Portafoglio digitale diventa realtà: l’evoluzione del Green pass per spiarci

Portafoglio digitale diventa realtà: l’evoluzione del Green pass per spiarci

Quando si dice la democrazia. Il portafoglio di identità digitale europeo diventa realtà: ha superato infatti senza difficoltà la fase di validazione da parte del Parlamento europeo ed è rinviato senza discussione al negoziato tra Commissione europea e Consiglio europeo. Con 418 voti a favore contro 103. Il tutto, senza il minimo dibattito parlamentare.

L’unica commissione parlamentare competente per l’industria, la ricerca e l’energia – la commissione ITRE – ha assunto i poteri per modificare il testo sull’identità digitale europea. All’inizio di marzo, tale commissione aveva votato a favore di un mandato che le consentisse di passare questa legge alla fase successiva dei negoziati tra la Commissione e il Consiglio europeo.

Cosa significa tutto questo? Che il testo non sarà presentato all’assemblea plenaria e il suo contenuto non sarà soggetto a modifiche. Ai paesi membri non resterà che ratificare.

I rischi del Portafoglio digitale

Come denuncia Maurizio Blondet, l’eurodeputata del gruppo Identità e Democrazia Virginie Joron parla di “una procedura antidemocratica” a fronte di un regolamento che suscita “sincera preoccupazione” e apre la strada alla “sorveglianza generalizzata” dell’uso dei dati personali. Già la scorsa settimana, aveva firmato un appello lanciato dal deputato conservatore olandese Rob Roos affinché il testo fosse discusso in assemblea plenaria. Senza però ottenere il riscontro sperato.

Virginie Joron aveva denunciato il fatto che, con il pretesto della lotta alla pandemia, veniamo gradualmente inseriti in un sistema di controllo, tracciamento, confini interni e persino esclusione. Il tutto, tramite il Green pass, di fatto l’antenato del Portafoglio digitale.

Il Green pass aveva già violato la libertà di circolazione e di soggiorno delle persone nell’Unione, stabilito dall’articolo 48 del Trattato di Roma nel 1957. Ci sono stati vietati ristoranti, discoteche, cinema, palazzetti dello sport. Ma a parte la convivialità, cosa ancor più grave, senza Green pass è stato precluso a categorie professionali fondamentali come medici, infermieri e addetti alla pubblica sicurezza, di esercitare la propria professione.

Oltre ovviamente, aggiungiamo noi, alla sospensione dello stipendio a operai ed impiegati che hanno il proprio reddito da lavoro come unica forma di sostentamento.

Scomparsa (temporaneamente) la pandemia, si voterà la proroga del Certificato Covid europeo fino a giugno 2023 con il pretesto di una nuova pandemia o di nuove varianti. La scorsa settimana si è svolta la votazione in commissione LIBE (libertà civili) al Parlamento europeo. La votazione finale avrà luogo a giugno.

C’è infine un altro aspetto inquietante della vicenda che la Joron fa notare: la digitalizzazione dei nostri dati viene da vent’anni affidata alle Big data americane, in primis Microsoft. Dunque, l’Unione europea autorizza da tempo il trasferimento di dati dai paesi europei agli Stati Uniti, contrariamente alla giurisprudenza della Corte di giustizia.

Insomma, il Green pass, inserito con la scusa dell’emergenza sanitaria, è stato un grande test per tutto quanto vivremo a breve: il controllo di documenti, transazioni, spostamenti.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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