Ti piace l’Irlanda? Ecco i migliori film ambientanti sull’Isola di smeraldo

Ti piace l’Irlanda? Ecco i migliori film ambientanti sull’Isola di smeraldo

Quali sono i migliori film ambientati in Irlanda? In questo articolo – abbinando due personali passioni, per questa splendida isola amata fin dall’adolescenza e quella per il Cinema – propongo una personale Top 10 dei film più belli sull’Irlanda.

Film romantici, storici, drammatici, biografici, anche di fantascienza. L’ordine è puramente casuale e non vuole essere una classifica. Inoltre, come sempre accade, ciascuno avrà le sue preferenze personali.

Pertanto, questo elenco sui migliori film irlandesi, vuole solo essere un umile suggerimento per chi cerca info in materia.

Ecco dunque la mia lista dei migliori film girati in Irlanda.

Migliori film ambientati in Irlanda

migliori film ambientati in irlanda

Ecco i migliori film ambientati in Irlanda.

La figlia di Ryan

Siamo nell’Irlanda d’inizio ‘900, in piena guerra contro la Gran Bretagna. Charles è un maestro che torna da Dublino nel suo villaggio natio situato nella Contea di Dingle.
L’ingenua e sognatrice Rosy, la figlia di Ryan, l’oste del paese, ne rimane ammaliata, dalla sua cultura e gentilezza. Al punto da accettare la sua proposta di sposarlo. Incassato anche il consenso del parroco del paese, una figura molto autorevole e influente tra i popolani.
Un giorno però, nella cittadina arriva il maggiore Doryan, di ritorno dal fronte della Prima guerra mondiale e mandato lì in quanto gravemente provato dalla guerra. Che lo ha reso traumatizzato e zoppicante.
Rosy finisce per innamorarsi della sua fragilità e trova in lui quella passione carnale che il pur gentile maestro non gli offre. Ma la guerra civile impervia e finisce per intaccare anche quell’amore incestuoso.
Penultimo film di David Lean, che apre gli anni ’70 concedendosi, oltre che qualche scena osé ormai in vista di sgoganamento, una pellicola lunga ben 3 ore. Forse una sintesi maggiore ne avrebbero fatto un capolavoro. La capacità di sintesi, del resto, rientra tra i fattori che fanno grande un film.
Per il resto, magnifica la scenografia naturale offerta dalla splendida Irlanda, con alcune scene incredibili. Su tutte, quella del mare in tempesta, con i popolani che recuperano le armi clandestine dal mare. Magnificenza colta in pieno dall’autore della fotografia, Freddie Young. Il quale fu anche insignito dell’Oscar per la fotografia.
Straordinaria poi la prova di John Mills, nei panni dello storpio e muto Michael. Prova che gli valse anche l’Oscar come migliore attore non protagonista. Michael, l’unico della cittadina che saluterà la partente Rosy. E avrà lacrime per lei.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Le ceneri di Angela

Alan Parker traspone un romanzo autobiografico di Frank McCourt, in un film intenso, che commuove e che racconta egregiamente le sofferenze patite da un popolo che cercava la propria indipendenza negli anni ’30 del secolo scorso.
In una Limerick sempre annebbiata e piovosa, cresce Frank McCourt, con un padre alcolizzato e poco incline al lavoro e una madre che cerca di sostenere da sola la casa. Nascono tanti fratelli, due muoio, uno nelle sue braccia nel letto. La scuola lo catechizza nel cattolicesimo più bigotto ed ipocrita. Trova anche un lavoro ma deve rinunciarci perché gli viene una terribile congiuntivite. Trova l’amore, ma per una ragazza condanna a morte dalla Tisi.
In quel contesto, Frank fa gli anticorpi per sopravvivere, coltivando nel cuore il sogno di emigrare negli Usa.
Toccante spaccato della travagliata storia irlandese, un affresco dell’umanità che soffre. La scena più bella è di Frank che confessa tutti i suoi peccati e le sue sofferenze dinanzi alla statua di San Francesco. Che lo assolverà senz’altro e lo benedirà per iniziare una nuova vita oltreoceano. Lontano da quella piovosa Limerick che tante pene gli ha fatto patire.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Michael Collins

Neil Jordan ci mostra la vita di uno dei padri fondatori dell’attuale Repubblica d’Irlanda. La parte prevalente dell’isola di smeraldo che non ha mai voluto piegarsi alla Regina britannica.
Michael Collins, interpretato da un sempre ottimo Liam Neeson, capeggia ad inizio ‘900 il movimento di liberazione irlandese IRA. Nel modo che sa fare meglio: la guerriglia.
Tuttavia, all’interno della frangia dei rivoltosi iniziano a crearsi disparità di vedute, proprio quelle che favoriscono il già più potente nemico.
Il film è un concentrato di sentimenti: la voglia di libertà, i rapporti di amicizia, l’amore, il tradimento. Il regista riesce così a non proporre il solito film storico, ma racconta pagine tragiche di storia attraverso le umane vicende dei protagonisti.
Chi lo guarda per la prima volta, finirà per innamorarsi inevitabilmente di questo paese e di questo popolo. Che ha scelto la resistenza e la sofferenza, alla accomodante vita sottomessa.

Valutazione: 4/5

Genere: Biografico

Calvario

Padre James è il parroco di una piccola cittadina della Conte di Sligo, molto vicina all’Irlanda del Nord.
Buona parte della popolazione, però, è ormai scettica e critica nei confronti della Chiesa. Complici anche gli scandali emersi qualche anno prima, che hanno svelato decenni di abusi sessuali da parte del clero irlandese nei confronti dei bambini.
Lo stesso James, che ha preso i voti dopo un matrimonio fallito, dal quale ha avuto una figlia, anch’ella affetta da problemi psicologici per il doppio abbandono dei genitori, non è convinto della toga che indossa.
Così, si trova ad affrontare peccatori di ogni risma. Sempre pronti a mettere in dubbio la sua autorevolezza. Uno di loro, durante una confessione, “promette” anche di ucciderlo la settimana successiva. Proprio perché quel parroco, tutto sommato, non ha colpe. Ed è l’ideale agnello sacrificale.
John Michael McDonagh scrive e dirige un film che fa i conti con il grande scandalo che ha travolto la cattolicissima Irlanda. Fatta di prati sconfinati, mari tumultuosi, un vento sferzante e appunto tante Chiese. Quelle che ormai, come dice uno dei protagonisti, hanno fatto il loro tempo.
Bellissima la fotografia, che sfrutta a pieno i panorami tipici irlandesi. Che si prestano sempre molto bene a raffigurare l’inquietudine dei protagonisti.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Magdalene

Le Magdalene erano istituti gestiti dalle Suore della misericordia dove finivano ragazze madri, spesso violentate ma ugualmente ritenute colpevoli. Nonché prostitute o semplicemente ragazze alle quali piaceva farsi corteggiare dai ragazzi. Non mancavano abusi, azzeramento della personalità.
Le tre protagoniste raffigurano tre casi tipici di ragazze che finivano in questi istituti. Una ragazza madre sottratta del proprio figlio, una ragazza violentata dal cugino ma ritenuta colpevole, una ragazza di bell’aspetto che adorava imbellirsi e formicare con i ragazzi. Incarnavano dunque l’idea ingiusta e bigotta imposta dalla religione cattolica nella sua formulazione più estrema.
Assisteranno ad abusi ed ingiustizie, che fomenteranno in loro il desiderio costante di evadere da quella realtà così assurda. Alla quale sarà posta conclusione solo negli anni ’90 del secolo scorso.
Peter Mullan, di origini scozzesi, è dotato di grande capacità nel trasporre storie come queste. Di emarginazione ed ingiustizia. Ma anche di riscatto. Compare anche nella scena della ragazza riportata nell’istituto dopo essere tornata a casa, nelle vesti del padre violento che l’ha ripudiata. E questa è solo una delle scene che rimangono. La pellicola è un continuo di episodi che suscitano rabbia e indignazione per le tante giovani vite spente in nome del Signore.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Philomena

Philomena è una sessantenne irlandese molto cattolica. Vedova, con una figlia, infermiera in pensione, vive una vita tranquilla, immersa nelle verdi lande dell’isola di smeraldo, con le sue certezze inossidabili. Ma ha un segreto sepolto da cinquant’anni, che riaffiora alla mente ogni anno ad ogni compleanno di quel frutto bollato come peccato dai suoi genitori e dalle suore che la presero in affidamento. Un figlio che non ha mai conosciuto.
Venuta a sapere di quel segreto, la figlia Margareth decide di darle una mano, chiedendo aiuto a un giornalista silurato dalla Bbc dal Governo Blair: Martin Sixsmith. Dopo essersi rifiutato inizialmente, bollando la storia come la classica storiella per giornali mediocri, decide di buttarsi nella vicenda per scrivere una sensazionale storia e rilanciarsi. Così i due partono per l’America, portando con sé le proprie rispettive differenze caratteriali, culturali, i diversi scopi del viaggio. Scopriranno così cosa è successo a quel figlio ignoto, ma al contempo, si miglioreranno a vicenda grazie all’interscambio dei loro mondi così diversi.
Dopo una serie di film poco esaltanti, Stephen Frears torna con un film di spessore. Una storia toccante, soprattutto perché vera, sulla scandalosa compravendita di bambini in Irlanda negli anni ’50 destinati soprattutto in America. Una vicenda per la quale ha tratto spunto da un libro pubblicato nel 2009 da Martin Sixsmith “The lost Child of Philomena Lee”. Stilisticamente è girato in modo semplice, lineare, con risvolti scontati, gestualità e dialoghi dei protagonisti prevedibili. Pecche giustificate giacché il regista punta tutto sulla sua forza della vicenda, riuscendo a toccare le corde sensibili dello spettatore. D’altronde Frears nella sua carriera si è distinto proprio per la sua capacità di raccontare storie coinvolgenti. Più contestabile, forse, la scelta di raccontare subito l’antefatto che riguarda Philomena, vero motore di tutta la pellicola. Più opportuna, e in fondo necessaria, invece la scelta di svelare a poco a poco la vita di suo figlio.
Premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Venezia, la bravissima Judi Dench nei panni di Philomena già destinata all’Oscar.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà

Dopo il vento che accarezza l’erba, Ken Loach torna a parlare di Irlanda e dei difficili anni d’inizio ‘900 quando il Paese stava vivendo una guerra civile. Se con Il vento che accarezza l’erba, il regista britannico ha descritto la fase della guerra con gli inglesi, che arrivò a dividere perfino i due fratelli protagonisti del film, con questa pellicola descrive la fase successiva. Questa volta la nemica da affrontare non è la Gran Bretagna, bensì la Chiesa, con le sue idee conservatrici, restia perfino alla felicità e alla spensieratezza. Protagonista è Jimmy Hall, il quale fu costretto ad andarsene dal suo paese per raggiungere gli Stati Uniti. Tornato dieci anni dopo, rimette in piedi un piccolo ritrovo dove le persone possono imparare a dipingere, ballare, praticare la boxe, cantare. Ma che dalla Chiesa viene visto solo un covo del Diavolo. Verrà ancora una volta perseguitato. Intenso, coinvolgente, dinamico, Loach conferma di avere feeling anche con la cinematografia moderna. E’ passato quasi un secolo da quel periodo, ma lui non intende farlo dimenticare. Negli anni non ha perso la sua vena critica nei confronti del suo paese, tornato su una sponda politica conservatrice. Il suo cinema, dedito da sempre agli ultimi, è sopravvissuto anche alla tanto odiata.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Film irlandesi più belli

film più belli girati in irlanda

Proseguiamo la carrellata con i film irlandesi più belli.

Nel nome del padre

Jim Sheridan traspone il libro autobiografico Proved Innocence ( Il prezzo dell’innocenza ) di Gerry Conlon, tratto a sua volta da una storia vera.
Il regista punta a far conoscere una delle tante pagine drammatiche e travagliate dell’isola di smeraldo, dove un popolo è stato diviso da assurde divisioni religiose e politiche. Arrivando a sbattere in carcere innocenti pur di dare esempi punitivi e parvenze di rigore giuridico.
La pellicola, in modo molto semplice e realistico, fa sentire la sofferenza di chi ha vissuto certe ingiustizie sulla propria pelle. Giovani strappati alla loro vita o alla loro libertà, nei tormentati anni ’70 di Belfast molto simili ai nostri.
Su tutte, resta la figura di Giuseppe. Padre vittima, persona semplice, travolto da qualcosa più grande di lui. Nella sofferenza del carcere ritroverà il difficile rapporto col figlio, ma avrebbe preferito sicuramente un altro contesto.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Hunger

A due anni dall’insediamento, la Lady di ferro britannica Margaret Tatcher intraprende una dura battaglia contro i repubblicani nordirlandesi detenuti. Sottraendo loro lo status di prigionieri politici e trattandoli alla stregua di ordinali criminali.
Ciò porterà ad una dura protesta, chiamata “delle coperte e dell’igiene”, con i detenuti che tengono volutamente sporche le loro celle e rilasciano l’urina nel corridoio. E decidono di restare nudi, con indosso solo una coperta. Inoltre, sono vittime di violente rappresaglie per opera di secondini e reparti della polizia anti-rissa.
Dato che ciò non basta, decidono di passare allo sciopero della fame e della sete, alternandosi drammaticamente morto dopo morto. Tra i primi c’è il leader Bobby Sands, il quale, a soli 27 anni e dopo 66 giorni di sciopero della fame e della sete, muore visibilmente provato.
Il regista omonimo del grande attore Steve McQueen sceglie per il suo esordio un tema molto delicato. E decide di raffigurarlo tramite le sofferenze corporali di chi si oppose all’arroganza della Gran Bretagna pagandolo con la propria vita.
Alcune scene lasciano il segno, come la morte del secondino mentre è all’ospizio con la madre malata di Halzeimer. O il lungo dialogo tra Bobby e il prete cattolico poco ortodosso. O i giorni dello sciopero della fame del protagonista, ben raffigurati oltre ogni limite interpretativo da Michael Fassbender.
La pellicola, non a caso, è stata premiata a Cannes.
Crudo e reale fino in fondo, il film rende omaggio a chi ha anteposto la libertà alla propria vita.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Once

Un tecnico di elettrodomestici arrotonda con la sua grande passione: la musica. Cantando brani famosi e alcuni suoi tra le strade di una Dublino periferica. Sognando comunque il successo a Londra.
Una sera mentre si esibisce si sofferma una ragazza, attirata dal suo brano, lasciandogli solo 10 centesimi. Anche lei suona e scrive canzoni, sebbene al piano.
I due fanno amicizia e scoprono che le proprie reciproche passioni e i propri sogni sono uguali. Anche se lei è straniera, della Repubblica cera, ed è una giovane madre single.
Il loro rapporto resta sostanzialmente di amicizia, legato soprattutto alla musica. Riescono anche ad incidere un album. E sarà sempre la musica a tenerli uniti per sempre, anche quando le strade si divideranno.
Ottimo esordio per John Carney, restando questo al momento il suo film migliore. Una Dublino fatta di sogni adagiati in ogni angolo di strada, fa da sfondo ad una storia d’amore raccontata a suon di musica.
Galeotto fu un aspirapolvere e dove l’amore non può concretizzarsi, ci pensano le note di un piano a renderlo eterno e platonico.

Valutazione: 3/5

Genere: Romantico

The Lobster

Yorgos Lanthimos è un regista originale, che guarda la realtà da angolature originali, inimmaginabili, inverosimili.
Questa pellicola conferma questa prospettiva del regista greco, presentandoci una società dove i single sono perseguitati. Al punto da essere costretti ad entrare in un albergo dove entro 45 giorni devono trovare l’amore, altrimenti saranno trasformati in un animale a loro scelta. Possono allungare la loro permanenza catturando altri single che vivono in clandestinità in una foresta vicina. Ogni single catturato corrisponde ad un giorno in più di permanenza.
Il protagonista, David, ci finisce dopo essere stato lasciato dalla moglie. Riesce anche ad accoppiarsi con una donna cinica fingendosi anche lui tale, ma la finzione dura poco quando la donna lo mette alla prova uccidendogli il fratello (che era stato trasformato in cane).
Scoperto, trasforma la donna per vendetta e si dà alla fuga nella foresta. Accolto dalla comunità dei single clandestini, conosce una donna e se ne innamora. Ma passa dalla severità di un sistema che persegue lo stare soli ad uno che persegue lo stare in coppia…
Nella sua inverosimilitudine e nella sua crudeltà, la storia risulta accattivante. Con Colin Farrell che si conferma un discreto trasformista (ricorda il Joaquin Phoenix visto in Her), la conturbante Lea Serdoux qui nei panni della spietata leader e la incantevole Rachel Weisz in quelli di una single in cerca della normalità.
Sullo sfondo una Irlanda che offre ora un’atmosfera fiabesca, ora una da incubo.
Primo film in lingua inglese per Lanthimos, che gli è valso alcuni importanti riconoscimenti.

Valutazione: 3/5

Genere: Fantascienza

The commitments

Neil Jordan ci mostra la vita di uno dei padri fondatori dell’attuale Repubblica d’Irlanda. La parte prevalente dell’isola di smeraldo che non ha mai voluto piegarsi alla Regina britannica.
Michael Collins, interpretato da un sempre ottimo Liam Neeson, capeggia ad inizio ‘900 il movimento di liberazione irlandese IRA. Nel modo che sa fare meglio: la guerriglia.
Tuttavia, all’interno della frangia dei rivoltosi iniziano a crearsi disparità di vedute, proprio quelle che favoriscono il già più potente nemico.
Il film è un concentrato di sentimenti: la voglia di libertà, i rapporti di amicizia, l’amore, il tradimento. Il regista riesce così a non proporre il solito film storico, ma racconta pagine tragiche di storia attraverso le umane vicende dei protagonisti.
Chi lo guarda per la prima volta, finirà per innamorarsi inevitabilmente di questo paese e di questo popolo. Che ha scelto la resistenza e la sofferenza, alla accomodante vita sottomessa.

Valutazione: 3/5

Genere: Commedia

Albert Nobbs

Rodrigo Garcìa traspone l’omonimo racconto bene di George Moore ambientato nell’Irlanda di fine ‘800. Dove, come in tante altre parti del Mondo, la società era divisa in signori schiavisti e di lavoratori schiavi. Dove l’America era il sogno per cambiare radicalmente la propria vita e Dublino era l’epicentro del Paese.
In questo contesto e nella capitale irlandese, vive Albert Nobbs, cameriere dagli atteggiamenti aggraziati e femminili. Il cui curriculum prestigioso lo porta a lavorare in un alberto lussuoso. Più che sembrare una donna, in realtà lo è. Costretta com’è a mentire per sopravvivere, dopo le vicissidutini vissute in età adolescenziale. La sua grama vita prende però una svolta quando presso l’albergo arriva un imbianchino, che scopre la sua verità. Ma rivela anche la sua: anch’egli è una donna, che si finge uomo per lo stesso scopo. Con l’aggiunta di essere perfino sposata con una donna, che ha accettato la sua verità.
Per Nobbs si apre così un mondo e nuove speranze di una vita diversa. E vede in una giovane cameriera che lavora presso l’albergo, la possibilità di fare lo stesso. Tuttavia, la vita conferma di non essere per lei per nulla facile.
Come prima di lei grandi attori come Dustin Hoffman e Robin Williams si sono trasformati in donne, per dare vita a commedie dal sapore divertente nella loro drammaticità, così Glenn Close fa il percorso opposto. Per lo stesso scopo. In realtà, aveva già vestito magistralmente i panni di Albert Nobbs a teatro trent’anni prima, e in questa pellicola figura anche come co-sceneggiatrice.
Pellicola drammatica ma al contempo gradevole, con scene che lasciano il segno. Del resto, il regista colombiano ha dato più volta prova della sua bravura.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Garage

In un piccolo paesino dell’Irlanda vive in solitudine Josie, un ragazzo un pò ritardato che lavora da anni in una desolata pompa di benzina. La sua vita è semplice, monotona, ma in fondo gli va bene. Si dedica con gran zelo al lavoro, sua unica ragione di vita. Un giorno alla pompa gli viene affidato un ragazzino che lavora solo il weekend. Josie sembra aver trovato finalmente un amico, con cui spesso beve insieme ai suoi amici. Ma una leggerezza fatta con ingenuità gli costerà caro, facendogli crollare addosso il suo piccolo mondo, ai suoi occhi però così grande.
Grandissimo esordio di Lenny Abrahamson, che gli valse il Festival di Torino 2007. Una piccola grande storia su un uomo solo, circondato da un mondo ostile. Gente che lo schiva, con un Irlanda che affoga la propria noia nell’alcol che fa da sfondo.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Film girati in Irlanda

film irlandesi più belli

Ecco altri film girati in Irlanda.

The boxer

Jim Sheridan continua nella sua operazione verità sull’Irlanda, paese d’origine tormentato da guerre civili, ribellione alla prepotenza della Gran Bretagna e pesanti carestie.
E lo fa avvalendosi ancora della sceneggiatura di Terry George, nonché della bravura di D.Day-Lewis. Proprio come nel precedente Nel nome de padre.
Questa volta, però, Lewis interpreta un ex membro del gruppo terroristico dell’IRA, Danny, il quale, uscito dal carcere cerca di rifarsi una vita. Aprendo una scuola di boxe. E cercando di riallacciare i rapporti con Maggie, ora però sposato con un altro membro dell’IRA in carcere.
Ma il quartiere in cui vive è ancora falcidiato dalla guerra civile. Da rancori. Da continui soprusi e vendette.
Il film rispecchia in modo fedele la sofferenza di quegli anni, mantenendo un certo realismo, senza trascendere nella violenza o nel romanticismo tediante, troppo spesso visto nei film.
Lo sport viene visto come mezzo per arrivare alla pace tra popoli in guerra, ancora peggio se appartenenti allo stesso Stato. Divisi dai muri invisibili aizzati dalle religioni e dagli interessi economici.
Nella fattispecie, purtroppo, lo sport ha fallito in questo tentativo. E Sheridan ce lo mostra senza risparmiarci nulla. Ma a volte, per fortuna, è riuscito a farcela.
Ma non bisogna dimenticare che il colore che contraddistingue l’Irlanda è il verde. Quello della speranza.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Una scelta d’amore

Il regista nordirlandese Terry George inizia la sua carriera cinematografia con un tema a lui presumibilmente molto caro: il conflitto tra Irlanda e Gran Bretagna, che vedeva la sua Irlanda del Nord nel mezzo. Tirata da un lato dalla prepotenza britannica e dall’altro dalla voglia di indipendenza degli irlandesi.
Affronta però un tema diverso rispetto alla cinematografia sul tema degli anni precedenti e successivi: vedere la questione dal punto di vista delle madri dei ribelli. Il loro dibattersi tra l’amore per loro e quello per la Patria.
Alcune tireranno diritto, scegliendo la seconda. Altre, invece, preferiranno la prima.
Toccante, credibile, non patetico.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Bloody Sunday

Una domenica di sangue, quella del 30 gennaio 1972 a Derry. Che doveva invece essere della riconciliazione, tra Irlanda del Nord e Inghilterra. Una marcia pacifica si trasforma in uno scontro sanguinoso tra i manifestanti e i parà inglesi, mandati lì per reprimere ogni minimo tentativo di sommossa. Ma fu proprio la loro presenza ad istigare i manifestanti.
Il bilancio dei morti fu pensante, ben 13, con altre 13 persone rimaste ferite.
Greengrass ricostruisce come andarono i fatti, mostrando in alternanza i manifestanti che si organizzano e le autorità britanniche che preparano la repressione. Due treni che viaggiano spediti su due binari paralleli, destinati però allo scontro fatale.
A chiudere la pellicola, inevitabilmente, il brano degli U2.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Il vento che accarezza l’erba

Irlanda, inizio ‘900. Sull’isola di smeraldo divampa l’odio verso l’Inghilterra, ormai ritenuta un Paese occupante e tiranno. Damien sta per partire per Londra, al fine di concretizzare i suoi studi diventando medico ma poco prima di andare decide di restare e appoggiare il fratello Teddy che guida una frangia ribelle. Quando però Michael Collins firmerà il trattato con gli inglesi, che da’ libertà economica ma non politica agli irlandesi, i ribelli si dividono e così anche i due fratelli. Che finiranno anch’essi per farsi la guerra.
Ken Loach decide di rimettere il dito nella piaga e di raccontare a quasi un secolo di distanza da quei fatti, cosa sia stata la guerra civile irlandese. Nonché gli anni drammatici di inizio ‘900. Ancora una volta il regista tira uno schiaffo, con un film intenso e coinvolgente, a quella Gran Bretagna che ha sempre criticato con la sua cinematografia. Questa volta utilizzando una pagina di storia, così lontana, così vicina.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Il traditore

Irlanda, anni ’20. Gypo è un ex militante dell’Ira, cacciato dall’organizzazione terroristica per la sua vita poco lineare. Da allora vive di stenti. La sua compagna vorrebbe emigrare come tanti compaesani in America e per i due biglietti gli servono 10 sterline. Gypo così tradisce un ex compagno dell’Ira ricercato, la cui taglia è di 20 sterline. Ottenuti quei soldi però vive nel rimorso e li spreca nell’alcool e in buone azioni.
John Ford traspone un romanzo di Liam O’ Flayerthy del 1925, riportando su pellicola la storia di un moderno Giuda. Non lo colpevolizza ma anzi lo presenta come uomo sofferente meritevole di perdono. La scena finale è frutto di qualche forzatura, ma di alto impatto emozionale.

Valutazione: 4/5

Genere: Drammatico

Brooklyn

Eilis è una giovane ragazza che vive in una tipica piccola cittadina irlandese e, come tante nella prima metà del secolo scorso, sogna l’America per cambiare vita. E fuggire da quella monotonia e ristrettezza mentale nella quale era cresciuta.
Raggiunge così Brooklyn, città con una corposa comunità irlandese. E riesce subito ad inserirsi, tanto da arrivare anche a sposarsi con un giovane italiano. Tuttavia, una tragedia familiare “rischia” di strappare presto quelle radici che ormai stava impiantando oltreoceano, per riprendere quelle originarie.
John Crowley traspone un omonimo romanzo del 2006, grazie alla sceneggiatura fedele allo stesso di NIck Hornby. Il film inizialmente non viaggia sui binari giusti: dopo soli 8 minuti la protagonista già emigra e il tutto sembra la solita storiella per ragazzine in cerca di favole moderne. Tuttavia, alcuni risvolti a metà storia, il contro-risvolto verso la fine e il finale denso di significato, correggono il tiro. E consentono alla pellicola di prendere la direzione giusta.
Uno dei tanti film sul popolo irlandese in generale, meno drammatico e disperato di alcuni, e meno intenso di altri. Ma tutto sommato godibile oltre le apparenze iniziali.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Belfast

Buddy è un bambino che vive col fratello maggiore, i genitori e i nonni in un quartiere di Belfast, dove sono concentrate molte famiglie protestanti. Siamo negli anni ’60, periodo di contrasti tra le due fazioni religiose, fomentate dal Regno Unito che voleva prevaricare sull’Isola di smeraldo. Arrivando a creare una separazione tra Irlanda del Nord e Irlanda ancora esistente.
La madre si sforza di tenere i figli lontano dai rivoltosi, mentre il padre lavora a Londra e torna solo ogni 2 settimane. I nonni, invece, conservano quella ironia e quella saggezza che proteggono Buddy nelle difficoltà del quotidiano.
Un giorno però arriva una proposta che non avrebbe mai voluto sentire proporsi: emigrare a Londra insieme a tutta la famiglia e lasciare quella amata, quanto complicata, Belfast. Dove lascerebbe i sogni di arrivare sulla Luna e sposare la compagna di classe.
Uscito proprio mentre l’Europa è sconvolta da una guerra, quella in Ucraina, il film è una ulteriore testimonianza di come un conflitto possa stravolgere la vita quotidiana delle persone. Le loro abitudini, i loro sogni, i loro piccoli gesti ripetuti.
Il tutto, dal punto di vista di un innocente come è un bambino, impreziosito dalla scelta del bianco e nero che non lascia spazio a falsità ed artefatti.
Film semi-autobiografico del regista Kenneth Branagh, che narra la Belfast vista da bambino. Primo film di una certa qualità e pretesa. Tutto sommato riuscito negli intenti. Qualche scena ad affetto giusto laddove serve, dramma spezzato da momenti ironici ed onirici. Il bianco e nero rende tutto più toccante e realistico. Una prova di maggiore maturità anche per i genitori di Buddy, Jamie Dornan che è riuscito a togliersi di dosso i panni di Mr Gray e Kenneth Branagh, qui nei panni della madre saggia e protettrice. Sempre superlativa Judi Dench, nel ruolo della nonna saggia, le cui rughe sono esaltate dal bianco e nero ed enfatizzano il ruolo che è chiamata ad interpretare.

Valutazione: 3/5

Genere: Drammatico

Sing street

Come fatto per l’ottimo esordio con Once, John Carney riutilizza il tema della musica per parlare di giovani speranze. Questa volta però catapultando lo spettatore negli anni ’80, quelli dell’eccentricità della musica. Dove l’apparire spesso faceva più della sostanza stessa.
Conor è lo studente 15enne di un rigoroso college religioso di Dublino. I genitori litigano sempre, mentre il fratello maggiore si è lasciato andare, chiudendo nel cassetto i sogni adolescenziali e chiudendosi in una stanza rigettando cosa c’è là fuori.
Conor cerca di rompere la routine del quotidiano attraverso la musica, quella eccentrica degli anni ’80. Fatta di Cure, Duran Duran e tante band che stavano scrivendo la storia a colpi di videoclip e tastiere. Mette così in piedi una band, apparentemente sgangherata ma decisa a raggiungere il successo. Non mancheranno delusioni ed avversità. Ma ciò che lo spinge a puntare forte alla metà è l’attrazione per una ragazza più grande: Raphina. La quale diventerà musa dei suoi testi e dei loro video. Il loro sogno però, come tanti giovani irlandesi di ieri e di oggi, è quello di emigrare in Gran Bretagna.
Pellicola irrinunciabile per chi ama l’Irlanda e i mitici anni ’80, soprattutto quelli musicali. Tanti i brani dell’epoca, i suoi colori, raccontati attraverso le vicende di giovani adolescenti e i loro sogni.

Valutazione: 3/5

Genere: Commedia

Migliori film con panorami irlandesi

film panorami irlandesi migliori

Oltre ai già citati Calvario e La figlia di Ryan, tra i film con panorami irlandesi migliori citiamo Ondine. Un fantasy che non è proprio un gran film girato in Irlanda ma si fa apprezzare per i suoi panorami made in Sligo.

Ondine

Di tanto in tanto, Neil Jordan ha impreziosito la sua filmografia con film sull’Irlanda o in essa ambientati.
Ci ha fatto conoscere il patriota Michael Collins per esempio, mentre in questo caso, ci immerge in una favola ambientata nei giorni nostri.
Pur con non pochi punti deboli, la storia ci racconta di un pescatore Syracuse – che tutti chiamano Cyrcus per il suo passato di clown – ritrovarsi sul peschereccio una bella ragazza che dice di chiamarsi Ondine. Quest’ultimo è il gergo che viene dato nei Paesi del Nord alle selkies, una sorta di sirene del mare.
Syracuse vorrebbe accompagnarla in paese ma lei non vuole, preferendo nascondersi. Stringe però amicizia con Annie, sua figlia. Gravemente malata ad un rene, tanto da utilizzare una sedia a rotelle per spostarsi. La quale la ritiene a tutti gli effetti una selkie.
Come tutte le favole, però, non manca la figura del cattivo. Che nella fattispecie assume la figura del “protettore” della ragazza, a cui vuole sfuggire.
L’elemento più interessante resta comunque la estrema Irlanda meridionale, paese che fa da sfondo alla storia diretta, prodotta e scritta dallo stesso Jordan. Con il suo magico contrasto di colori: il verde acquiescente delle sue sconfinate vallate, il blu del suo mare perennemente agitato e il grigio del suo cielo costantemente nuvoloso.
Nella realtà, nascerà davvero una storia d’amore tra i due attori protagonisti: Colin Farrell e Alicja Bachleda. La quale però durerà solo un anno, pur concependo una figlia. La vita, purtroppo, molto spesso non è una favola a lieto fine.

Il profumo dell’erba selvatica

Rosemary ed Anthony si conoscono da bambini, con la prima che è innamorata del secondo. Il quale però è schivo e introverso. A complicare il rapporto ci si mette la faida tra le loro famiglie, proprietarie di due fattorie confinanti. Morti i rispettivi genitori, si avvicinano lentamente e tra molte difficoltà. Tra le quali il ritorno del cugino di Anthony dall’America, reso emancipato e spavaldo dalla vita Oltreoceano.

Tipica commedia sentimentale, con più pecche. I pur bravi Emily Blunt e Jamie Dornan, che interpretano i protagonisti, salvano il salvabile (la scena verso la fine di Rosemary che invita a casa Anthony durante una tempesta andava realizzata meglio). Preziosa la presenza di Christopher Walken, che quasi sembra stonare nel contesto.

Gli aspetti migliori restano senza dubbio i panorami tipici irlandesi e alcune fotografie (soprattutto le scene dalla distanza con l’albero al centro), ma anche le casette altrettanto tipiche del posto. Consigliato quindi a quanti desiderano immergersi almeno virtualmente nell’Isola di smeraldo, facendo poco caso alla storia.

Gli spiriti dell’isola

In una remota e tipica isoletta irlandese, quelle da “più capre che anime” le vite dei pochi abitanti prosegue in una routine monotona e asfissiante. Tra loro qualcuno però si ribella. E’ Colm, musicista compositore, che di punto e in bianco, decide di stroncare l’amicizia con il pastore Padraic, poiché lo ritiene mentalmente limitato e noioso. Arriva perfino ad amputarsi le dita ogni qualvolta lui provi a riprendere i contatti. Come non bastasse, la confort zone di Padraic viene stravolta dalla partenza della sorella. Tanti eventi drammatici che cambieranno il suo modo di essere mite ed ingenuo.
Martin McDonagh scrive, dirige e produce un film sui rapporti umani, che rischiano di diventare deleteri e limitanti. Gli spiriti dell’isola sono intesi come i demoni prodotti dalla solitudine e dalla stanca routine quotidiana. Che genera mostri anche in luoghi immersi nella natura e nella serenità, ritenuti perfino una panacea per l’anima. Ma ogni medicinale ha le sue controindicazioni.
La donna anziana vestita di nero, che girovaga per l’isola, ben incarna quegli spiriti che tormentano i suoi abitanti.

Migliori film Irlanda

Chiudiamo questa carrellata con altri migliori film sull’Irlanda

  • The Dead – Gente di Dublino
  • Un uomo tranquillo
  • Breakfast on pluto
  • Veronica Guerin

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FAQ – Migliori film girati in Irlanda

Quali sono i migliori film girati in Irlanda?

La figlia di Ryan, Le ceneri di Angela, Michael Collins, Calvario.

Quali sono i più bei film sulla storia d’Irlanda?

Michael Collins, Hunger, Le ceneri di Angela, Il vento che accarezza l’erba.

Quali sono i migliori film con panorami irlandesi?

Calvario, La figlia di Ryan, Ondine.

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