Monopoly, il gioco da tavolo che ha inculcato il Capitalismo a generazioni

Monopoly, il gioco da tavolo che ha inculcato il Capitalismo a generazioni

Vediamo quali sono le origini del Monopoly, come si gioca e chi vince alla fine. Ma anche l’anima capitalista del gioco.

Nell’era del digitale, i mitici giochi da tavolo sembrano appartenere a un Era jurassica. Quando si passava il tempo guardandosi negli occhi, presenti fisicamente, con semplicità. Tra quelli più noti troviamo Monopoly, di origini americane e non potrebbe essere altrimenti.

Del resto, alla base del gioco c’è proprio l’arricchimento, l’accaparrarsi quanti più terreni ed immobili possibili, prevaricando sugli altri. Avendo tra i pochi ostacoli, oltre alla sagacia degli altri, i mitici mazzi di carte composti da Probabilità e Imprevisti.

Dunque, la quinta essenza del Capitalismo e dell’arrivismo, oltre che, come suggerisce il nome, del Monopolio economico. Roba da Bill Gates, per intenderci.

Ripercorriamo la storia del Monopoly.

Le origini del Monopoly

Non c’è una versione univoca rispetto alle origini del Monopoly. Come ricostruisce Wikipedia, la versione che ha avuto il sopravvento riguarda il fatto che a idearlo fu Charles B. Darrow, un ingegnere disoccupato, che nel 1934 propose alla casa editrice Parker Brothers un gioco di sua invenzione, basato sulla compravendita di terreni e di immobili.

La società tuttavia rifiutò la proposta, così Darrow produsse il gioco da solo, mettendolo in vendita in un grande magazzino di Filadelfia. Fu un grande successo commerciale, al punto che la Parker Brothers non poté fare a meno di acquistarne i diritti.

Ricordiamo che la Parker Brothers è una società statunitense nata nel 1883, che nel corso della sua storia ha prodotto altri giochi da tavolo fortunati come Cluedo (nella versione originale Clue) e RisiKo! Nel 1991 è stata rilevata da Hasbro.

Ad onor del vero, il gioco ideato dall’ingegner Darrow non era una sua invenzione ma rielaborava a mo’ di sintesi altri giochi apparsi sul mercato con vari nomi. La base del gioco, in particolare, rievoca quella ideata nel 1903 da Elizabeth Magie, ideatrice del gioco The Landlord’s Game. Un gioco concepito per insegnare la teoria dell’imposta unica sui terreni dell’economista Henry George. Del quale la Magie era una sostenitrice.

Il gioco di Elizabeth Magie riprendeva molti dei tratti del Monopoly proposto da Darrow:

  • si svolgeva su una plancia composta da 40 caselle distribuite su 4 lati da 10 caselle cadauno;
  • 4 caselle d’angolo identificavano: il punto di partenza (al passaggio del quale si otteneva del denaro), la prigione (Jail), il Parco Pubblico, e la casella Vai in Prigione;
  • al centro di ogni lato era presente la casella ferrovia;
  • le restanti caselle rappresentavano proprietà da acquistare o tasse/multe da pagare.
  • Mancavano invece i cartoncini “Chance” e “Community Chest” (da noi conosciuti come “Imprevisti” e “Probabilità”).

La versione primitiva del Monopoly ebbe inizialmente particolare successo nel nord-est degli Stati Uniti.

La Parker Bros. per evitare problemi di copyright decise di acquisire i diritti degli altri giochi simili, oltre che del succitato The Landlord’s Game anche di Finance, un altro gioco simile, sebbene in quest’ultimo caso andò oltre acquisendo l’intera casa editrice.

Monopoly in Italia

In Italia il gioco arrivò nel 1936, inviato alla casa editrice milanese Arnoldo Mondadori, già allora tra le più importanti del paese. Insieme alla confezione, anche una lettera, che proponeva l’acquisto dei diritti del gioco per pubblicarlo in Italia.

Il gioco fu tradotto in italiano e per le strade si scelsero principalmente quelle di Milano dove la Mondadori aveva e ha la sede principale. A “La Rinascente” si svolsero dimostrazioni gratuite su come giocare e in pochi giorni iniziò ad esserci una folla nutrita di persone che accorrevano per imparare.

Su tutti, a essere modificato fu anche il nome, complice anche l’italianizzazione imposta dall’allora Regime fascista. Così nella versione italiana divenne Monòpoli, e non Monopòli, come sarebbe stato più linguisticamente corretto. I diritti del gioco in Italia sono stati fino ad anni recenti della Editrice giochi, che si occupò della traduzione. Per poi passare anche in Italia alla Hasbro, sebbene più tardi (nel 2009).

La Editrice giochi ha pubblicato altri giochi da tavolo di successo, come

  • Dungeons & Dragons
  • Manager
  • Metropoli
  • Ok, il prezzo è giusto!
  • Picchiatello
  • Rischiatutto
  • RisiKo!
  • Scarabeo

Come si gioca a Monopoly

I giocatori tirano a turno 2 dati e si spostano sul tabellone mediante i succitati segnalini.

I giocatori devono acquistare proprietà terriere, per poi realizzare edifici, soprattutto case ed alberghi. Lo scopo è quello di incassare le rendite dai giocatori la cui pedina si fermi su una casella relativa ad una sua proprietà. Poi ci sono caselle come le stazioni, che ovviamente non sono edificabili ma garantiscono comunque una rendita una volta.

Nel caso in cui un giocatore non abbia contanti per pagare una rendita, può ipotecare o vendere le proprietà di cui è in possesso. Se non possiede più proprietà, dichiara bancarotta ed esce dal gioco.

Il gioco prevede inoltre la possibilità di essere mandati in prigione finiti sull’apposita casella e dalla quale si può uscire pagando una cauzione (proprio come in America, la libertà la compra chi c’ha i soldi).

Inoltre, quando il giocatore è in prigione, non potrà ricevere pagamenti da altri giocatori.

Come funzionano gli Imprevisti e le Probabilità

Altra chicca del gioco sono le carte chiamate “Imprevisti” e “Probabilità“: si pesca dal mazzo rispettivo quando si finisce su una casella degli uni o degli altri. Si tratta di obblighi per il giocatore, ora positivi, ora negativi. In genere, le “Probabilità” sono più auspicabili degli “Imprevisti”, dato che nella metà dei casi si riscuote.

Chi vince al Monopoly

Vince chi resta in gioco tra tutti, e ha acquisito appunto il monopolio. Si può anche stabilire un tempo massimo di gioco, al termine del quale si dichiara vincitore colui che, contando il denaro contante e il valore delle proprietà, possieda la maggiore ricchezza.

L’opzione tempo può essere ideale quando si gioca in tanti e si rischia che una partita diventi interminabile, visto che la situazione economico-patrimoniale dei giocatori può cambiare spesso. O quando si vuole evitare che i giocatori restino a guardare ormai fuori dai giochi per troppo tempo.

Qui abbiamo parlato dei 10 giochi da tavolo che valgono di più.

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