Uno studio italiano pubblicato nell’ambito del progetto WORLD fornisce un importante strumento per ottimizzare i processi industriali
L’olio vegetale è un prodotto molto utilizzato in tutto il mondo per cucinare e conservare i cibi, ma ciò comporta anche la generazione di enormi quantità di residuo esausto (o WCO, dall’inglese Waste Cooking Oil): tra 1,5 e 2 milioni di tonnellate nell’Unione Europea e 41-52 a livello globale in un solo anno. Riciclare l’olio esausto è diventato pertanto una vera e propria sfida.
Olio esausto: come riciclarlo in modo sostenibile
Per evitare pesanti impatti ambientali (e relative spese pubbliche per mitigarli), l’olio esausto va smaltito in maniera corretta o, ancora meglio, riciclato; purtroppo, però, le industrie che se ne occupano si basano al momento su processi di decantazione e filtraggio piuttosto inefficienti.
Ecco quindi che entra prepotentemente in gioco il progetto WORLD (Waste Oils RecycLe and Development) coordinato dal Politecnico di Milano, i cui ricercatori si sono meritati la copertina della prestigiosa rivista RSC Sustainability grazie a un recente studio, che apre nuove prospettive nel riciclo del WCO.
Foto di Luiz Fernando Miguel da Pixabay
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