Pesce, ci stanno fregando: ecco le due specie che paghiamo più del dovuto

Durante le festività natalizie, milioni di famiglie italiane acquistano molto pesce, come vuole la tradizione delle proprie zone d’origine. Ma anche durante tutto l’anno, in quanto il pesce fa bene, dato che contiene, tra le altre cose, Omega 3. Certo, dipende anche dove lo si pesca, dato che i mari sono inquinati, così come i fiumi e i laghi. Tanto che ormai non c’è più il divieto di consumarlo alla minima traccia di mercurio, plastica o altre sostanze. Ma si parla di livelli massimi consentiti. Un po’ come accade per il Pm10 ed altre sostanze emesse dalle auto.

Il prezzo del pesce in molti casi è esorbitante, perché ce lo fanno passare come raro e freschissimo. Ma è davvero così? Ciò accade soprattutto per due specie in particolare. Vediamo quali e come stanno le cose.

La fregatura di pesce spada e tonno

pesce spada

Come sottolinea Libero, n molti pensano che più sia alto il prezzo al bancone, più sia alta la qualità. In realtà è solo più comodo perché non ha spine e si cucina come se fosse una fetta di carne. In più, la pesca intensiva di spada e tonno, quello rosso in particolare, ha messo a dura prova gli stock ittici, non lasciando ai giovanili la possibilità di crescere e diffondersi al di sopra della soglia di rischio.

Falso mito anche quello che ci porta a preferire il pesce fresco nella convinzione che sicuramente locale: in Italia ogni giorno viene sbarcato pesce fresco proveniente da 40 Paesi, e molti di questi si affacciano sul Pacifico o sull’Atlantico. L’unica certezza, quindi, è l’etichetta che deve contenere obbligatoriamente: denominazione commerciale della specie; metodo di produzione (“pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato”); zona di cattura; stato fisico (decongelato, scongelato); presenza di additivi.

Occhio poi al Pangasio, di cui ho parlato qui. Sempre in tema di pesce, un altro mito da sfatare è il salmone biologico, di cui ho invece parlato qui.

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