Forse perché ha conosciuto sulla propria pelle le disumanità di entrambe le dittature – nazista prima e comunista poi – quindi sa bene cosa sia la prevaricazione e l’oppressione delle libertà. Fatto sta che la Polonia ha dichiarato guerra alla censura sui Social network, istituendo un tribunale apposito con tanto di multe salate in caso di ingiustizie.
In realtà già la Russia aveva fatto qualcosa in tal senso, approvando un disegno di legge che prevede sanzioni per i portali web che limitano l’accesso al materiale informativo dei media russi. Una risposta a quanto fatto da Twitter, Facebook e YouTube nei confronti di alcune agenzie di stampa quali Russia Today, RIA Novosti e Sputnik News.
In effetti, con la scusa della lotta alle Fake news, i Social stanno tarpando le ali alla libera informazione. Twitter ha più volte perfino censurato i post del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Ma vediamo in cosa consiste l’iniziativa della Polonia.
Legge Polonia contro censura Social
Come riporta Il Primato Nazionale, nel caso in cui vengano rimossi contenuti o bloccati account che non violano la legge polacca, i gestori dei social network potranno ricevere multe fino a 8 milioni di zloty (circa 1,8 milioni di euro).
Inoltre, sarà istituito un tribunale speciale per la protezione della libertà di espressione, presso il quale gli utenti censurati potranno presentare reclamo chiedendo il ripristino dei proprio post o del proprio account.
Il tribunale esaminerà il ricorso e risponderà entro sette giorni. Qualora il responso sia favorevole all’utente, la piattaforma social sarà obbligata a ripristinare i contenuti ingiustamente censurati per non subire sanzioni. L’intero procedimento avverrà online.
Così il ministro della Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro, ha presentato il provvedimento:
ha lo scopo di difendere le vittime di censura ideologica, ingiustamente represse dalle piattaforme social solo perché esprimono punti di vista e fanno riferimento a valori inaccettabili da alcune lobby che hanno un’influenza sempre più forte sul funzionamento dei social media. L’utente deve sentire che i suoi diritti sono protetti. Non può esserci censura della parola. La libertà di parola e la libertà di dibattito sono l’essenza della democrazia
Speriamo che l’Ue prenda da esempio, ma dubito. Impegnata com’è più a fare la guerra fiscale ai colossi del web anziché tutelare la nostra privacy. Dimenticando, in fondo, i tanti servizi che essi ci offrono gratuitamente. Certo, qualche problemino c’è. Se anche il Presidente americano viene censurato da Twitter e Facebook.