Microplastiche in frutta e verdura: ecco quelle più a rischio

Mangiamo e beviamo veleno, questo lo sappiamo già. L’inquinamento si trova annidato ovunque: nella terra, nell’acqua, nell’aria. Quindi, nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo.

Dove più, dove meno, è difficile trovare nel Mondo un posto salubre al cento per cento. Abbiamo distrutto tutto con i nostri veleni, con il nostro consumismo sfrenato. Tanto che oggi si parla di decrescita felice, ma sembra solo il solito spot (adotto anche dai Cinquestelle).

Anche nella frutta e nella verdura, che ci suggeriscono di mangiare perché farebbe bene, ci sono grossi quantitativi di microplastiche. In alcune in particolare. Vediamo quali.

Microplastiche cosa sono

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Cosa sono le microplastiche? Come riporta Lifegate, le microplastiche sono piccole particelle di plastica che inquinano mari e oceani. Prendono il nome dal fatto che sono molto piccole (diametro dai 330 micrometri e i 5 millimetri).

Si formano in quanto la plastica ci mette anni per dissolversi e fintanto che è in acqua può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi. A dissolvere la plastica sono i raggi ultravioletti, il vento, le onde, i microbi e le alte temperature.

Tuttavia, la frammentazione viene frenata dagli additivi chimici utilizzati durante la produzione. Rendendoli più resistenti ai raggi ultravioletti, fino all’impermeabilità.

Esistono anche particelle più piccole, che prendono il nome di nanoplastiche, ma date le dimensioni sono impossibili da campionare con le attrezzature oggi a disposizione. Quindi, ne sappiamo ancora poco. Ma ciò non toglie che siano dannose, forse ancora di più per questo.

Le principali fonti di microplastiche sono:

  • oggetti in plastica gettati in mare, oceani o terreni
  • i prodotti di cosmesi
  • tessuti sintetici dei vestiti
  • pneumatici e cartelli stradali
  • rifiuti rilasciati da navi e pescherecci

Quindi, oltre agli oggetti in plastica gettati direttamente, le microplastiche sono contenute anche in prodotti impensabili. Come i trucchi per il make-up, le gomme delle auto, i segnali stradali, i vestiti. Che rilascerebbero sostanze tossiche col semplice lavaggio nei rubinetti (quando si si strucca o si lavano gli abiti) o rilasciate nell’aria (nel caso delle gomme e dei segnali stradali)

Microplastiche in quali frutta e verdura

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In quale frutta e verdura si trovano maggiormente le microplastiche? Come riporta Cover Media, la frutta e la verdura di tutti i giorni, come mele, carote e lattuga, sono contaminate da microplastiche.

Lo riporta un recente studio effettuato in merito dagli scienziati dell’Università di Catania, che hanno scoperto che le mele sono tra i frutti più contaminati, mentre le carote sono le verdure più colpite.

Uno studio simile è stato effettuato anche alla Leiden University nei Paesi Bassi e la Yantai Institute of Coastal Zone Research in Cina.

Il team si è soffermato sulla lattuga e sulle piante che assorbono particelle di plastica direttamente dalle loro radici. Carote, rape e tuberi sono la principale causa di preoccupazione per i ricercatori.

Microplastiche in mari ed oceani

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Ma non solo terreni e colture. Il 15-20 per cento delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche secondo l’Ispra. Mentre per i ricercatori dell’Università nazionale d’Irlanda che hanno pescato nel mare del Nord i pesci mesopelagici che vivono tra i 200 e i 1.000 metri di profondità, la percentuale salirebbe addirittura al 73 per cento.

Ciò significa che la plastica ingerita da pesci, molluschi e crostacei finisce pure nei nostri piatti. Una volta ingeriti, tali inquinanti possono interferire con il sistema endocrino umano fino a produrre alterazioni genetiche.

In generale, il mar Mediterraneo è il più inquinato del Mondo. Qui si concentra il 7 per cento delle microplastiche a livello globale (zone particolarmente inquinate sono risultate le coste francesi ed albanesi). Inoltre ci sono cinque regioni oceaniche (dette gyres) dove, per via delle correnti, si accumulano le più grandi quantità di detriti.

Per motivi diversi, ma sempre legati all’inquinamento, andrebbe evitato anche il Pangasio. Ne ho parlato qui.

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