“Ciao ciao bambina” titola Il Riformista ora guidato da Matteo Renzi, per descrivere in modo egregio, occorre ammetterlo, e in fondo anche compiaciuto, la fuga in atto nel Partito democratico. Da parte di chi non vuole seguire la nuova linea dettata da Elly Schlein, da qualche mese nuova segretaria del partito.
Del resto, nel Pd funziona così: chi si trova in una posizione minoritaria rispetto alla guida del partito, anziché restare per dare un contributo, decide di andare via. O verso altre sponde politiche, sempre pronte ad accogliere i transfughi soprattutto se portano voti; o per fondare nuovi partitini dove poter essere leader, proprio come ha fatto il succitato ex sindaco di Firenze.
Tutto sommato, però, questa fuga dal Pd potrebbe essere vista come un sano e automatico repulisti. In un partito dove gelosie, rancori e “notti dei lunghi coltelli” non mancano mai.
Chi è andato via dal Pd
Ecco chi ha lasciato il Partito democratico al momento della scrittura.
Carlo Cottarelli
Riprendendo proprio il succitato articolo de Il Riformista, l’ultimo ad essere andato via è Carlo Cottarelli. Tecnico, europeista convinto, dato anche come papabile Presidente del consiglio prima che Lega e Cinquestelle fondassero il Conte I. Il quale da Fazio ci propina il suo puntuale sermone sui guai del paese.
Enrico Borghi
Prima di lui Enrico Borghi, che faceva parte della Dc per poi aderire alla nipotina Margherita. E’ tra i soci fondatori del Pd di cui ha contribuito a scrivere il Manifesto dei Valori, nonché Sindaco di Vogogna, in Valle d’Aosta, alternativamente per quattro mandati. Per poi diventare Deputato del Pd dal 2013.
Se ne è andato il 26 aprile accusando il Pd di essere “diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga“. E’ passato a Italia viva, dove sì si dialoga. Ma alla fine decide sempre patron Renzi.
Beppe Fioroni
Il primo però è stato Beppe Fioroni, medico e ricercatore di Medicina interna, già sindaco di Viterbo, deputato e ministro dell’Istruzione del governo Prodi. Anche lui, prima di fondare il Pd, faceva già parte della Dc per poi aderire alla Margherita. Se ne è andato dal Pd all’indomani della vittoria della Schlein, non sia mai si spostasse da quel centro dove lui ed altri hanno stabilmente posizionato il partito. Ha aderito all’Udc di Casini. Nostalgia canaglia.
Andrea Marcucci
Nel mezzo troviamo Andrea Marcucci, imprenditore farmaceutico, che nel lontano 1992 è stato eletto nel defunto Partito liberale italiano deputato all’età di 27 anni. Con la Margherita diventa sottosegretario di Stato al Ministero dei beni e delle attività culturali nel secondo governo Prodi. Nel 2008 viene eletto senatore nel Pd, dieci anni dopo diventa capogruppo al Senato. Il 22 aprile è passato ai liberal-democratici europei. Libero fino alla fine.
Caterina Chinnici
Ma tra i transfughi c’è anche una donna: Caterina Chinnici è nata a Palermo, figlia di Rocco Chinnici, magistrato assassinato dalla mafia il 29 luglio 1983. Anche lei magistrato, dal 2012 capo del Dipartimento per la giustizia minorile.
Nel 2014 viene eletta europarlamentare, mentre nel 2022 ha perso le elezioni regionali in Sicilia dove è stata candidata Governatore nelle file del centro-sinistra, contro il redivivo Renato Schifani. In una terra, quella sicula, che ha confermato di non voler cambiare mai.
Tuttavia, lo ritroverà come compagno di partito un anno dopo, visto che il 27 aprile 2023 è passata a Forza Italia. Un partito monarchico ancora attaccato alla salute del suo fondatore.
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