Vediamo chi è Michel Barnier, scelto da Macron per uscire dall’impasse creatosi dopo il voto.
Le ultime elezioni parlamentari francesi avevano inviato un messaggio chiaro: basta con il servilismo nei confronti degli americani e pensiamo soprattutto agli interessi dei francesi (cosa che comunque, almeno rispetto a noi, residualmente ancora fanno). Votando di fatti soprattutto i due estremi: la destra di Marine Le Pen e, subito dopo, la sinistra di Jean-Luc Mélenchon.
Batosta enorme invece per il partito di Macron e per tutti gli altri, compresi i Verdi. Per non parlare della destra gaullista, che ha governato il paese dalla seconda metà anni ’90 ai primi anni 10 del 2000. Con Chirac e Sarkozy.
Eppure, il caro Macron ha scelto proprio un gaullista per uscire dall’impasse. Per di più, il classico tecnocrate europeista. Di quelli che conosciamo bene anche in Italia, visto che ci hanno governato quasi ininterrottamente dal 2011 al 2022 (unica parentesi democratica è stata il Governo Conte I, non a caso durata un anno). Eludendo sempre il voto degli italiani.
Si tratta di Michel Barnier, che conoscono più a Bruxelles che a Parigi. Ecco una breve biografica.
Chi è Michel Barnier
Come riporta Contropiano, Michel Barnier ha 73 anni, ed è già stato 4 volte ministro con i governi conservatori con diversi ruoli e per due volte Commissario Europeo.
Barrier è un membro dei LR, o meglio della parte dei gollisti che hanno scelto – a differenza del loro presidente Eric Ciotti – di non allearsi formalmente con l’estrema-destra di Le Pen e Bardella alle ultime elezioni politiche.
Tra le sue ultime proposte politiche, si ricorderanno le sue dichiarazioni a favore dell’allungamento dell’età pensionabile a 65 anni e di una legislazione più restrittiva per ciò che concerne l’immigrazione. Tuttavia, andando più indietro, si ricorderanno posizioni più aperte come quando, ad inizio Anni Ottanta, sotto la presidenza del socialista Mitterand, insieme ai suoi colleghi di partito votò contro la depenalizzazione dell’omosessualità.
Forse tanto è bastato in Macron per vederci l’uomo giusto che vada oltre i due estremismi. Ma la Francia rischia un immobilismo istituzionale spaventoso e molto pericoloso, anche per la stessa Europa che ha perso una voce in capitolo importante. La seconda per ordine dopo la Germania.
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