Putin elogia Napoli per murales Jorit: con Russia amicizia storica

Putin elogia Napoli per murales Jorit: con Russia amicizia storica

Introduzione

I colloqui tra Russia e Ucraina iniziano ad aprire spiragli di una fine del conflitto. Ma siamo solo agli inizi e le trattative andranno ancora per le lunghe. Molto dipenderà anche dagli Stati Uniti, che manovrano Zelensky, tra armi e lusinghe di un ingresso nella Nato del paese che rappresenta.

Nel frattempo, contro la Russia, oltre a multinazionali che hanno abbassato le serrande sul territorio, confische di beni mobili e immobili in giro per l’Europa contro gli oligarchi del paese e sanzioni e dazi economici contro lo Stato, c’è stata anche una cancel. La cui cultura – dal cinema impressionista alla danza classica passando per la letteratura – è sterminata e non è certo inferiore a quella occidentale.

Tuttavia, Napoli si sta distinguendo anche in questo. Mentre alcune università hanno perfino censurato il grande scrittore russo Fyodor Mikhailovich Dostoevskij, il bravissimo Jorit gli ha dedicato un murales. Ottenendo anche gli elogi di Vladimir Putin.

Ma tra Napoli e la Russia l’amicizia è più che bicentenaria.

Murales di Jorit su Dostoevskij a Napoli dove si trova

Come riporta LaRepubblica, Jorit Ciro Cerullo, in arte Jorit, bravissimo writer classe 1990, talentuoso street art di padre napoletano e madre olandese, ha realizzato un murales con protagonista Fyodor Mikhailovich Dostoevskij. Lo ha realizzato sulla parete dell’istituto tecnico Righi situato nel quartiere di Fuorigrotta. Precisamente, sul lungo e importante per la viabilità viale Kennedy.

Di fianco al volto del grande scritto russo – autore tra gli altri di Delitto e castigo, I fratelli Karamazov o L’idiota – segnato dai tratteggiamenti rossi che sono la firma inconfondibile del writer, anche un testo tratto da ‘Uccellacci uccellini‘ di Pier Paolo Pasolini. A cui Jorit pure ha dedicato un murales, in quel di Scampia.

Così Jorit ha presentato il suo murales:

La gaffe dell’Università Bicocca di Milano che prima ha sospeso un corso su Dostoevskij e poi ha chiesto di ripristinarlo ma integrandolo con autori ucraini, mi ha colpito molto. Da un piccolo, ma grande, istituto superiore di Napoli, voglio lanciare un messaggio perchè la cultura non sia mero nozionismo settoriale nè piatta dialettica

Qui ho riportato gli altri murales di Jorit e dove si trovano.

Elogi di Putin a murales Dostoevskij

Il murales non è passato inosservato al presidente russo Vladimir Putin, molto compiaciuto dell’opera. Il quale, come riporta DailyNews24, ha così commentato il murales di Jorit:

La verità si farà strada indipendentemente dell’oppressione in Occidente. Così come ha fatto un street artist che a Napoli ha dipinto sul muro di una scuola il ritratto dello scrittore russo Fyodor Mikhailovich Dostoevskij, oggi accusato e discriminato in Occidente”. Putin spiega: “Questo dà speranza che attraverso la reciproca simpatia delle persone, attraverso una cultura che connette e unisce, la verità si farà strada

Una bella risposta anche ai tifosi del Verona, che con uno striscione in occasione della partita contro il Napoli, hanno riportato le coordinate della città partenopea invitando i russi a lanciare un missile. Probabilmente si sono resi conto che la richiesta “lavali col fuoco” ha lasciato indifferenti il Vesuvio.

Tra Napoli e la Russia una storica amicizia

Ma tra Napoli e la Russia vige una storica amicizia, risalente alla metà del 1700. Uno dei tanti esempi, più recenti, è una targa che nel 2017 è stata installata al principio della via Toledo, incrocio via Nardones, nei pressi della centralissima Piazza Trieste e Trento. Alla guida della città c’era de Magistris e forse con chi c’è oggi a Palazzo San Giacomo, non sarebbe stato permesso.

La targa commemorativa delle relazioni tra la città e San Pietroburgo, inaugurate nel 1777, quando a Napoli si trasferì il primo ambasciatore ad aver mai rappresentato la Russia sul suolo italico. Si trattava di Andrey Kirillovich Razumovsky, e prese domicilio proprio nel Palazzo Pescolanciano di via Nardones 188.

Come riporta Angelo Forgione sul proprio Blog, le relazioni divennero profonde e legarono da fraterna vicinanza il re Ferdinando di Borbone e l’Imperatrice Caterina II. Napoli divenne la culla dei migliori talenti russi della musica, della pittura e della scrittura. Giovanni Paisiello, Tommaso Traetta e Domenico Cimarosa, nel secondo Settecento, furono maestri di cappella e direttori dei Teatri imperiali di San Pietroburgo, allora capitale russa.

Nel 1794 il napoletano Josè de Ribas, nato dal matrimonio tra il console spagnolo e un’aristocratica irlandese, fondò la città di Odesso, col nome dell’antica colonia greca, sulla base di Khadjibev, un villaggio periferico sul Mar Nero. Fu l’Imperatrice a femminilizzare il nome di quella che divenne per sempre Odessa.

Il legame tra i due Paesi, durante la riconquista del Regno da parte dei Borbone di Napoli dopo la repubblica giacobina del 1799, produsse l’aiuto militare russo a favore dell’Armata della Santa Fede del cardinale Ruffo.
Con il boom del gusto neoclassico, l’architetto di origine napoletana Carlo Domenico Rossi, naturalizzato e russificato Karl Ivanovič perché figlio di una ballerina russa di scena a Napoli, riempì di monumenti San Pietroburgo, compreso il teatro Alexandrinsky, con facciata molto somigliante a quella del San Carlo, dove andarono in scena i successi napoletani.

Il gemellaggio culturale Napoli-San Pietroburgo divenne anche commerciale, cosicché a Kronstadt, una località isolana di fronte la capitale russa, fu realizzata una fabbrica siderurgica identica a quella di Pietrarsa, visitata e tanto ammirata dallo Zar Nicola I, affettuosamente ospitato a Napoli da Ferdinando II alla fine del 1845 per consentire alla malata zarina Aleksandra Fëdorovna di giovarsi del clima della Sicilia, e grato nel ricambiare con due pregevoli cavalli di bronzo con palafrenieri, identici alle statue di ornamento del ponte Aničkov di San Pietroburgo. Sistemati all’ingresso dei giardini del Palazzo Reale, di fianco al San Carlo, ancora oggi fanno bella mostra di sé.

Ed ancora, a Napoli iniziarono a giungere grandi forniture di eccellente grano duro russo di tipo Taganrog per le pregiate lavorazioni della pasta. Siamo stati i primi a importante il grano russo, quello che oggi vorrebbero troncare.

Poi arrivarono gli eventi che portarono alla fine del Regno delle Due Sicilie, che si rifiutò di combattere contro i russi in favore di Francia e Inghilterra. Anzi, i Borbone offrirono alla flotta russa i propri porti nel Mediterraneo per i rifornimenti. Napoli divenne così per gli anglo-francesi un nemico giurato, ritirando anche i propri ambasciatori.

Il resto è storia, con l’abbattimento del Regno in favore dei Savoia, aiutati proprio da quegli stati.

Infine, come ricorda sempre Forgione, nel 1898, proprio davanti a un tramonto sul mare di Odessa, Eduardo Di Capua trovò l’ispirazione per musicare la celebre canzone-capolavoro ‘O Sole Mio, parolata da Giovanni Capurro. Una delle canzoni più conosciute e tradotte al mondo, anche dai russi. Che ora qualcuno vorrebbe tornare ad inimicarci. Corsi e ricorsi storici.

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