Dopo gli ultimi due anni e mezzo complicati che abbiamo vissuto per le note vicende sanitarie, Napoli è tornata ad essere inondata dai turisti. Anche di più rispetto ai livelli precedenti.
Una città che non viene più visitata solo nel weekend di Pasqua, nel periodo estivo beneficiando delle bellezze marine vicine (la penisola sorrentina o la costiera amalfitana) o nel periodo natalizio per la magia dei presepi, ma durante tutto l’anno.
Come spesso scritto su queste pagine, gran parte del merito va dato al decennio a guida de Magistris, che ha puntato tutto sulla cultura e i grandi eventi. Il quale però negli ultimi 2-3 anni si è perso, tra retorica mondialista e ambizioni calabresi, finite però male. Ora la città è guidata nuovamente dal centrosinistra con Manfredi, il quale però sembra averla riportata agli anni bui della Iervolino.
Tuttavia, i problemi atavici della città restano: disoccupazione, degrado urbano, macro e micro criminalità. Irrisolti anche volutamente dallo Stato centrale perché Napoli deve restare il capro espiatorio e fonte di cervelli e manodopera per il Nord.
Di fatti, i dati della CGIA di Mestre sono impietosi. Mentre bene va Salerno, città trasformata nel giro di trent’anni dal vulcanico De Luca nella Valencia italiana.
Napoli, il PIL non cresce
Come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, l’analisi della Cgia di Mestre racconta quali saranno i territori maggiormente in crisi nel 2023. Nella Top 10 delle 107 province analizzate per il Pil al netto delle imposte indirette (valore aggiunto reale), che esprime la crescita economica di un territorio, a risultare prima è Milano, senza molte sorprese. La città meneghina l’anno prossimo crescerà dello 0,8 per cento rispetto al 2022 (+4,7%, tasso che guadagna un 2,9% rispetto ai livelli pre-Covid).
A sorprendere è invece Savona, che risulta seconda, con una crescita dello 0,6% (+4 nel 2022) pari a quella di Salerno, terza, che tuttavia fa meglio nel raffronto fra 2022 e 2019 (pre-Covid) con una recupero rispetto al territorio ligure dell’1,5%.
Male invece Roma, solo quattordicesima, il cui Pil per l’anno che verrà dovrebbe aumentare dello 0,3 per cento.
Concentrandoci sulla Campania, Caserta risulta al 17esimo posto, con un ricchezza che dovrebbe aumentare dello 0,3% e Benevento (19esimo posto) con +0,2%. Per pescare Napoli occorre scendere fino al 38esimo posto: il capoluogo regionale nel 2023 inchioderà il suo Pil allo zero.
Peggio ancora Avellino, 54esima, che perderà nel 2023 0,2 punti percentuali di ricchezza, avendo fatto bene l’anno prima (+2,6) e nel recupero pre-Covid (+1,3%).
La città partenopea deve risolvere alcuni problemi, come rispondere alla costante de-industrializzazione in corso dagli anni ’90 per esempio, ma anche rilanciare un porto che praticamente non porta benefici alla città. Vergognoso che sia commissariato da ormai un decennio.