Vediamo cosa cambia con la rimozione del Fact-checking da parte di Meta e perché Zuckerberg si è avvicinato a Trump.
Donald Trump non ha ancora preso possesso della Casa Bianca, eppure gli effetti del suo ritorno sono già evidenti. Si pensi al rilascio di Cecilia Sala, a poche ore dall’incontro con Giorgia Meloni tenutosi presso la sua residenza di Mar-a-Lago, Florida. O alle dimissioni del Premier Justin Trudeau. Anche Meta si adegua e, come prima e importante provvedimento, ha soppresso il Fact-checking.
Un’importante novità, che rende il Social libero dopo anni di censure, trasformando gente come Mentana (tramite il proprio sito Open) o Giovanni Zagni (tramite il suo sito Pagella Politica), “paladini della verità“. Censure che avevano peraltro portato anche alla chiusura del profilo dello stesso Trump, riaperto nel 2023.
Come scritto più volte su queste pagine, con la scusa della (giusta, se obiettiva) guerra alle fake news, poi il Deep state ne approfitta per opprimere la contro-informazione.
Ma questa è solo l’ultima tappa di un graduale riavvicinamento di Zuckerberg al Tycoon.
Meta rimuove fact-checking: cosa cambia
Come riporta Startup Italia, Mark Zuckerber, Ceo di Meta (un sistema solare che vede come pianeti Social come Facebook, Instagram, WhatsApp, ecc.) ha pubblicato un Reel spiegando che d’ora in avanti i social del Gruppo non si affideranno più ai fact-checker per verificare i contenuti e segnalare fake news.
Al posto del fact-checking arriveranno le Community Notes, proprio come già accade su X. Dunque, ancora una volta dietro i grandi cambiamenti in atto ci troviamo lui, che sarà il manovratore di Donald Trump nei prossimi anni: Elon Musk.
Ma cosa sono le Community Notes? Si tratta di note che non vengono fatte da società terze, bensì da un gruppo di utenti/redattori che validano informazioni.
In una intervista al Corriere della sera, Walter Quattrociocchi – ordinario di Data Science and Complexity all’Università La Sapienza di Roma – afferma:
la notozia (ndr) nasconde un’ammissione implicita: il fact-checking non funziona. Spesso peggiora le corse, rafforzando la polarizzazione e consolidando le echo chamber. Le piattaforme social non sono progettate per essere strumenti di informazione, ma macchine per l’intrattenimento
Zuckerberg sempre più vicino a Trump
Mark Zuckerberg ha probabilmente capito che il vento è cambiato e fare una guerra a Trump non conviene. Anzi, come dice un noto proverbio: “quando il nemico è più forte di te, fattelo amico“. Del resto, il Tycoon, in questo cambio di rotta rispetto a 10 anni fa, ha rivisto la propria posizione rispetto ad auto elettriche, criptovalute, guerre e anche TikTok. Dato che gli ha portato molti voti complice il sostegno di alcuni Influencer di peso.
Borsa italiana ricorda come il Patron di Meta a inizio anno aveva annunciato l’ingresso di Dana White, presidente della Ultimate Fighting Championship (Ufc) e amico di lunga data di Trump, nel consiglio di amministrazione di Meta Platforms.
Lo scorso mese, poi, Meta Platforms aveva donato 1 milione di dollari al fondo per la cerimonia d’insediamento di Trump. Un gesto compiuto a poche settimane di distanza dall’incontro tra i due sempre nella residenza Mar-a-Lago del presidente eletto (che ricorda un po’ la versione americana di Arcore).
E’ la prima volta che Meta entra direttamente nell’arena politica, visto che non aveva contribuito ad alcuna cerimonia inaugurale. Neppure per i democratici che ha ben servito negli ultimi anni.
Pare che la giustificazione ufficiale di questo cambiamento a Malio Park sia dovuto al sostegno che Zuckerberg vuole dare all’idea di Trump di favorire le aziende americane in sfavore di quelle che producono all’estero. In primis nei paesi asiatici.