Il governo Meloni parla di Piano Mattei per l’Africa. Ma non ci sono i presupposti per un progetto concreto.
Il nome è di quelli roboanti, visto che mette insieme il Piano Marshall, messo in piedi dagli americani per la ricostruzione dei paesi europei resi macerie dalla Seconda guerra mondiale, e il cognome di un grande italiano: Enrico Mattei. Colui che di fatto ha fondato l’Eni, il colosso energetico italiano di livello mondiale che la politica di allora voleva regalare ai privati (pagando però il suo sforzo con la vita).
Il Piano Mattei è stato ideato per risollevare l’Africa, basando il tutto sul proverbio che “non bisogna regalare un pesce ma insegnare a pescare“. Proprio Eni è uno dei partner principali dell’ambizioso progetto. Peccato però che le cose stiano diversamente.
Cos’è il Piano Mattei per l’Africa
Un progetto così ambizioso dovrebbe coinvolgere chi già opera in Africa, da anni, senza secondi fini. Ad oggi, come riporta Il fatto quotidiano, sono 15.000 operatori, oltre mille organizzazioni e Ong che si occupano di progetti di aiuto, scuole, ospedali, interventi di economia primaria, agricoltura, acqua, produzione locale di alimenti di prima necessità.
E lo fanno da 50 anni, basandosi sulla Legge 125 della Cooperazione internazionale. Tutti soggetti che non sono stati coinvolti. Perfino il Consiglio Nazionale per la Cooperazione e il Comitato interministeriale per la Cooperazione sembrano all’oscuro.
Eni è una multinazionale italiana partecipata al 32% dallo Stato, una Golden Power, il resto con azionisti privati italiani ed esteri. Opera sul mercato internazionale e ha interessi marginali in Italia. Un esempio per tutti: lo sfruttamento dei giacimenti di gas proprio in Mozambico. La gestione commerciale è stata lasciata a British Petroleum che non vende in Italia ma al maggior offerente sul mercato mondiale, che oggi sono i Paesi asiatici. Inoltre Eni non si è contraddistinta per aver diffuso benessere e rispetto dell’ambiente in quei Paesi dove ha le sue attività estrattive e produttive. Come tutti i colossi energetici che operano nei paesi africani, del resto. Si pensi a Shell in Nigeria.
Insomma, più che un piano Mattei, sembra il Piano Eni o De Scalzi, come il nome dell’amministratore delegato dell’azienda energetica, che persegue fini meramente economici.
Lo stato non sfrutta la sua Golden share per progetti sociali come per esempio accade in Norvegia, che con i ricavi delle fossili finanzia la sua green economy e il passaggio alle rinnovabili. Ma come dice Angelina Mango nel tormentone di questa estate…Che t’o dic a fa’!