Terrorismo, Italia già colpita da attentato mediorientale: quella strage del 1988 di cui non si parla più

Il terrorismo islamico tiene sulle spine l’Europa. Siamo di fronte a un nuovo tipo di terrorismo mediorientale, che non si fonda più solo su “accademie del terrore” come Al Qaeda o Boko Haram, né più solo su bombe contro folle indiscriminate o omicidi di massa a colpi di kalashnikov. Bensì, anche su un tipo di comunicazione moderna, che sfrutta al meglio internet e i canali su cui viaggia, nonché armi nuove e non convenzionali, come auto di grossa cilindrata da lanciare contro pedoni a tutta velocità.

L’Italia non può abbassare la guardia, anche se, a fronte dei vari eventi tenutisi negli ultimi anni nel nostro Paese, ci è andata bene. Eppure, in Italia già si è consumato un attentato anche di matrice mediorientale. Quasi trent’anni fa, il 14 aprile 1988 a Napoli. Cosa accadde? E perché non se ne parla malgrado persero la vita cinque persone, di cui quattro napoletane?

Terrorismo: attentato scosse Napoli il 14 aprile 1986

attentato napoli 14 aprile 1988Partiamo da un ante-fatto. Come riporta Vesuvio live, il 14 aprile del 1986 gli aerei americani avevano bombardato la Libia ed ora, dopo due anni, il Paul, un cacciatorpediniere USA sbarcava al porto di Napoli. Mentre la nave da guerra attraccava, il circolo USO, l’ente che si preoccupa dell’intrattenimento delle truppe americane nel mondo, situato a Calata San Marco, si preparava ad accogliere il capitano con una festa di benvenuto. Erano le 19 e 56 di sera, fuori dal circolo il noto venditore ambulante di souvenir Antonio Ghezzi, soprannominato Popeye dagli americani, cercava di vendere qualcosa agli invitati. Invece, Assunta Capuano, Guido Scocozza e Maurizio Perrone passavano lì fuori affrettati, ansiosi di tornare a casa dopo una giornata di lavoro.

Proprio avanti all’ingresso era parcheggiata una Ford Escort: nessuno sapeva chi l’avesse parcheggiata proprio lì, nessuno se ne interessava, nessuno poteva prevedere che fosse stata riempita con trenta chili di esplosivo. L’auto esplose lasciando un solco sull’asfalto, tutta Napoli tremò per il boato da San Giovanni a Teduccio fino al Vomero. I corpi di Popeye, di Assunta, Guido, Maurizio e di Angela Santos, ufficiale portoricana, vennero ricomposti solo molte ore dopo, completamente dilaniati dalla deflagrazione.

Attentato a Napoli il 14 aprile 1988: l’armata rossa giapponese e i legami col Medioriente

Chi fu l’autore dell’attentato? L’Armata Rossa Giapponese, un violento gruppo armato nipponico. Rivendicò l’attentato quasi immediatamente e spiegò che era un monito all’Italia affinché non sostenesse più la politica estera statunitense. Junzo Okudaira, 39enne giapponese, venne condannato all’ergastolo il 20 marzo del 1992 dal Tribunale di Napoli, con l’accusa di concorso in strage e banda armata finalizzata all’eversione: alcuni testimoni l’avevano visto parcheggiare la Escort, mentre altri sostenevano di averlo scorto in Piazza Garibaldi in compagnia di una donna. Si trattava di Fusako Shighenobu, la fondatrice dell’Armata Rossa Giapponese, condannata nel 1993 negli Stati Uniti. I due si diedero alla macchia subito dopo l’attentato a Napoli. Fusako fu trovata solo nel 2000 ad Osaka ed attualmente sta scontando una pena di 20 anni in carcere. Junzo Okudaira, che attualmente dovrebbe avere 68 anni, è ancora latitante ed appare nelle liste dei ricercati più pericolosi al mondo.

IL CASO DEL RAPIDO 904, LA STRAGE DI NATALE

Perché abbiamo parlato di attentato Mediorientale? Come riporta Wikipedia, l’armata Rossa Giapponese ha stretto legami con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Dai primi anni ’80 l’ARG smise le attività in Giappone (compì vari attentati anche al di fuori del territorio nipponico) e strinse la causa del Fronte Nazionale palestinese ottenendo finanziamenti, addestramento e rifornimento di armi. L’organizzazione venne sciolta il 14 aprile 2001. Il gruppo, nato nel febbraio 1971, ha avuto circa 400 membri, diventando di fatto uno dei più conosciuti gruppi armati di sinistra nel mondo. Il suo obiettivo principale era di rovesciare la monarchia giapponese ed iniziare una rivoluzione mondiale. Molti dei suoi membri hanno trovato riparo in Corea del Nord, Paese ancora ad ispirazione comunista. Ma il Giappone spera prima o poi di ottenerne l’estradizione per sottoporli a processo.

Sinceramente non conoscevo questa storia e non capisco perché non si celebri alcunché malgrado siano morte ben 5 persone.

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