Lorenzo Fioramonti ha mantenuto la sua promessa, dimettendosi dinanzi al diniego da parte del Consiglio dei Ministri di fondi per i settori che rappresentava: scuola e ricerca. Certo, occorre dire che non siamo proprio dinanzi ad una sciagura, dato che sosteneva e promuoveva le assenze dei ragazzi il venerdì per manifestare in favore dell’ambiente; nonché una tassa sulle merendine.
Oltretutto, il suo è un gesto di rottura a metà, visto che avvierà un gruppo scisso dai Cinquestelle ma sempre a sostegno di Conte.
E dal Movimento che taglia i parlamentari, arriva una poltrona ministeriale in più. Anzi, più poltrone ministeriali, visto che occorre aggiungerci pure i Vice Ministri del nuovo Ministero.
Infatti, è stato creato un Ministero della Ricerca scorporato da quello dell’Istruzione. Che sarà presieduto da Gaetano Manfredi (vicino al Pd), rettore della Università Federico II di Napoli. Mentre quest’ultimo dicastero sarà presieduto da Lucia Azzolina, già Vice Ministro all’Istruzione, del M5S.
Vediamo dunque chi sono Manfredi ed Azzolina e cosa bisogna sapere su di [sta_anchor id=”manfredi”]loro[/sta_anchor].
Chi è Nuovo Ministro Istruzione
Come riporta Il Fatto quotidiano, Lucia Azzolina è una siciliana di 37 anni (Originaria di Florinda, Siracusa, ma trapiantata in Piemonte), la quale arriva già da una lunga esperienza nel mondo della scuola.
Il primo agosto scorso ha vinto il concorso per dirigente scolastico dopo anni di insegnamento in alcuni licei. Approda alla Camera nel 2018 tra i parlamentari del Movimento Cinque Stelle.
Durante il suo incarico di sottosegretaria si è spesso espressa a favore dello Ius Culturae sostenendo che “non regala la cittadinanza, ma la integra” e ritenendo necessario aprire
“un sano dibattito nel Paese. Dobbiamo integrare i bimbi che lo meritano, bisogna parlarne e capire anche cosa ne pensi il mondo della scuola direttamente interessato”.
Laureata in Filosofia e Giurisprudenza, è stata anche un membro attivo del sindacato Anief, prima in Piemonte, poi in Lombardia per oltre un anno e mezzo. Rassegnate le dimissioni dal sindacato, è tornata ad insegnare all’I.I.S “Quintino Sella” di Biella.
Oltre alla doppia laurea la parlamentare ha anche una specializzazione per insegnare storia e filosofia e un’abilitazione all’insegnamento per gli studenti diversamente abili.
Chi è Lucia Azzolina, tra voti bassi e critiche per il Decreto scuola
Sempre Il Fatto ci fa sapere che in occasione dell’approvazione del decreto Scuola è stata criticata da alcuni movimenti di docenti italiani che l’accusavano di non aver mantenuto fede agli impegni presi in campagna elettorale. Alcune di queste critiche sono sfociate in insulti e minacce, mentre tanti sono stati i messaggi di solidarietà da parte dei suoi colleghi.
Peraltro, il nome della Azzolina ha fatto storcere il nato a diversi membri della maggioranza, compresi alcuni deputati del M5S. Dato che hanno criticato la scelta “politicamente inopportuna” di Azzolina “di partecipare, da deputato membro della commissione Istruzione, al concorso” da preside.
Concorso in cui l’attuale sottosegretario è risultata idonea, malgrado l’esistenza di un palese conflitto d’interessi che ha spinto l’allora collega di Azzolina, Gelsomina Vono (ora passata a Italia Viva), a presentare un ricorso.
Nessun problema, invece, per Azzolina, che a chi le chiedeva conto della vicenda aveva detto di stare studiando per il concorso dal 2017. Niente di male, dunque. Almeno per lei, che risulta iscritta in graduatoria in attesa di reclutamento. Nel frattempo continua a lavorare al Miur. Finora con la carica di sottosegretario, a breve come ministro della Scuola.
Come riporta Il Giornale, i dubbi su Lucia Azzolina non finiscono qui e sono fomentati da una lettera pubblicata sabato su Repubblica da Massimo Arcangeli, presidente della Commissione per l’accesso al ruolo di dirigente scolastico che ha giudicato l’attuale sottosegretaria.
“Non ci siamo prodotti né in genuflessioni né in accanimenti, e alla fine Lucia Azzolina, malgrado io stesso le abbia fatto una domanda sull’interculturalismo caduta nel vuoto, se l’è cavata: almeno la normativa – dirò del resto più avanti – la conosceva”
ha spiegato Arcangeli, che ha voluto rispondere al dubbio (insinuato dalla possibile erede di Fioramonti) “che una combriccola di giudici prevenuti poteva avercela con lei“.
In effetti, nonostante l’idoneità ottenuta, la prova orale di Azzolina al concorso da preside non era andata poi così bene. Lo svela lo stesso Arcangeli.
“Non ha risposto a nessuna delle domande d’informatica, al punto da strameritarsi uno zero (il massimo era 6). Ho un nitido ricordo di quella prova – racconta ancora Arcangeli – come pure di quella volta ad accertare la conoscenza della lingua inglese. Il voto ottenuto dalla candidata Azzolina fu allora il più basso fra quelli maturati dal quintetto della mattinata: 5 su 12”.
Bé rispetto ad un Ministro con la Terza Media sono voti perdonabili. Quanto meno, però, Fioramonti aveva un curriculum molto elevato.
Chi è nuovo Ministro della Ricerca
Come riporta ancora Il Fatto quotidiano, Gaetano Manfredi è nato il 4 gennaio 1964 a Ottaviano, in provincia di Napoli, Manfredi si è laureato in Ingegneria nel 1988. Tecnica delle costruzioni, ingegneria civile e rischio sismico sono le sue specializzazioni. E’ rettore della Federico II di Napoli e dal 2015 presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane. Sosteneva la realizzazione di una Normale del Sud, poi tramontato.
Le sue proposte di una settimana fa: un piano straordinario per i ricercatori che garantisca nuovi ingressi e rientri dall’estero. E risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie per i meno abbienti.
Ecco la sua biografia completa, riportata dall’Huffington Post: il Magnifico dell’Ateneo più grande del meridione, da giovane ha compiuto studi classici prima di iscriversi e laurearsi in Ingegneria nel 1988 proprio alla “Federico II” con la votazione di 110/110 e lode.
Manfredi è stato dottore di ricerca in Ingegneria delle strutture e ha ottenuto una borsa di studio post-dottorato nel 1994. È stato poi ricercatore in tecnica delle costruzioni dal 1995 al 1998, diventando professore associato in Tecnica delle costruzioni dal 1998 al 2000. La nomina a professore ordinario sempre alla Facoltà di Ingegneria della “Federico II” è arrivata nel 2000.
La scadenza del suo mandato da rettore a Napoli è fissata per il 31 ottobre 2020.
Chi è Gaetano Manfredi
Manfredi accetta l’incarico ma prima di riceverlo aveva già criticato la Manovra 2020, sul fronte dell’università e della ricerca. “Siamo molto delusi”, ha spiegato il 20 dicembre parlando a nome di tutti i rettori. Un Fioramonti ante litteram insomma. Sebbene al contrario, visto che lui, anziché rifiutare l’incarico, accetta di buon grado.
“I finanziamenti che aspettavamo servivano in primis per i giovani: un piano straordinario per i ricercatori e risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie (per la cosiddetta no-tax area). Tenendo conto che siamo già il Paese europeo con il minor numero di laureati, e che notoriamente la crescita economica nella società della conoscenza non può che basarsi sulla conoscenza, non credo che questa legge renda un servizio al futuro prossimo dei nostri cittadini”.
Intervistato da Repubblica, ha ribadito che quel miliardo in meno (rispetto ai 3 chiesti da Fioramonti) “preoccupa” perché
“è il gradino minimo da cui riguadagnare prospettiva: non per oggi o domani, dobbiamo necessariamente pensare a dopodomani, avere quel respiro di cui la formazione e la cultura devono necessariamente disporre”
L’Italia, ha sottolineato,
“rischia di marginalizzarsi sempre di più e di “esportare” i più preparati e motivati, che cercano all’estero quelle opportunità non disponibili nel loro Paese. Con un impoverimento non solo economico, ma soprattutto culturale e sociale, i cui esiti danneggiano l’intera società”.
E ancora:
“Se non interveniamo ora, non potremo più dare ai ragazzi le possibilità che noi abbiamo avuto. E resteremo da soli in questo Paese: i più anziani e i meno fortunati“.
Per quanto riguarda le risorse, dalla crisi del 2008
“il taglio storico è stato di parecchio superiore al miliardo, e il comparto italiano degli atenei è sottofinanziato da anni in ambito europeo. È anche un problema di competitività. Siamo indietro: rispetto alla Germania, che ha fatto grandi investimenti industriali e ha innescato quel meccanismo virtuoso con la ricerca, dietro alla Svezia, alla Danimarca. Per non dire della Francia, tra i maggiori terreni di approdo: giovani ricercatori e professori italiani hanno raggiunto lì posizioni di prestigio”.
Manfredi è vicino al Partito democratico, che quindi guadagna una poltrona nei rapporti di forza coi Cinquestelle all’interno del governo.
Se i collegamenti con la politica di Gaetano Manfredi si limitano a due anni, tra il 2006 e il 2008, durante i quali è stato consigliere del ministro per le Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, durante il governo Prodi II, il fratello Massimiliano è un ex deputato del Partito Democratico.
Fino ad ottobre 2001 è stato segretario provinciale della Sinistra Giovanile a Napoli, dal 2006 al 2008 è stato capo della segreteria di Nicolais, nel periodo in cui il fratello era consigliere. Dal 2008 al 2009 è stato poi coordinatore per le attività programmatiche nazionali del Pd e prima di diventare deputato, dal 2010 al 2013, è stato Presidente del Pd in provincia di Napoli.
Nel 2016, sulle pagine di Repubblica, Gaetano Manfredi, fratello di parlamentare Pd e vicino ai dem, aveva negato di voler intraprendere la strada politica.
A chi gli domandava del potere seduttivo degli ambienti romani, Manfredi rispondeva:
“Io quando sono a Roma sono attento a non essere romano. Lì il rischio, il mio timore, è essere inglobato in una Roma politica e autoreferenziale. Noi abbiamo bisogno d’altro, di antidoti alla sete di potere”
Qualcuno obietterà in sua difesa: va beh, cosa c’entra? Mica si è candidato, è solo Ministro. Ma un Ministro mette l’avallo finale nella scelta dell’allocazione delle risorse.
Insomma, il curriculum c’è, la coerenza no. Inoltre, non mi sembra che i rettori e i docenti siano esenti da colpe riguardo la crisi finanziaria degli atenei italiani. Basti vedere una recente e “utilissima” ricerca su…Batman.
Ma forse, visto l’andazzo della politica dagli anni ‘80 in poi, ci dobbiamo accontentare.