Il sentore infatti è che Cosentino abbia voluto evitare che in occasione della prossima votazione relativa alla mozione di sfiducia a lui riguardante, fissata al prossimo 21 luglio, promossa da Idv, con l’appoggio del Pd, e che avrebbe avuto il sostegno probabile dell’Udc, e, punto cruciale, dei “finiani” del Pdl, si sarebbe creata una spaccatura all’interno del principale partito di Governo, forse insanabile. Una crepa politica ormai creatasi da tempo date le ripetute uscite dissonanti del Presidente della Camera Fini verso il Cavaliere, e che si sarebbe resa ancor più profonda in occasione di quella votazione, creando altresì un malumore nel rapporto già difficile con l’altro alleato leghista, da tempo diffidente e critico verso i “finiani”.
Non è stata certo la pur grave accusa che lo riguarda, e che in realtà riguarda anche gli altri pdl Dell’Utri e Verdini, a portarlo alle dimissioni. Non dimentichiamo infatti che Cosentino è indagato anche per aver cercato di screditare il candidato del Pdl alle Regionali (poi divenuto Governatore della Campania) Stefano Caldoro, e per aver pressato la Cassazione per anticipare l’udienza in cui doveva essere discusso il ricorso (poi rigettato) contro la misura cautelare emessa nei suoi confronti dai magistrati di Napoli. Ma soprattutto, su di lui pende l’accusa grave di “concorso esterno in associazione mafiosa”, dato che il suo nome è stato pronunciato da ben sei pentiti (il mio post sul caso:http://lucascialo.splinder.com/post/21513639/cosentino-dopo-cesaro-altro-uomo-di-fiducia-dei-casalesi-nelle-alte-istituzioni-campane), i quali lo hanno identificato come “uomo politico a loro completa disposizione”. In realtà la settima nominata è arrivata fresca fresca lunedì scorso nell’ambito dell’operazione ordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha decretato, tra i 17 arresti, anche quello di Raffaele Piccolo, colui che ha ammesso, come altri pentiti, i vantaggi dati a Cosentino dalla famiglia Schiavone.
Per tale accusa la Procura di Napoli aveva chiesto al Parlamento, lo scorso febbraio, l’autorizzazione all’arresto, ovviamente respinta dalla Casta. Cosentino aveva già presentato le sue dimissioni in quell’occasione, sicuro probabilmente che il Premier le avrebbe respinte, e adesso, per le ragioni politiche di cui sopra, non ha potuto fare altrimenti.
Il Governo Berlusconi perde così altri pezzi a colpi di scandali giudiziari: era toccato anche a Scajola lo scorso maggio (il mio post: http://lucascialo.splinder.com/post/22678599/scajola-quel-ministro-che-dura-poco) e ad Aldo Brancher solo pochi giorni fa (http://lucascialo.splinder.com/post/22981025/aldo-brancher-si-e%25E2%2580%2599-dimesso-ogni-tanto-la-democrazia-in-italia-funziona), fatto Ministro nell’intento palese di farlo beneficiare del “Legittimo impedimento” ed eludere così il processo a suo carico. Ma tanti sono i membri dell’attuale maggioranza sotto processo o addirittura già condannati: scabrosa la situazione del Senatore Marcello Dell’Utri, condannato di recente a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa (condannato già in precedenza definitivamente a Torino a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frodi fiscali nella gestione
di Publitalia); ma anche di Denis Verdini,coordinatore nazionale del Pdl, pure accusato di vari reati, tra cui quello che riguarda Cosentino di violazione alla legge Anselmi.
Su altri membri del Governo pendono poi vecchie condanne, ma restano impassibili al proprio posto, come i Ministri leghisti Bossi e Maroni, il primo condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per 200 milioni di finanziamento illecito dalla maxitangente Enimont, e il secondo condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale durante la perquisizione della polizia nella sede di via Bellerio a Milano. Fa piacere (in senso ironico) in quest’ultimo caso sapere che egli sia l’attuale Ministro degli interni. Complimenti.
Ritornando ai parlamentari dell’attuale maggioranza condannati, ricordiamo: Berruti Massimo Maria (Pdl) condannato in via definitiva a 8 mesi per favoreggiamento; Cantoni Giampiero (Pdl) il quale ha patteggiato 2 anni di reclusione per corruzione e concorso in bancarotta e risarcito 800 milioni di lire; Ciarrapico Giuseppe (PDL) condannato a 3 anni definitivi per il crack da 70 miliardi della Casina Valadier (ricettazione fallimentare) e ad altri 4 e mezzo per il crack Ambrosiano (bancarotta fraudolenta); De Angelis Marcello (Pdl) condannato in via definitiva a 5 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva come dirigente e portavoce del gruppo neofascista Terza Posizione; Farina Renato (Pdl) che ha patteggiato una pena di 6 mesi di reclusione per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar, l’imam egiziano rifugiato in Italia, sequestrato a Milano il 17 febbraio 2003 dalla Cia con l’aiuto del Sismi, trasportato nella base americana di Aviano e di lì deportato in Egitto, dove fu torturato per sette mesi; La Malfa Giorgio (Pdl) condannato definitivamente a 6 mesi per il finanziamento illecito della maxitangente Enimont; Nania Domenico (Pdl) arrestato per 10 giorni e poi condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali legate ad attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra (fatti dell’ottobre ’69, sentenza emessa nel 1977 e divenuta definitiva nel 1980); Sciascia Salvatore (Pdl) condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto alcuni ufficiali e sottufficiali della
Guardia di finanza; Tomassini Antonio (Pdl), medico chirurgo, è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 3 anni di reclusione per falso.
Qualche pecora nera la si trova pure nell’opposizione: Carra Enzo (Pd) condannato in via definitiva per false dichiarazioni al pubblico ministero, prima a 2 anni e poi a 1 anno e 4 mesi (grazie allo sconto del rito abbreviato) di carcere; Papania Antonio (Pd) il 24 gennaio 2002 ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio; infine, Naro Giuseppe (Udc) condannato in primo grado a 3 anni e in Cassazione a 6 mesi definitivi di reclusione (erano 3 anni in primo grado) per abuso d’ufficio nel processo per l’acquisto con denaro pubblico di 462 ingrandimenti fotografici, alla modica cifra di 800 milioni di lire.
Qualche condannato lo abbiamo anche esportato nel Parlamento europeo: Bonsignore Vito (europarlamentare Pdl) condannato definitivamente a 2 anni per tentata concussione nello scandalo delle tangenti per il nuovo ospedale di Asti, e Mario Borghezio (europarlamentare Lega Nord), condannato in via definitiva per incendio aggravato da “finalità di discriminazione”, per aver dato fuoco ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte di Torino, a 2 mesi e 20
giorni di reclusione commutati in 3.040 euro di multa.
Se può consolare, il numero dei parlamentari condannati nella precedente e breve legislatura era superiore, ben 24 unità, a fronte delle 18 presenze di oggi. Un primo passo che lascia uno spiraglio di ottimismo per il futuro. Anche perché, con tutti i problemi che ha questo Paese, siamo stanchi di sentir parlare sempre dei guai giudiziari di chi ci governa, molti dei quali, fanno politica proprio per risolverli.
Cosa ancor più triste è però anche rendersi conto che non esiste, allo stato attuale, una concreta alternativa a questi ultimi, con un centro-sinistra ancora diviso e spaesato. Anzi, certi possibili nomi che potrebbero far parte del Governo mi fanno pure rabbrividire: Casini, Rutelli, Mastella…Tanto per citare qualche nome più popolare tra i tanti “personaggi in cerca d’autore” pronti a cambiare casacca ad ogni nuova stagione politica che si presenta.
(Fonti: Tgcom, Il Messaggero, “Se li conosci li eviti, di Marco Travaglio e Peter Gomez”)