9 morti. Circa la metà dei casi si è verificata entro 8-9 anni dall’impianto. Quindi siamo dinanzi ad un quadro ben più allarmante di quanto detto fino ad ora.

Il tumore si sviluppa nelle capsule di tessuto circatriziale che si formano intorno all’impianto. E’ normalmente trattabile con la semplice rimozione e difficilmente dà conseguenze gravi. La conferma rispetto a quanto detto prima è che le protesi ruvide sembrano essere più pericolose di quelle lisce, ma gli scienziati non sanno spiegarsi il perché. Indifferente sembra essere invece il livello di riempimento.

La FDA rassicura asserendo che si tratti di un caso su 3800 e uno su 30mila impianti.

Protesi al seno conviene?

Un consiglio spassionato è quello di ricorrere ad una protesi al seno proprio in caso di particolari anti-estetismi o perché un seno dalle dimensioni sgradite stia causando seri problemi psicologici e disagi sociali alla persona. Spesso le donne ricorrono a questo genere di operazione di chirurgia estetica con estrema nonchalance, arrivando anche a dimensioni spropositate.

Se si opta per l’operazione, è importante comunque rivolgersi a professionisti seri, con una lunga esperienza alle spalle. Purtroppo anche in questo settore non mancano maghi improvvisati e gente senza scrupoli. Le notizie di cronaca ci restituiscono spesso di danni fisici e morali alle persone.

Infine, molto importante è anche il decorso postumo all’operazione, con controlli a cadenza annuale e una costante attenzione ad eventuali deformazioni anomale degli impianti.

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