Pino Insegno, le ingiuste accuse radical chic: i suoi successi in Rai

Da quando la destra è tornata al governo, soprattutto una destra trainata da Fratelli d’Italia, il suo nome è stato fatto di frequente per l’ipotetico prossimo palinsesto in Rai. Parlo di Pino Insegno, classe 1959, che non ha mai celato la sua stima per Giorgia Meloni, tanto da presentare il comizio di chiusura della campagna elettorale a Piazza del popolo nel settembre 2022 e di recente l’evento a favore del candidato sindaco della coalizione di centro-destra ad Ancona. Candidato poi vincente.

La sua vicinanza politica ha subito dato adito ai sospetti che il suo ritorno in Rai fosse spinto proprio da una raccomandazione politica. Cosa che non sarebbe neanche tanto una novità a Viale Mazzini, visto che la televisione pubblica viene spartita da chi va al potere fin da quando esiste.

Tuttavia, le accuse radical chic nei confronti di Pino Insegno sono ingiuste e fuorvianti, se si guarda ai suoi successi televisivi in Rai come a Mediaset.

I programmi condotti in Rai da Pino Insegno

Il pedigree di Pino (all’anagrafe Giuseppe) Insegno lo ricostruisce Libero. Il suo ultimo successo in Rai risale ormai a 10 anni fa, quando condusse il preserale Reazione a catena, dal 2010 al 2013, dunque per quattro stagioni e per un totale di 362 puntate. Toccando ascolti e record di share oltre il 30 per cento. Guarda caso fino al 2013, quando al governo ci andò il Pd e ci è rimasto per quasi tutto questo decennio, con vari alleati e pur perdendo quasi sempre le elezioni. Perché il Partito democratico si sa, “esce dalla porta e rientra dalla finestra“.

Orbene, Insegno consegnò ad Amadeus un programma di successo e ben avviato. Che ha consentito anche al conduttore ravennate di rilanciarsi alla grande in Rai (qui abbiamo parlato di quando fu praticamente dimenticato dalla rete pubblica) e di arrivare così alla dorata conduzione del Festival di Sanremo in pompa magna.

La storia televisiva di Pino Insegno nasce con la Premiata Ditta (quartetto comico composto, oltre che da lui, anche da Roberto Ciufoli, Tiziana Foschi e Francesca Draghetti) a metà anni ’80. Tante le trasmissioni a cui partecipa, tra conduzioni o partecipazioni insieme al quartetto, che poi approderà in Mediaset nel 1996.

Il periodo d’oro televisivo è quello che va dal 2010 al 2013, e oltre il successo di Reazione a catena, importante è anche la conduzione dello Zecchino d’Oro, sempre tra il 2010 e il 2013, segnando audience attorno ai 3 milioni di telespettatori per un 25 per cento di share. La kermesse canora dedicata ai più piccoli si rilanciò alla grande dopo anni di appannamento.

Sempre in quel periodo ha condotto Me lo dicono tutti! dalla primavera del 2011 per due stagioni su RaiUno, in contemporanea con l’esordio del fortunatissimo Tu si que vales su Canale 5, ancora oggi in onda. Orbene, il programma condotto da Insegno registrò un insperato 20 per cento di share.

Poi, come riporta Wikipedia, le meno fortunate esperienze di Domenica In, condotta tra il 2014 e il 2015 insieme a Paola Perego (trasmissione storica comunque in calo da anni, complice anche l’agguerrita concorrenza di Barbara D’Urso su Canale 5, rilanciata poi dalla verve di Mara Venier), e, dopo 5 anni, in seconda serata su Rai 2 con Voice Anatomy.

Particolare poi il suo timbro vocale, che gli è valso tanti importanti doppiaggi, oltre che voci fuori campo in spot televisivi di noti marchi. Nel luglio 2004, gli è stato conferito il riconoscimento speciale Leggio d’Oro “Alberto Sordi”.

Pino Insegno vicino a Giorgia Meloni

L’annuncio ufficiale del palinsesto televisivo della Rai sarà presentato a Napoli il prossimo 7 luglio. Insegno dovrebbe essere designato per la conduzione de L’eredità, dunque tornerebbe ad un preserale. Sostituisce Flavio Insinna, attore e conduttore romano spesso perculato da Striscia la notizia, sia per un veemente sfogo fuori onda durante la trasmissione “Affari tuoi“, sia per essere stato un testimonial del politico Soumahoro.

Insegno, come ha raccontato nel video postato di seguito, di essersi avvicinato al centro-destra soprattutto quando propose un progetto culturale all’allora Governatore del Lazio Francesco Storace. Il quale era destinato alla formazione di giovani conduttori e attori, totalmente gratuito e finanziato dai fondi regionali.

Il governo regionale laziale di centro-destra approvò il progetto, ma durò poco al potere. Il subentrante di centro-sinistra, guidato da Piero Marrazzo, negò invece i fondi, liquidando Insegno con un “non parlo con i fascisti“. Portando così alla fine di quella bella esperienza, distrutta proprio da quella sinistra che tanto si dice sensibile a certi temi.

Insegno, sempre a Fuori dal coro, ha raccontato di aver lavorato in Rai con tutti i governi, quindi di non aver bisogno di Santi in paradiso per farlo.

Come detto, Pino Insegno di recente è apparso sui palchi delle campagne elettorali del centro-destra, il che gli ha fatto guadagnare anche insulti sui Social, come ha raccontato appunto a Fuori dal coro.

Insomma, Pino Insegno fu fatto fuori dalla sinistra che non badò troppo al merito. E ora storce il naso per il suo ritorno. Del resto, da quelle parti, la parola merito dà molto fastidio.

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