Osteoporosi: cos’è, come si previene e si cura, importanza di MOC e Vitamina D

Osteoporosi: cos’è, come si previene e si cura, importanza di MOC e Vitamina D

Scopriamo cos’è l’osteoporosi, come si previene, cos’è e come si esegue la MOC, quali sono i fattori di rischio, come si cura, il ruolo della vitamina D.

L’osteoporosi è una patologia che colpisce il sistema scheletrico umano, sebbene in particolar modo, le donne. Si stima infatti che queste ultime hanno un rischio 4 volte superiore di incorrere in questa patologia rispetto agli uomini e che in Italia ne soffrano 4 milioni di donne. Tuttavia, ciò non esenta del tutto dal rischio gli uomini.

Molto spesso, l’osteoporosi viene diagnosticata quando è già in fase molto avanzata, essendo una patologia silente e che si palesa solo quando iniziano i primi dolori insistenti alle articolazioni (soprattutto all’altezza dell’inguine e nelle ginocchia) o, ancora peggio, quando si verifica la prima frattura. Soprattutto ai femori, la sezione degli arti inferiori più a rischio nei soggetti con una osteoporosi avanzata poiché vanno un po’ paragonati alle colonne di un tempio o ai pilastri di un palazzo. Se hanno molte crepe e sono marciti, rischiano di crollare e lo faranno irrimediabilmente.

Per fortuna, l’osteoporosi si può prevenire e curare quando viene acclarata da uno specialista. Di seguito vediamo cos’è l’osteoporosi, i fattori di rischio, come si previene e come si cura.

Cos’è l’osteoporosi

Come spiega il sito ufficiale dell’Ospedale Niguarda, la vita del tessuto osseo va un po’ paragonata a quella che in statistica si raffigura con una parabola. La quale è quindi costituita da 3 fasi distinte:

  1. La prima fase include l’infanzia e l’adolescenza, fase della vita durante la quale il tessuto osseo si sviluppa;
  2. La seconda fase è quella in cui la vita del tessuto raggiunge quello che in ambito medico viene definito come “picco di massa ossea” e si concentra intorno ai 20-25 anni di età. Durante questa fascia di età, infatti, l’organismo raggiunge la sua densità minerale ossea massimale;
  3. La terza fase è quella discendente, costituita da un lento e progressivo processo di invecchiamento, che comporta il fatto che le ossa cominciano a consumarsi. Per le donne, in particolare la perdita di massa ossea accelera dopo la menopausa, giacché le ovaie smettono di produrre gli estrogeni. Questi ultimi sono gli ormoni che proteggono proprio dalla perdita di tessuto osseo (dopo i 50 anni). Ecco perché l’uomo è colpito molto meno da questa patologia e non c’è un punto individuabile di perdita della massa ossea poiché non c’è un momento di transizione così evidente come la menopausa. Diciamo che è identificabile dopo i 60 anni.

Ecco un grafico semplificativo:

Come detto, l’osteoporosi agisce in modo silenzioso e i suoi effetti si palesano solo quando inizia ad essere in stato avanzato, con i primi dolori fino a una frattura, soprattutto di femore, vertebre e polsi.

Infatti, molti ritengono erroneamente che la frattura del femore sia stata provocata da una caduta. Ma è il contrario, poiché è stato il femore a fratturarsi spontaneamente e a provocare la caduta del soggetto.

Come si diagnostica l’osteoporosi?

Il metodo migliore per diagnosticare l’osteoporosi è sottoporsi a un esame radiologico che permette di determinare la densità minerale dell’osso, che prende il nome di MOC, acronimo di Mineralometria Ossea Computerizzata. Viene prescritto da uno specialista (come l’ortopedico, un reumatologo, un endocrinologo, ecc.) al fine di valutare se è già presente, a che livello, qual è il rischio che sopraggiunga, ecc. Solitamente si consiglia dopo i 50 anni a tutte le donne.

Cos’è la MOC?

Come spiega Humanitas, la MOC è un esame radiologico specifico, che tecnicamente è definibile come una densitometria, proprio perché misura la densità minerale ossea dello scheletro. Ovvero, in parole povere, la massa e la quantità di minerali presenti nelle ossa.

In genere viene prescritta e consigliata alle donne dopo i 50 anni e agli uomini dopo i 60 anni. Tuttavia, potrebbe anche essere prescritta a qualsiasi età quando lo specialista sospetta che potrebbe già essere in corso o fortemente a rischio di manifestarsi da alcuni particolari sintomi del paziente (dolori, difficoltà di eseguire certi movimenti articolari, menopausa anticipata, fattori genetici ereditari, ecc.).

Come si legge la MOC?

Premesso che la MOC va sempre fatta leggere da uno specialista, se proprio si vuole già comprendere i valori indicati e approcciare una prima autoanalisi, allora diciamo che la MOC-DEXA (nome completo dell’esame, derivante dal fatto che si esegue mediante la DEXA, acronimo di Dual Energy X-ray Absorptiometry, una tecnica a doppio raggio X) indica la Bone Mineral Density (BMD), ossia la densità minerale in grammi per centimetro quadrato, la quale viene espressa quantitativamente mediante 2 parametri:

  1. Il T-score: misura la differenza tra il valore di BMD dell’osso esaminato e il campione di riferimento, rappresentato da soggetti sani di 30 anni esaminati nel momento in cui si raggiunge il massimo livello di massa ossea. Secondo l’OMS, un T-score superiore a -1 deviazioni standard corrisponde a una situazione di normalità; un T-score compreso tra -1 e -2.5 deviazioni standard indica un’osteopenia, dunque un modesto impoverimento dell’osso; mentre un T-score inferiore a -2.5 deviazioni standard indica la presenza di osteoporosi, dunque la presenza di un rischio sensibilmente maggiore di andare incontro a fratture;
  2. Lo Z-score: misura la differenza tra il valore di BMD dell’osso esaminato e il campione di riferimento, rappresentato da soggetti sani e di pari età. Si differenzia dal precedente perché viene utilizzato per quei soggetti che, statisticamente, non sono notoriamente a rischio osteoporosi. Di fatti il valore di riferimento dello Z-score per definire una condizione di fragilità scheletrica è -2.0 deviazioni standard.

Come si svolge la MOC?

La MOC dura pochissimo, circa 3 minuti e, come spiega il Professore Gherardo Mazziotti, Capo Sezione Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteometaboliche in Humanitas:

il paziente viene fatto sdraiare su un lettino dove lo strumento di emissione dei raggi X, situato sotto il materassino, è accoppiato a un braccio mobile che contiene il rilevatore dei raggi e che scorre lungo i segmenti scheletrici analizzati

In base al risultato lo specialista calendarizza le visite e le MOC successive, al fine di monitorare in maniera adeguata la situazione nonché l’efficacia della terapia prescritta ove necessario. In genere, la cadenza è di 18-24 mesi, ma dipende molto dalla condizione del paziente.

Quanto costa la MOC?

Ciò dipende da struttura a struttura. In genere costa tra i 60 e i 90 euro, sebbene possa rientrare in fascia di esenzione (quindi potrebbe essere richiesto solo il ticket del Servizio sanitario nazionale) per i pazienti che ne hanno diritto. Inoltre, è possibile sfruttare le giornate dedicate alla prevenzione, durante le quali potrebbe essere eseguita gratuitamente o comunque a costi molto ridotti.

Come si previene l’osteoporosi?

Come diceva un vecchio motto: “prevenire è meglio che curare“. Per prevenire l’osteoporosi occorre avere uno stile di vita sano, riducendo il più possibile l’assunzione di alcolici e smettendo di fumare (o limitare il tabagismo il più possibile). Molto fa l’alimentazione: eseguire un regime alimentare ricco di calcio mangiando latte e latticini, che lo contengono in forma maggiormente biodisponibile rispetto a quello degli alimenti vegetali, complice un rapporto tra calcio e fosforo ottimale, ma anche per l’assenza di antinutrienti (come l’acido fitico) e alla presenza di vitamina D che ne facilita l’assorbimento. Dedicheremo all’importanza della vitamina D un paragrafo a parte.

Il calcio è assimilabile però anche tramite altri alimenti, come mandorle, broccoli, spinaci e soia.

Infine, è molto importante svolgere l’attività fisica. Anche qui nulla di complicato e tutto inseribile nella normale routine quotidiana. Basta infatti camminare, fare le scale, fare ginnastica a corpo libero, ballare. Una vita sedentaria ed essere in sovrappeso mette seriamente a rischio le proprie ossa e non solo.

Perché la vitamina D è importante per prevenire l’osteoporosi?

Fondamentale è poi la vitamina D, che aiuta il calcio a fissarsi sulle ossa. Gli alimenti che contengono una quantità considerevole di Vitamina D sono l’olio di pesce, il salmone, le aringhe e il pesce azzurro in generale. Molto importante è anche esporsi al sole, almeno una mezz’ora al giorno, anche camminando e non per forza stando fermi. I mesi migliori per trarre i maggiori vantaggi dal sole vanno da maggio a settembre.

Non si tratta di sdraiarsi per forza su un lettino in spiaggia o in terrazza. E’ sufficiente scoprire viso, braccia e gambe, quindi è piuttosto fattibile anche restando in città, tra una commissione e l’altra, prima e dopo il lavoro, ecc.

Come si misura la vitamina D?

Per sapere se c’è una mancanza di vitamina D è sufficiente fare un esame del sangue che misuri il livello della riserva nel sangue si chiama “25-OH vitaina D” e non dovrebbe essere inferiore a 30g/ml, altrimenti si parla di carenza.

In caso di carenza particolarmente evidente o di difficoltà ad assumere la Vitamina D, esistono farmaci e integratori adatti.

Quali sono i fattori di rischio dell’osteoporosi?

Purtroppo, sono tantissimi i fattori che possono portare all’osteoporosi. Come:

  • fattori genetici (chi ha almeno un genitore che ha sofferto di osteoporosi);
  • scarso o nullo consumo di latte e latticini;
  • fratture e traumi;
  • malattie reumatiche croniche;
  • patologie che possono dare malassorbimento, come la celiachia;
  • assunzione frequente di cortisonici o farmaci che provocano ipogonadismo;
  • ipercalciuria, ovvero espellere troppo calcio con le urine;
  • assunzione di inibitore dell’aromatasi (farmaco che allontana il rischio recidive di tumore);
  • tabagismo (fumare troppo);
  • alcolismo.

Come si cura l’osteoporosi?

In caso di osteoporosi acclarata, lo specialista stabilirà una terapia da monitorare nel tempo a base di farmaci che agiscono o stimolando l’assorbimento a livello gastrointestinale del calcio o favorendo l’azione di deposito del calcio direttamente sull’osso.

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