Siamo sinceri. Il Cinema Horror ha dato il meglio di sé negli anni ’70-’80, con i registi contemporanei che si affidano soprattutto a scene splatter o sfruttano gli effetti speciali offerti dal digitale per riempire la trama e la pochezza delle storie. Per di più, non pochi sono stati negli ultimi anni i remake dei classici di quei decenni, a conferma della crisi d’idee che incombe sul genere.
Qualche buona intuizione la si trova ancora nel genere psycho-thriller, che stimola le sensazioni degli spettatori e scava nel loro inconscio.
MICHELE PASTRELLO – Per fortuna ci sono ancora registi emergenti che lasciano ben sperare. Parlo di Michele Pastrello, regista veneto i cui corti hanno già ricevuto qualche riconoscimento e hanno partecipato ad alcuni Festival di prestigio. Pastrello si distingue dal fatto che con i suoi corti psycho-thriller riesce a trattare anche delicati temi sociali e attuali. Se Nella mia mente, uscito nel 2005, è un discreto classico film horror in salsa psycho-thriller, 32 e Ultracorpo appartengono sì al genere psycho-thriller, ma affrontano altresì rispettivamente la questione del degrado ambientale nel nostro Paese (nella fattispecie del Veneto, terra natia del regista) e il fenomeno dell’Omofobia. Un modo dunque non convenzionale e originale di sensibilizzare giovani e meno giovani a fenomeni negativi del nostro tempo, ormai dilaganti nel nostro Paese.
Di seguito le recensioni dei 3 film, sperando che portino fortuna a questo promettente regista di talento.
NELLA MIA MENTE -Nella mia mente (In my mind, 2005) è il primo corto del giovane regista veneto Michele Pastrello. Il film si muove sinuosamente tra il genere psycho-thriller e quello horror, inchiodando per quasi 30 minuti lo spettatore alla poltrona mediante un crescendo di suspance, mistero e inquietudine.
Il cortometraggio – che inizia con una frase dello scrittore russo Sergei Timofeevic
Aksakov sul senso artistico – è ambientato prevalentemente tra le mura domestiche della protagonista Elena, le quali si trasformano nel palcoscenico di un autentico incubo. Ottimo il montaggio realizzato dallo stesso Pastrello, bravo anche nella scelta degli effetti di alcune scene, come quello da pellicola consumata utilizzato ad inizio film per la madre col neonato in braccio inquadrata sapientemente di spalle.
Non mancano anche riferimenti a famosi film horror di successo. Nella fattispecie troviamo l’inquietante Tv accesa di The ring, dalla quale ci si aspetta ansiosamente che venga proiettato qualcosa di inquietante o fuoriesca qualche essere orribile. Pastrello non manca di soddisfare tali attese.
Veniamo alla trama. Elena (Angela Picin) è appartata in auto con Oscar (Tobia Linetto), un ragazzo presumibilmente conosciuto da poco, col quale si scambia effusioni; forse preliminari per un rapporto completo. Ad interromperli un inquietante personaggio che si avvicina alla loro auto. Elena non riesce a vederlo bene e cerca di convincere Oscar della sua esistenza, però lui non la crede. Così, arrabbiata e sconvolta dall’evento, si fa accompagnare a casa. Ma giunta lì si rende conto che quell’inquietudine aleggia anche tra le mura domestiche e anziché trovare conforto e protezione, si accorge che l’incubo continua anche in casa sua e si rivela in modo sempre più realistico.
Il corto ha vinto il Pesarhorror 2006 ed è stato proiettato anche alla 10ma edizione del Pifan (il Festival del Cinema Fantastico di Puchon), vetrina leader per la cinematografia fantastica e di genere nel continente asiatico.
32 – “32” è il secondo cortometraggio di Michele Pastrello, prodotto nel 2008 a tre anni di distanza da “Nella mia mente”. Il film è una sorta di “eco-horror” col quale il regista affronta la piaga sociale e ambientale dell’abusivismo edilizio, e soprattutto, della cementificazione selvaggia del nostro paesaggio naturale in nome delle opere pubbliche stradali. Fenomeno ancora peggiore dell’abusivismo edilizio privato, perché avallato da chi dovrebbe proteggere la salute dei cittadini e tutelare l’ambiente: lo Stato. Il titolo insolito del film, rappresentato da un numero, è ispirato alla lunghezza chilometrica dell’ultima opera realizzata in quel del Veneto; regione dalla quale proviene il regista. Ossia il Passante di Mestre, autostrada lunga appunto 32 km e salutata come ultima opera utile agli automobilisti.
Il film si basa sullo scontro fisico tra un ragazzo in classico abito da ingegnere (Enrico Cazzaro) e una ragazza (Eleonora Bolla). Il tutto quale metafora dell’ingordigia umana da un lato e della natura dall’altro, apparentemente indifesa ma combattiva quando e quanto serve.
La trama. Una ragazza viene inseguita da un ragazzo in giacca e cravatta che vuole violentarla. Dopo un lungo e disperato tentativo di fuga, la ragazza viene raggiunta e violentata. Riesce poi a scappare approfittando del fatto che lui si è addormentato, ma giunta a casa, fisicamente e psicologicamente provata da quella brutale esperienza, ha la sensazione che l’uomo l’abbia raggiunta anche lì. Purtroppo per lei, non si tratta solo di una sensazione.
Con questo cortometraggio, Pastrello dimostra di non essere solo un promettente autore di film psycho-thriller e horror, ma di avere anche la capacità di trattare tematiche delicate come quelle relative all’ambiente in modo inusuale e anticonvenzionale. Il messaggio che lancia con quest’opera è pertanto forte e chiaro. Già le premesse rendono chiare l’obiettivo del film: all’inizio il regista fa scorrere una serie di notizie sull’edilizia selvaggia che sta deturpando il paesaggio del Veneto. Concludendo proprio con quel 32 che dà il titolo al film.
32 ha vinto il Torrorfest ed è stato Special event al NoirFest di Courmayeur, oltre che proiettato all’Ischia film Festival.
ULTRACORPO – Ultracorpo (Bodysnatcher, 2010) è il suo terzo film. Come col precedente 32, anche con Ultracorpo Pastrello dimostra di essere un regista capace di trattare delicate tematiche sociali e attuali in modo originale e non convenzionale. Se nel primo ha affrontato la questione del degrado ambientale, nel secondo affronta il tema dell’Omofobia, sempre attraverso lo strumento del genere cinematografico psycho-thriller. Rispetto a 32 però, il regista preferisce sbattere in faccia l’amara realtà alla fine del film, nei titoli di coda. Assieme ai credits scorrono infatti alcuni articoli di cronaca riguardanti diversi casi di omofobia in Italia degli ultimi anni. Un fenomeno negativo purtroppo in allarmante diffusione nel nostro Paese, senza differenza geografica alcuna.
Per questo corto Pastrello si è anche affidato a due attori non certo alle prime esperienze: Diego Pagotto nei panni del solitario Umberto, il quale è già comparso in “L’uomo che verrà”, “Fuga dal Call Center”, “Volevo solo dormirle adosso”; e a Guido Laurjni, che vanta nel suo curriculum partecipazioni a film quali “Said”, “Delitti Imperfetti”, “Incantesimo”, “Senso 45” e “Il maresciallo Rocca”. Bravo anche Felice C. Ferrara nei panni dell’enigmatico omosessuale, e Elisa Straforini in quelli di una prostituta.
Ecco la trama. Umberto è un solitario e schivo idraulico veneto, che trova sollievo di tanto in tanto col sesso a pagamento. In cerca di lavoretti, si reca da un amico piccolo imprenditore di una fabbrica ormai fallita, che gliene propone uno presso una casa popolare in cui vive un omosessuale. Umberto è un po’ titubante, sia perché si tratta di una casa popolare e dunque teme che il proprietario non lo possa pagare, sia perché quest’ultimo è gay, e ne prova ripulsione. Ma la crisi economica non permette troppi ripensamenti e dunque decide di accettare.
Ma entrato in contatto con quel ragazzo, così enigmatico e ammiccante, Umberto ne esce provato, quasi sconvolto. Continua a pensarlo, ha gli incubi e diventa inibito anche con la “sua” prostituta abituale. Inoltre, riemerge spesso un ricordo di bambino, che lo ritrae immerso nella campagna con la madre che lo chiama. Forse chissà, un’esperienza traumatica che riaffiora alla mente. Il fato però vuole che l’amico lo richiami di nuovo e gli dica di recarsi da quel gay, del quale Umberto prova repulsione ma anche una strana attrazione…
Ad oggi il film non è stato ancora sottoposto a nessun festival od iniziativa pubblica. In compenso, ha già raccolto il parere positivo di molti addetti ai lavori. Dunque i riconoscimenti non tarderanno ad arrivare.