PREMIER E MILITARE ISRAELIANO ERA IN COMA DAL 4 GENNAIO 2006 IN SEGUITO A UNA GRAVE EMORRAGIA CEREBRALE. INASPRI’ I RAPPORTI CON LO STATO PALESTINESE, AMMORBIDENDOLI SOLO PRIMA DEL CROLLO FISICO
Dopo 8 anni di coma in seguito a un emorragia cerebrale, è morto Ariel Sharon, ex Premier e Generale israeliano. Il 27 febbraio avrebbe compiuto 86 anni. Spese la sua vita per la causa israeliana, prima da militare, poi da politico. Inasprì i rapporti con la Palestina, rendendosi anche protagonista di atroci stragi. Divenne acerrimo nemico di Arafat. Un paio di anni prima dell’emorragia cerebrale che lo ridusse a un vegetale, si verificò la sua svolta moderata: decise di ritirare le truppe israeliane dalla Striscia di Gaza, nonché la sua uscita dal Likud, partito nazionalista liberale, per fondare un nuovo partito, il Kadima, centrista e liberale. Ma era troppo tardi per intraprendere il cammino di pace: il destino lo attendeva beffardamente dietro l’angolo.
ORIGINI E CARRIERA MILITARE – Nacque il 27 febbraio 1928 nella cooperativa agricola di Kfar Mala, nel Mandato britannico della Palestina (oggi Israele), da una famiglia di ebrei lituani immigrati: Shmuel Sheinerman, di Brest-Litovsk (oggi Brěst, in Bielorussia) e Dvora (già Vera), di Mogilëv, sempre in Bielorussia. Nel 1942, a 14 anni, Sharon si unì al Gadna, un battaglione giovanile paramilitare, e in seguito all’Haganah, la forza paramilitare ebraica sotterranea, precursore delle Forze di Difesa Israeliane.
Sharon combattè come capo plotone nella guerra del 1948-49, dove fu gravemente ferito. Diventò capitano a 21 anni e ufficiale dei servizi segreti a 23. Dopo una breve esperienza all’Università, tornò nell’esercito. Maggiore, fu comandante negli anni cinquanta dell’Unità 101, una forza speciale dell’esercito creata apposta per reagire con rappresaglie agli attacchi terroristici sul suolo israeliano. Generale all’età di 28 anni, combatte alla testa dell’esercito la Guerra del 1956, ma in un’azione durante la battaglia di Mitla morirono 40 suoi soldati. Nel 1962 venne nominato Comandante della Scuola di Fanteria e Responsabile dell’Addestramento.
Durante la Guerra dei Sei Giorni (1967) fu comandante di una divisione corazzata. Nel 1969 venne nominato Comandante del Comando Sud. Nel 1972 il ministro della Difesa Moshe Dayan bloccò la sua nomina a Capo di Stato Maggiore. Così Sharon lasciò di nuovo l’esercito, questa volta sbattendo la porta, e decise di
entrare in politica. Scelse il Likud, in opposizione al laburista Dayan. Nel 1973 scoppia di nuovo la guerra (Guerra del Kippur) e Sharon è richiamato in servizio al comando di una divisione corazzata della riserva. Il generale Elazar, che Dayan gli ha preferito come Capo di Stato Maggiore, si è fatto cogliere di sorpresa dagli eserciti di Egitto e Siria, ma Sharon gli toglie le castagne dal fuoco. Aggira la terza armata egiziana sbarcata sul suolo israeliano con un ardito controsbarco sulla costa africana e inizia addirittura una marcia sul Cairo, fermata solo dalla tregua. Furibondo, lascia la divisa definitivamente, protestando contro il governo che ha preferito il negoziato alla vittoria sul campo.
LA CARRIERA POLITICA – Sharon nel 1973 era già deputato del Likud, ma dopo un anno diede le dimissioni e, fra il 1975 e il 1977 era consigliere per la sicurezza del premier, il laburista (ma amico) Yitzhak Rabin. Quando il Likud vinse per la prima volta le elezioni, Sharon diventò Ministro dell’Agricoltura, svolgendo un ruolo di primo piano nel programma di costruzione di insediamenti ebraici a Gaza e in Cisgiordania.
Nel 1982, come Ministro della Difesa, è stato l’artefice dell’invasione del Libano. L’attacco si risolse anche nel massacro di centinaia di palestinesi nei campi profughi libanesi ad opera delle milizie cristiane. Nota a tutti è stata la strage di Sabra e Shatila, dopo la quale una commissione di inchiesta israeliana, presieduta dal magistrato della Corte Suprema Yitzhak Kahan ordinò, all’inizio del 1983, la rimozione di Sharon dalla carica di ministro della Difesa. Costretto alle dimissioni, Sharon ottenne un ministero senza portafoglio nel 1983-84, per poi andare al Commercio e Industria tra 1984 e 1990 e all’Edilizia tra 1990 e 1992. Di nuovo ministro delle Infrastrutture tra 1996 e 1998 e degli Esteri tra 1998 e 1999 con Benjamin Netanyahu premier, dopo la sua sconfitta diventò il nuovo leader del Likud.
L’ATROCE “SPIANATA” – Il 28 settembre 2000 Sharon, accompagnato dalla sua scorta armata (circa un migliaio di uomini), fece il suo ingresso nella Spianata delle moschee a Gerusalemme. La Spianata, nella quale si erge la Cupola della Roccia (luogo sacro ai musulmani che vi indicano il luogo in cui Maometto compì il suo miracoloso “viaggio notturno”) è tradizionalmente controllato dai palestinesi: col suo gesto Sharon intese far capire che anche quella parte della città sottostava alla sovranità israeliana. L’episodio (in seguito definito “la passeggiata di Sharon”) scatenò una serie di reazioni da entrambe le parti in conflitto, dando inizio in pratica alla Seconda Intifada.
Il primo appuntamento elettorale dopo il gesto furono state le elezioni parlamentari all’inizio del 2001. L’episodio della “passeggiata” nella Spianata delle moschee, pur causando conseguenze nefaste nelle relazioni israelo-palestinesi, fece tuttavia guadagnare a Sharon il consenso necessario per vincere le elezioni su una piattaforma di critica degli accordi di Oslo. Dopo le elezioni, fu sua la decisione di confinare Yasser Arafat a Ramallah. Rieletto nel 2003 avviò la costruzione di una barriera difensiva al confine con la Cisgiordania per ridurre al minimo gli attentati suicidi.
LA SVOLTA MODERATA E LA MALATTIA – Nel febbraio 2004 annunciò la sua intenzione di lasciare la striscia di Gaza. Il piano prevedeva non solo il ritiro dei soldati, ma anche il rientro di 8000 coloni dai loro 25 villaggi, costruiti a partire dal 1967 a Gaza e in Cisgiordania.
Il 20 novembre 2005 Sharon uscì dal Likud, il partito nazionalista liberale che aveva contribuito a far crescere, e fondò un nuovo partito, il Kadima (che in ebraico significa “avanti!”), centrista e liberale, in cui confluì anche il Premio Nobel per la Pace Shimon Peres (ex laburista).
Poche settimane dopo la fondazione del partito, Sharon ha avuto però un improvviso grave problema di salute che ne ha provocato l’uscita dalla vita politica attiva. Ricoverato in ospedale il 18 dicembre 2005 per un leggero ictus, Sharon fu dimesso il 20. Ma pochi giorni dopo, il 4 gennaio 2006, il premier venne colpito da una grave emorragia cerebrale che comportò il suo ricovero d’urgenza all’ospedale di Hadassa a Gerusalemme, dove fu sottoposto, in due diversi momenti, a due lunghi interventi per bloccare due episodi assai imponenti di emorragia cerebrale. Il dottor Shlomo Mor Yosef, direttore dell’ospedale Hadassa, dove Sharon era ricoverato, confermò inizialmente le notizie dei lievi miglioramenti del paziente, uscito il 10 gennaio dal coma farmacologico. Nel marzo 2006 il suo partito vinse le elezioni parlamentari. L’11 aprile 2006, visto il permanere del coma, Sharon fu ufficialmente destituito dalla carica di primo ministro. La decisione ebbe effetto dal 14 aprile, e la carica fu assunta “ad interim” da Ehud Olmert.
Della morte di un essere umano non si dovrebbe sorridere mai. Ma nella fattispecie, le persone a cui ha sottratto parenti e amici hanno tutto il diritto di farlo.
FINALMENTE QUESTO PORCO RABBINO DI MERDA è SCHIATTATO!!!
c'è stato di peggio….comunque R.I.P.
uno stronzo da vivo…. e stronzo da morto speriamo sia morto fra dolori