I 2 italiani assenti nella Top 200 cantanti migliori di Rolling Stone

Le classifiche, si sa, generano sempre polemiche. Perché sono per forza di cose il frutto di una elaborazione personale da parte di chi le fa. E per quanto si possano seguire il più possibile dei parametri stringenti, si finisce sempre per dissentire anche per poche posizioni. Non è esente da ciò la classifica dei migliori 200 cantanti di sempre stilata da Rolling Stone.

La rivista americana ha peraltro rivisitato una classifica già pubblicata 15 anni fa. Inserendo anche qualche artista emergente.

Bando alle ciance, vediamola di seguito con qualche appunto.

Classifica Rolling Stone migliori 200 cantanti di sempre

Partiamo dalla classifica – il cui titolo originale è: The 200 Greatest Singers of All Time – che potrete trovare nella sua interezza a questo link.

Limitiamoci qui alla Top 10:

  1. Aretha Franklin
  2. Whitney Houston
  3. Sam Cooke
  4. Billie Holiday
  5. Mariah Carey
  6. Ray Charles
  7. Steve Wonder
  8. Beyoncé
  9. Otis Redding
  10. Al Green

Come detto, la rivista statunitense ha anche inserito novità, seppur relegate tutte tra gli ultimi posti, come Rosalia (200esimo posto) e Billie Eilish (198esima) o Jung Kook della band coreana BTS (191esimo). Forse per accontentare pure i giovani.

Classifica 200 migliori cantanti Rolling Stone: chi manca

Rolling Stone mette subito le mani davanti e infatti avvisa i lettori con questo disclaimer:

Prima che iniziate a scorrere, tenete presente che questa è la lista dei più grandi cantanti e non delle più grandi voci. Il talento è impressionante, il genio è trascendente

Cosa vuol dire? Forse, provando a tradurre, significa che più che la potenza della voce, è stata premiata l’interpretazione. Quindi, la capacità di trasferire emozioni a chi ascolta.

Bene, ci sta. Ma è anche qui che casca l’asino e si fa male di brutto. Premesso che nella Top 10 ci sono tutte voci straordinarie, occorre però anche chiedersi come mai in tutta la classifica che copre ben 200 posti manchi una voce come quella di Célin Dion, per esempio. Che ha lasciato un segno alla fine degli anni ’90, soprattutto, inutile dirlo, con la mitica canzone di Titanic: My Heart Will Go On. Giusto per citare la sua più emblematica, tanto amata quanto odiata a seconda dei casi.

E poi, se si parla di voci segnanti, allora è discutibile il 86esimo posto di Michael Jackson, considerato ancora oggi il Re del Pop, con tutte le emulazioni riuscite o mano che sono emerse nei 30 anni successivi. O il 77esimo di Bruce Springsteen, voce calda e struggente, anche essa molto imitata nella sua interpretazione (si pensi solo a casa nostra a Vasco e Ligabue). O il 98esimo di Bob Marley, anch’egli non certo un soprano ma sicuramente un grande interprete.

Cosa dire del 14mo affibbiato a Freddy Mercuri o del 19mo assegnato a Frank Sinatra?!

Volendo poi fare i nazionalisti, che fine hanno fatto voci come Adriano Celentano (che Paolo Conte disse che poteva cantare anche un elenco telefonico), o quella di Mina, anch’essa capace di adattarsi ad ogni genere di tono e tematica (dalla sbarazzina Ma che bontà alla struggente Ancora ancora ancora, per non parlare della performance immensa in Brava).

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