PARTITA LA SOLITA CAMPAGNA DENIGRATORIA DEI GIORNALI DI SILVIO CONTRO IL PM CHE LO HA CONDANNATO

IL GIORNALE, LIBERO E IL FOGLIO PUBBLICANO OGNI GIORNO ARTICOLI CONTRO IL MAGISTRATO ESPOSITO, SCAVANDO SCHELETRI DAL SUO ARMADIO
Chiunque critichi Silvio Berlusconi deve aprire l’ombrello e ingaggiare un avvocato per difendersi dalla pioggia di fango scatenata dai suoi giornali. Accadde al Giudice Raimondo Maesiano, irriso per i suoi calzini a Mattino cinque; accadde a Dino Boffo, Direttore dell’Avvenire, fatto passare per uno dalla vita privata discutibile; accadde a Ilda Boccassioni, fotografata da Chi mentre butta una cicca a terra. E ora tocca al Pm Antonio Esposito, ogni giorno messo alla berlina dai giornali del Cavaliere. Non a caso lo ha condannato a quattro anni per l’affare Mediaset. Di seguito riporto tutto ciò per cui viene accusato. Giudicate voi.

L’INTERVISTA AL MATTINOScrive il direttore de Il Giornale Sallusti:
Il nostro ha rivelato in una intervista al quotidiano Il Mattino perché ha condannato Berlusconi, anticipando in modo scorretto, e illegale, la stesura delle motivazioni che sono parte integrante della sentenza. Berlusconi era stato informato – sostiene il giudice – di ciò che avveniva in Mediaset. Cosa che non risulta negli atti del processo e che sarebbe comunque una contraddizione: logica vuole che, qualora fosse stato informato, non sarebbe stato l’artefice, come invece sostiene l’accusa.
Ieri mattina, a giornale in edicola, impaurito, Esposito ha smentito le sue parole, non tenendo conto che erano state registrate. Beccato in castagna, si è chiuso nel mutismo. Non solo è scorretto ma pure bugiardo. Come lo chiamiamo un magistrato che per difendersi dice il falso e fa passare per matto un giornalista? Vile, inadatto, pericoloso, imbroglione? Fate voi. Del resto il nostro Lorenzetto lo aveva documentato nei giorni scorsi, raccontando di una cena nella quale Esposito aveva sfogato il suo disprezzo per Berlusconi, svelato presunte intercettazioni e anticipato una sentenza che avrebbe emesso nei giorni successivi. L’ufficio stampa della magistratura, il quotidiano Il Fatto, ci aveva accusato di essere una macchina del fango ed invece di accertare la verità (bastava chiedere ai presenti alla cena) era corso in suo aiuto con una intervista in ginocchio contro di noi.
Altro che grazia a Berlusconi. Una sentenza emessa da un uomo di questo genere non dovrebbe avere nessun valore. Anzi, Esposito andrebbe radiato dalla magistratura per comportamenti indegni. Se la caverà, ovviamente, perché cane non mangia cane. Come di recente, guarda la coincidenza, suo figlio che di mestiere fa il pm a Milano, è stato assolto dal Csm da una vecchia inchiesta che lo vedeva imputato per alcune cene con la Minetti mentre la signorina era indagata dalla sua stessa procura. Secondo alcuni giuristi ci sarebbero gli estremi per annullare la sentenza. L’associazione magistrati si è affrettata a dire che è tutto regolare. Già, è regolare affidare la vita degli uomini (e in questo caso del Paese) a giudici scellerati e pure bugiardi.
I SUOI PRESUNTI GUAI GIUDIZIARI– Sempre Il Giornale riporta alcuni guai disciplinari del passato riguardanti Esposito, finiti comunque con la piena assoluzione.
In uno dei due procedimenti, ricorda adesso con Il Giornale uno dei membri della sezione che si era occupata di questo caso, la posizione del giudice fu «in bilico e la sentenza molto combattuta». Le accuse si chiusero comunque, va ribadito, con un nulla di fatto. Furono rivolte tutte a Esposito alla fine degli anni 90, quando era pretore a Sala Consilina, e riguardavano una serie di questioni, da un incarico extra-lavorativo del magistrato, con un presunto utilizzo improprio degli uffici giudiziari, a una presunta minaccia nei confronti di un cancelliere, passando per accuse di «protagonismo». Le tracce di questo percorso che si è incrociato più volte con il giudizio del Csm sono ora decriptabili grazie alla raccolta di file audio e video di Radio Radicale.
Il 18 settembre del ’98, dunque, Antonio Esposito viene ascoltato in qualità di imputato al Csm per rispondere di tre questioni. Il segretario magistrato lo accusava di aver «gravemente mancato ai propri doveri rendendosi immeritevole della fiducia di cui il magistrato dovrebbe godere». Prima di tutto perché in qualità di consigliere pretore dirigente della pretura circondariale di Sala Consilina aveva celebrato nel ’91 un procedimento penale contro Maria Pia Moro per interruzione di pubblico servizio «senza che tale procedimento fosse compreso tra quelli a lui assegnabili».
I colleghi lo accusavano del desiderio di «coltivare la propria immagine» attraverso un processo celebre che avrebbe attirato «gli organi di informazione». Nella relazione si parla anche di «spirito di protagonismo» («Non protagonismo, ma assunzione di responsabilità», era stata la replica di Esposito). La seconda accusa riguardava la concessione a «un messo comunale di frequentare gli uffici della sede distaccata di Sapri», e di avere le chiavi di ingresso come «uomo di fiducia» di Esposito, per il quale effettuava «vari servizi», come il «trasporto suo e dei familiari», consegna di spese e recapito della corrispondenza.
La terza accusa era la meno facile da controbattere: il Csm chiedeva conto a Esposito della sua attività e del suo ruolo «di estremo rilievo» divenendo il «gestore di fatto», dell’Istituto superiore di studi socio-pedagogici di Sapri. Il «dottor Esposito», proseguiva il segretario magistrato, era stato autorizzato a «svolgere un incarico gratuito» di docente in materie giuridico che invece «veniva retribuito». Non solo: «Utilizzava il personale della sezione distaccata di Sapri per la battitura di tesi attinenti al corso». Il capitano della compagnia dei carabinieri di Sapri, Ferdinando Fedi, testimoniò al Csm che «il dottor Esposito era quasi sempre reperibile presso la sede dell’Ispi». Altro appunto: Esposito era intervenuto varie volte sulle tv locali «per reclamizzare l’istituto di cui fino a poco tempo addietro era presidente sua moglie».
Dell’altro procedimento disciplinare il Csm si è occupato nel 99. In questo caso Esposito era stato accusato dai collaboratori di Sala Consilina di aver pronunciato nel 94 «espressioni minacciose». Questa la frase oggetto del processo: «Se mi va bene una certa cosa vi devo spezzare le gambe a tutti quanti» all’indirizzo di un cancelliere. Parlando così, Esposito «violava i doveri professionali di correttezza e di rispetto». Il processo era partito dopo gli accertamenti del presidente del tribunale di Sala Consilina.
IL SECONDO LAVORO DI ESPOSITO: GUIDA UN ISTITUTO DI FORMAZIONE – Ancora Il Giornale ha riportato la seconda attività di Esposito.
L’unica cosa certa è che quando Antonio Esposito non sta in Cassazione fa un altro lavoro. Un doppio lavoro. La storia è questa. E apre parecchie domande. Gli impegni del giudice Antonio Esposito sono molteplici. Nonostante la non più giovanissima età, il 73enne presidente della sezione feriale della Cassazione ha molte attività in piedi. Per dirne una, quando non ha da condannare Berlusconi, smessa la toga, Esposito veste i panni del responsabile amministrativo di un pezzo di un’università telematica. Insieme alla moglie avvocato e alla figlia, il magistrato risulta referente per lo sportello Salerno/2 della Unicusano, ateneo privato romano. Così, chi vuol seguirne i corsi da casa propria in Cilento potrebbe ritrovarsi a chiacchierare inconsapevolmente con l’uomo che ha fatto del Cav un pregiudicato. Ipotesi mica tanto remota, visto che sul sito web dell’università come contatto per Sapri c’è proprio il numero di cellulare dell’alto magistrato. Che nella cittadina cilentana dove ha cominciato la carriera come pretore ha ora il suo quartier generale per le attività «alternative».
Qui è un cittadino piuttosto in vista, molti lo conoscono e lo riconoscono. L’edicolante in piazzetta, per esempio, che lo annovera tra i clienti: «Compra sempre e solo Repubblica e Fatto quotidiano, e non è un mistero che Berlusconi non gli vada a genio», racconta candidamente il commerciante. E mentre a Sapri il sole sta per tramontare, le serrande al civico 35 di via Camerelle sono già abbassate, anche se il cartello sul muro esterno promette che il piano terra di questa palazzina a tre piani anni ’70 è il «Learning center: sede d’esame e segreteria assistita». Quali siano nello specifico le mansioni di Esposito nell’ufficetto non lo sappiamo, ma anche in orario di chiusura la toga della suprema corte risponde al telefono e fornisce informazioni, anche se per maggiori ragguagli rimanda alla «segreteria». La porta di vetro zigrinato però è chiusa, non risponde nessuno.
Accanto alla maniglia c’è un altra scritta: Ispi Sapri. Un acronimo che apre all’altra branca del «secondo lavoro» di Esposito, che all’uopo avrà certamente le debite autorizzazioni previste dal Csm per i doppi incarichi.
L’Istituto superiore di studi socio psico pedagocici italiano, fondato nel lontano 1978, stipula convenzioni con vari enti in Campania, in Calabria e a Roma. Per dirne una a dicembre 2012 per l’apertura di un centro di ascolto l’Ispi ha incassato tredicimila euro dalla Provincia di Salerno, ma l’associazione-agenzia di formazione organizza anche master a Sapri, ovviamente in convenzione, con l’Università San Pio V di Roma. Qui, gli studenti guadagnano 60 crediti universitari, mentre gli organizzatori incassano 1000-1200 euro a studente. Siccome ne sono previsti fino a ottanta, le cifre cominciano a farsi interessanti, anche se non conosciamo i termini economici della convenzione. Altra certezza è che il dottor Antonio Esposito, in abiti civili, si spende in prima persona per l’associazione di famiglia, tanto che nell’ennesima convenzione è il liceo Dante Alighieri di Sapri a sottoscrivere il documento in qualità di «rappresentante dell’Ispi e del centro di consulenza psico pedagogica presso la sede di Sapri» è proprio il dott. Antonio Esposito. Un network fittissimo proprio nei territori in cui Esposito è nato (a Sarno) e dove ha mosso, prima a Sapri e poi a Sala Consilina i primi passi della carriera in magistratura. Insomma, Esposito a Roma ha la residenza e il primo lavoro, casa e cassazione. A Sapri, seconda casa, seconda bottega, seconda vita. Illecito? No, magari no. Magari il buon giudice ha il via libera, l’ok, del Csm. Magari è normale. Resta questa cosa di un alto togato che mette il suo numero di telefono privato, quello del cellulare, tra i contatti per chi vuole fare un master.
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IL FOGLIO LO OFFENDE: PARLA COME CACCAMO

Giovedì, sul Foglio, Annalisa Chirico lo paragona a Felice Caccamo, il personaggio tifoso del Napoli inventato da Teo Teocoli a Mai dire gol. «Si tratta — scrive — di un napoletano strascicato, che stride con l’ermellino e se ne infischia della buona immagine, abbandonandosi a commenti in un italiano scomposto». Ma c’è di più, perché in quel modo di esprimersi c’è «il quadro della Napoli di oggi», di «una decadenza dei costumi e delle forme», perché «così non parla neppure un Caccamo qualunque». Segue chiosa dell’elefantino, al secolo Giuliano Ferrara: «’A Caccamiata suprema».
La giornalista del Foglio forse dimentica come una deputata vicina alla linea politica del suo giornale abbia usato un napoletano volgare proprio per difendere il suo padrone: Alessandra Mussolina, con la scritta «C’hann scassat o’ cazz». Il napoletano è una lingua stupenda, che però non può essere ritenuta volgare e stonata solo a proprio piacimento.

A parte la spifferata al Mattino, che va contro l’etica professionale dei Pm, le altre cose sono il solito fango ridicolo e inutile scagliato contro una persona che ha semplicemente fatto il proprio dovere. 
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “PARTITA LA SOLITA CAMPAGNA DENIGRATORIA DEI GIORNALI DI SILVIO CONTRO IL PM CHE LO HA CONDANNATO”

  1. Dato che i cinque giudici avevano sentenziato la condanna di Berlusconi Silvio,non potendo cancellare le prove, l'unico sistema per sollevare un bel polverone era che il presidente intervenisse rilasciando "incautamente" un' intervista con un amico giornalista.Mastella, baci e abbracci con Prodi, poi una bella offerta come parlamentare europeo e zac: un bel calcio in culo a Prodi. A pensar male……

  2. Esposito dice che il principio del non poteva non sapere non è un principio giuridico e che anche un capo può non sapere,….è su cosa si fonda la sentenza?

  3. Ma voi sapete come vivono Sallutsti e la Santanché? Con i soldi di Berlusconi. E adesso mica possono perdere mamma chioccia. E pensate che gli altri del PdL fanno tutte le storie contro la sentenza perché vogliono un gran bene a Berlusconi? Allora pensate male.

  4. Se basta una sola pagina per elencare gli articoli contro i cento nemici di Silvio, non basterebbero cento pagine per contenere l'odio versato da queste persone contro il Cavaliere … 😉

  5. Il Mercante Paperon dei Paperoni (il taccagno)di frunte alla mente del "venditore" B. è un fallito.-Dimostrò al nipotrasto Paperino di vendere stufe per riscaldamento all'Equatore – e Frogoghiacciaie al Polo Nord.B. è stato capace vendere per venti anni l'Araba Fenice e la Chimera.!! E dieci milioni ancora aspettano la Chinera e l'Araba Fenice.!!!

  6. … secadenza du Napoli.??? … Dove lo Metti Masaniello.???e colui che conosceva i suoi concittadini fece Pulcinella.??? con vestito dandido e senza faccia,!!!Per B. in Calabria ho imparato un proverbio … : Più si mania e più puzza.!

  7. questi pennivendoli scrivano ciò che vogliono chè debbono tirare quattro paghe per il lesso, ma non possono smentire il fatto che berlusconi è un MALVIVENTE!

  8. Penso che Esposito abbia commesso una leggerezza commentando prima dell'uscita delle motivazioni della sentenza, e questo potrebbe eventualmente ricevere un qualche provvedimento amministrativo, ma sulla sentenza non ci piove proprio!Il Giornale, Sallusti e tutti i lacché di B. si possono tranquillamente attaccare alla.. del cane (e scusa la volgarità!).

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