PRIEBKE E’ CONSIDERATO UN ASSASSINO, I CARNEFICI DI HIROSHIMA E NAGASAKI INVECE EROI

IN QUESTI GIORNI RICORRE L’ANNIVERSARIO DELLE DUE BOMBE ATOMICHE SGANCIATE SULLE DUE CITTA’ GIAPPONESI. CHI ESEGUI’ QUELL’OPERAZIONE DIVENNE UN EROE, ANCHE SE UCCISE 300 VOLTE PIU’ DI PRIEBKE
Quando Erich Priebke ha compiuto 100 anni due lunedì fa, a Roma è scattato l’allarme per due motivi opposti: il rischio di un mega festeggiamento per opera di neonazisti da un lato e di accese contestazioni di chi non gli ha mai perdonato il suo passato dall’altro. Ricordo che Priebke è un ex ufficiale delle SS, tra i responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui persero la vita 335 persone. Fu condannato all’ergastolo che sta scontando in regime di semilibertà a Roma. Priebke non si è mai pentito di ciò che ha fatto. E’ stato così ripudiato da buona parte della sua popolazione d’origine, e dall’opinione pubblica in generale viene considerato il Male assoluto. Non hanno ricevuto lo stesso (giusto) trattamento due americani che 68 anni fa sganciarono due bombe atomiche su altrettante città giapponesi, Hiroshima e Nagasaki, mietendo trecento volte le vittime delle Fosse Ardeatine: Paul Tibbets e Charles Sweeney.

IL PERCHE’ DELLE BOMBE – In più di tre anni di guerra sul fronte del Pacifico, gli Stati Uniti avevano perso 400 000 uomini, tra morti, feriti e dispersi. Il mese precedente il bombardamento, la conquista di Okinawa, che aveva causato la morte di 150 000 civili e militari giapponesi, e la perdita di circa 70 000 soldati americani, aveva offerto una base ideale per la conquista del Giappone, ma preoccupava i comandi Alleati, che temevano perdite 3-4 volte superiori, dato l’acceso patriottismo dei soldati giapponesi, crescente a mano a mano che arretravano verso la madrepatria.
Il presidente degli Stati Uniti d’America, Harry Truman, che venne a conoscenza dell’esistenza del “Progetto Manhattan” solo dopo la morte di Franklin D. Roosevelt, decise di utilizzare la nuova bomba sul Giappone. Nelle sue intenzioni dichiarate, il bombardamento doveva determinare una risoluzione rapida della guerra, infliggendo una distruzione totale e infondendo quindi nel governo giapponese il timore di ulteriore distruzione: questo sarebbe stato sufficiente per determinare la resa dell’Impero giapponese. Il 26 luglio 1945 Truman e gli altri capi di Stato Alleati stabilirono, nella Dichiarazione di Potsdam, i termini per la resa giapponese. Il giorno seguente, i giornali giapponesi riportarono la dichiarazione, il cui testo venne diffuso anche radiofonicamente in tutto il Giappone, ma il governo militare la respinse. Il segreto della bomba atomica era ancora custodito, e la sua esistenza non venne minimamente accennata nella dichiarazione.
Nel corso di una riunione tenutasi negli Stati Uniti a maggio 1945, vennero suggeriti, come obiettivi, le città di Kyōto, Hiroshima, Yokohama, Kokura e Nagasaki oppure gli arsenali militari. Nel corso della riunione si decise di non utilizzare la bomba atomica esclusivamente su un obiettivo militare, per evitare di mancare l’obiettivo, e quindi “sprecare” la bomba. Nella decisione finale, difatti, dovevano essere tenuti in maggior conto gli effetti psicologici che l’utilizzo della bomba atomica doveva avere sul governo giapponese. Inoltre era opinione diffusa che la nuova bomba dovesse avere un effetto sufficientemente spettacolare affinché fosse riconosciuta a livello mondiale. Alla fine la scelta cadde su Kyōto, noto centro intellettuale giapponese che proprio per questo dopo fu risparmiata e sostituita con Kokura, Nagasaki, e Hiroshima, che ospitava un importante deposito dell’esercito.
LA BOMBA SU HIROSHIMA – Nel 1945, Hiroshima era una città di grande importanza militare e industriale. Vi erano anche alcune basi militari nelle vicinanze, come il quartier generale della Quinta Divisione e quello del Maresciallo Shunroku Hata, secondo quartier generale dell’esercito a cui faceva capo l’intero sistema difensivo del Giappone meridionale. Hiroshima era una base minore, dedita al rifornimento e all’appoggio per le forze armate. La città era soprattutto un centro per le comunicazioni, per lo stoccaggio delle merci, e un punto di smistamento delle truppe.
La scelta della data del 6 agosto si basò sul fatto che nei giorni precedenti diverse nubi stratificate coprivano la città, mentre il giorno dell’attacco il tempo era variabile. Per la scelta fu deciso di far decollare, prima della missione vera e propria, un B-29 senza armamento, il cui compito era quello di indicare al comando la situazione del tempo sopra le città scelte per lo sgancio. Quando gli altri B-29 stavano già volando ricevettero l’ok per bombardare Hiroshima.
Il normale allarme aereo non venne azionato, dato che veniva normalmente attivato solo all’approssimarsi dei bombardieri. Alle 08:14 e 45 secondi, l’Enola Gay sganciò “Little Boy” sul centro di Hiroshima, il sensore altimetrico era tarato per effettuare lo scoppio alla quota di 600 metri dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera. Immediatamente dopo lo sgancio, l’aereo fece una inversione di 178°, prendendo velocità con una picchiata di circa 500 metri e perdendo quota, allontanandosi alla massima velocità possibile data dai 4 motori a elica. L’esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con uno scoppio equivalente a 13 chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone. Circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo. Tutti e 51 i templi della città furono rasi al suolo dalla forza dell’esplosione.
LA BOMBA SU NAGASAKI – La città di Nagasaki era uno dei maggiori porti del Giappone meridionale, di grande importanza bellica a causa delle sue diversificate attività industriali, che spaziavano nella produzione di munizioni, navi, equipaggiamenti militari e altri materiali bellici.
Contrariamente alla Nagasaki moderna, la gran parte delle abitazioni era costruita con una struttura in legno, o addirittura interamente in legno, e con i tetti in mattonelle. Molte delle piccole industrie e dei vari stabilimenti inoltre ospitavano nelle vicinanze alloggi per gli operai in legno, quindi facilmente infiammabili, e ovviamente non in grado di sostenere l’esplosione di bombe, men che meno nucleari. La città inoltre si era sviluppata senza piano regolatore, come consuetudine del modello urbano nipponico, cosicché le case molto spesso erano adiacenti ai fabbricati industriali.
Ironia della sorte la città di Nagasaki era una delle più ostili al governo militare e al “fascismo giapponese”, sia per la tradizione socialista ancor viva in città malgrado le forti persecuzioni degli anni ’30, sia perché ospitava la più grande ed antica comunità cristiana (soprattutto cattolica) giapponese, tradizionalmente più ben disposta verso gli stranieri in generale e gli occidentali in particolare.
La mattina del 9 agosto 1945 l’equipaggio del Boeing B-29 Superfortress, il bombardiere designato per la missione, si alzò in volo con a bordo la bomba atomica soprannominata “Fat Man”, alla volta di Kokura, l’obiettivo iniziale della missione. Tuttavia le nubi non permisero di individuare esattamente l’obiettivo, e dopo tre passaggi sopra la città, e ormai a corto del carburante necessario per il viaggio di ritorno, l’aereo venne dirottato sull’obiettivo secondario, Nagasaki.
Alle 11:02, alcuni minuti dopo aver iniziato a sorvolare Nagasaki, il capitano avvistò visivamente, così come era stato ordinato, il nuovo obiettivo. Tuttavia ancora una volta le nubi nascosero l’obiettivo. Dato che non era pensabile tornare indietro e rischiare un ammaraggio a causa della mancanza di carburante con un’arma atomica a bordo, il comandante decise, in contrasto con gli ordini, di accendere il radar in modo da individuare l’obiettivo anche attraverso le nubi. Così “Fat Man”, che conteneva circa 6,4 kg di plutonio-239, venne sganciata sulla zona industriale della città. La bomba esplose a circa 470 m d’altezza vicino a fabbriche d’armi; a quasi 4 km a nord-ovest da dove previsto. Questo “sbaglio” salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti, dato che la bomba cadde nella Valle di Urakami.
Tuttavia il computo delle vittime rimase drammaticamente elevato. Secondo la maggior parte delle valutazioni, circa 40 000 dei 240 000 residenti a Nagasaki vennero uccisi all’istante, e oltre 55 000 rimasero feriti. Il numero totale degli abitanti uccisi viene comunque valutato intorno alle 80 000 persone, incluse le persone esposte alle radiazioni nei mesi seguenti.
Tra le persone presenti a Nagasaki il 9 agosto vi era anche un ristretto numero di sopravvissuti di Hiroshima.
L’America volle così diabolicamente vendicarsi dell’affronto subito a Pearl Harbor e volle dimostrare all’Unione Sovietica – altra superpotenza contrapposta – la propria forza militare. Ci andarono di mezzo centinaia di migliaia di persone, tra chi morì subito e chi successivamente per le gravi ferite subite. Per non parlare di quanti furono segnati a vita da mutilazioni, malattie e perdite dei propri cari. Ma si sa, le vittime mietute dall’America hanno un peso minore…

(Fonte: Wikipedia)
5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “PRIEBKE E’ CONSIDERATO UN ASSASSINO, I CARNEFICI DI HIROSHIMA E NAGASAKI INVECE EROI”

  1. e chi altri ? ma non le pare che sia una frase trita e ritrita che non significa nulla? cosa c'entra un assassino come Pribck ?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.