PESCOPAGANO (CE), LA SCRISCIA DI GAZA ITALIANA

INSENATURA TRA CASTEL VOLTURNO E MONDRAGONE, E’ DIVENTATA TERRA DI NESSUNO AD ALTA PRESENZA DI IMMIGRATI
In provincia di Caserta torna l’alta tensione tra immigrati e residenti. Domenica sera a Pescopagano, frazione del Comune di Mondragone, due immigrati di colore sono stati gambizzati in seguito a una rissa. La dinamica è ancora poco chiara poiché i racconti sono confusi, fatto sta che è bastato poco per far esplodere una bomba sociale che cova da troppi anni. In un’insenatura di circa 400 abitanti, ma con un’alta presenza di neri. Una sorta di Striscia di Gaza italiana contesa da italiani e immigrati.

LA DINAMICA – Domenica sera una furiosa lite ha messo gli uni contro gli altri: da un lato una nota, e chiacchierata famiglia di piccoli imprenditori di Pescopagano, quella dei Cipriano, con esponenti pregiudicati per reati di camorra; dall’altro, alcuni africani della Costa d’Avorio che, stando alla prima versione dei fatti, sarebbero stati sorpresi a rubare in uno dei locali della società di quel nucleo. Uno dei Cipriano – stando alle ricostruzioni investigative si tratterebbe di Cesare, il figlio poco più che ventenne del patron – ha aizzato gli animi contro i ragazzi di colore, e un altro della famiglia, non è ancora chiaro se si trattasse del padre Giovanni o di un altro esponente testa calda della famiglia, ha sparato alcuni colpi di pistola, ferendo due immigrati. Attualmente ricoverati nell’ospedale di Pineta Mare.
Ma è passato poco tempo ed è scoppiata la reazione violenta degli africani: sono arrivati in massa, hanno dato fuoco a un furgone, a due auto parcheggiate nelle vicinanze, hanno incendiato anche gli uffici al piano terra della villetta dei Cipriano. Ne è nata una maxi rissa con minuti di panico e terrore. Con le famiglie che richiamavano i figli e le comitive di giovani dalle strade per barricarsi in casa.
Poco dopo, polizia e carabinieri di Caserta hanno sottoposto a fermo i due Cipriano, padre e figlio, 60 e 21 anni: tuttora vengono trattenuti dall’autorità giudiziaria. Intanto, dall’interrogatorio dei due africani feriti, sembrerebbe che l’aggressione dei Cipriano è scattata sull’onda del pregiudizio: il rampollo della famiglia locale ha chiesto a uno dei neri se la bombola che trasportava l’avesse rubata, il giovane ha risposto di no e ha chiesto che lo lasciasse in pace, e da questo contatto si è sprigionata la rissa, finita con il ferimento degli africani.
Ora indaga la Procura di Santa Maria Capua Vetere con il coordinamento della squadra Mobile diretta dal vicequestore Alessandro Tocco e del comando dei carabinieri guidato dal colonnello Giancarlo Scafuri.
LE PROTESTE IL GIORNO DOPO – Invece, in piena mattinata, ecco i residenti di Pescopagano – qualcuno mormora: indotti dal potere economico e dalle amicizie opache dei Cipriano – che scendono in strada a protestare. Famiglie, uomini anziani, ragazzi tatuati e donne che lasciano le bancarelle accanto al mare.
Solo che la sorpresa, stavolta, è che autonomamente partecipano anche quei residui napoletani che ancora conservano la “seconda casa” di famiglia e quasi si vergognano di dire che vengono a trascorre l’estate qui, “in questo inferno che è senza civiltà, senza controllo, senza sicurezza, dove effettivamente – sottolinea una professoressa d’Italiano delle scuole medie, Sonia – ormai i neri che spacciano o che fanno i loro comodi, una minoranza della comunità africana beninteso, sembrano impuniti. E noi dobbiamo nasconderci in casa, evitare alcune zone e magari chiudere gli occhi di fronte allo scempio di intere aree di case ormai abbandonate, ridotte in macerie perché i furti dei ladri , soprattutto immigrati, sono diventati inarginabil. Ognuno di noi qui, ha subito spoliazioni totali: significa che quando lasci casa sai che verranno squadre di devastatori che vengono a sradicarti dai muri anche i sanitari, anche gli infissi, i lavandini, le cucine, tutto. Si portano via tutto. E più loro vincono, più la gente abbandona per sempre le case, più loro trovano tetti gratis o posti “liberi” dove vivere come bestie, magari con qualcuno di noi residenti che finisce per specularci”. 
PESCOPAGANO, UN TEMPO LUOGO DI VILLEGGIATURA – Pescopagano è un’insenatura tra i Comuni di Mondragone (di cui è frazione) e Castel Volturno. Tutte zone un tempo destinate alla villeggiatura della borghesia napoletana e casertana, molto in voga specie negli anni ’80, dove in tanti hanno costruito villette o acquistato appartamenti per poche lire. Poi, a partire, dagli anni ’90, il graduale degrado urbanistico e la povertà incalzante sono avanzati inesorabili e indisturbati; complice l’abbandono delle istituzioni, la crisi economica che ha portato alla chiusura di numerose attività commerciali un tempo doppio spago del tessuto sociale locale, l’inquinamento del mare, l’avanzata della Camorra, e dunque, la fuga di tanti residenti e villeggianti.
Oggi regna quasi l’anarchia e basta poco per far scoppiare una rivolta. Proprio come avvenuto domenica sera.
E pensare che la costa casertana, per le sue potenzialità (spiagge vaste, mare senza frastagliamenti, diverse macchie faunistiche), non avrebbe nulla a che invidiare ad altre costiere italiane molto gettonate. Ma l’incapacità di chi ha amministrato quei territori, aggiunta all’arroganza e alla violenza delle criminalità locali, l’hanno ridotta a ciò che è oggi.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “PESCOPAGANO (CE), LA SCRISCIA DI GAZA ITALIANA”

  1. Da quelle parti li dovrebbero essere gli extra ad innescare la miccia? da quelle parti li è talmente radicato un certo tipo di servilismo al malaffare, che qualsiasi distorsione a questo viene definito come sgarro all'attuale dominio di malaffare da non perdonare, non una mancanza alla legge, ma proprio una forma di sgarro alla loro legge!

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