Il leader del Carroccio accusa pesantemente il Premier foggiano di aver svenduto l’Italia. Del resto, il dente è avvelenato da quando è circolato un video che ritrae Conte parlottare con la Merkel, chiedendo praticamente suggerimenti su come gestire la situazione politica in Italia.
L’ennesima riprova che da “avvocato del popolo” così come si era presentato alle Camere a giugno 2018, è diventato un altro vassallo dell’Unione europea.
La discussione sulla riforma del Mes proseguirà al prossimo Eurogruppo, in programma il 4 dicembre, e il 13 dicembre al vertice dei capi di Stato. In caso di accordo, il Parlamento sarà chiamato a ratificarlo l’anno prossimo.
La critica principale che viene mossa al Mes – un meccanismo, detta in estrema sintesi, che scatta quando occorre salvare un Paese profondamente indebitato – riguarda il fatto che sarebbe troppo sbilanciata in favore dei paesi più ricchi dell’Unione europea. E danneggerebbe quelli più in difficoltà.
Vediamo meglio cos’è il Mes, come funziona il Mes e perché viene [sta_anchor id=”mes”]criticato[/sta_anchor].
Mes cosa significa
Cosa significa Mes? Si tratta, come intuibile, di un acronimo italianizzato però. Dato che nella versione originale sarebbe Esm, l’European stability mechanism. Ossia, Meccanismo Europeo per la Stabilità.
Mes cos’è
Cos’è il Mes? Si tratta del meccanismo permanente di stabilizzazione finanziaria d’Europa creato nel 2011, al fine di fronteggiare gli choc innescati dalla crisi del debito sovrano nell’Eurozona. E’ già stato adoperato per fronteggiare la crisi greca.
E’ stato ratificato dai Paesi Ue l’11 luglio 2011, sostituendo il precedente Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf). All’epoca c’era il Governo Berlusconi IV, nel quale figurano anche la Lega e la Meloni era pure Ministro. I sovranisti che oggi gridano allo scandalo.
Mes come funziona
Come funziona il Mes? Questo meccanismo mette a disposizione risorse finanziarie ai Paesi in difficoltà. Purché essi rispettino un piano di risanamento economico elaborato sulla base di un’analisi di sostenibilità del debito pubblico.
Tale analisi viene eseguita dalla Commissione europea, di concerto con il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea.
Mes riforma in cosa consiste
In cosa consiste la riforma del Mes? Come riporta Quotidiano.net, il punto cruciale sulla riforma del Mes riguarda l’intervento del fondo solo se vincolato a una ristrutturazione ex-ante del debito.
Il Ministro dell’economia Gualtieri rassicura sul fatto che non siano cambiate
“Le condizioni per l’accesso di un paese ai prestiti del MES. Anzi, per una fattispecie specifica, sono state sia pur solo parzialmente alleggerite”
E in ciò, continua il Ministro, l’Italia sarebbe stata pure decisiva per la sua ferma posizione.
Riforma Mes perché criticata
Come riporta Contropiano, si sollevano
“delicate questioni di legittimità costituzionale e di uguaglianza dell’Italia nei rapporti internazionali”
Così come riportate dall’editoriale di Milano Finanza, a firma di Guido Salerno Aletta. Il cui titolo dice tutto: L’Unione dei diseguali.
In ballo ci sono due “piccoli dettagli” come il principio di sovranità (chi comanda dentro i confini dello Stato) e il ruolo del Parlamento, cui la sovranità popolare viene delegata con il normale processo elettorale.
Da sempre, l’Italia firma i trattati europei senza una vera discussione parlamentare (addirittura a Camere chiuse, come avvenne per il Trattato di Maastricht!) e sicuramente senza alcun esame della Corte Costituzionale.
Tanto per restare nell’esempio tipico, la Germania agisce in modo opposto, tanto che – come nel 2012, quando fu decisa la struttura istituzionale del Mes ancora oggi vigente – il Bundestag approvò il trattato solo il 27 settembre, dopo una sentenza dell’Alta Corte che metteva rigidi paletti all’approvazione del trattato stesso.
L’Italia invece lo aveva approvato il 23 luglio, tra le tante cosette che un Parlamento con le valige in mano, pronto a traslocare in qualche spiaggia assolta, vota senza neanche starci a pensare un attimo.
La corte tedesca poneva infatti due condizioni, come ricorda Salerno Aletta:
«la necessità che ogni incremento dell’ammontare della dotazione dell’Esm fosse preventivamente ed esplicitamente approvato dal Parlamento tedesco»
Perché quando si parla di impegnare soldi pubblici, foss’anche per un’istituzione europea, il Parlamento deve farlo con tutta la consapevolezza e la formalità necessaria.
E «la necessità di assicurare una sufficiente influenza parlamentare sulla maniera in cui vengono gestiti i fondi».
Come si traduce tutto ciò? Non è che noi (la Germania) mettiamo soldi nostri e poi qualcun altro decide come spenderli; in ogni passaggio noi (la Germania) vogliamo decidere a chi si danno, come, perché e in che modo debbono essere restituiti.
Non a caso, Merkel e soci pretesero la nomina di Klaus Regling a capo del Mes.
Ma non basta. La stessa Corte Costituzionale germanica mise altre tre condizioni:
- nello strumento di ratifica del Trattato si sarebbe dovuta inserire una riserva formale che recepisse le condizioni di merito stabilite dalla Corte medesima
- occorreva inoltre inserirvi la clausola secondo cui la Germania non desidera essere vincolata da quanto stabilito dal Trattato medesimo nella sua interezza se dette riserve dovessero risultare inefficaci sul piano del diritto internazionale
- infine, si precisava che le altre Parti che avevano già ratificato il Trattato avrebbero dovuto esprimersi sulle riserve poste dalla Germania, accettandole o meno
Riforma Mes perché Italia rischia
Perché l’Italia rischia con la riforma del Mes? L’Italia dovrebbe garantire copertura (in caso di necessità) per 125 miliardi ad un fondo gestito non all’unanimità (in cui avrebbe insomma diritto di veto), ma in base alla maggioranza delle quote.
Germania e Francia, insieme, dispongono del 47%; basterà aggregare Olanda, Austria o Finlandia per raggiungere la maggioranza e farci neri. Al resto penseranno come sempre “i mercati”…
L’analisi sulla sostenibilità del debito pubblico dei vari paesi, infatti, passerebbe dall’essere esclusiva della Commissione Europea (organo politico, dunque in qualche misura “sensibile” o “sensibilizzabile” alle ragioni di opportunità, equilibrio, cautela, ecc) a prerogativa principale del Mes, che assume però “il punto di vista del creditore”.
Ossia di chi vuol rientrare del proprio capitale (cui contribuiscono però i vari paesi, non “appartiene” al Mes) e se ne fotte se il debitore va sul lastrico.
L’unica soluzione decente sarebbe non ratificare il trattato (ormai “inemendabile”, garantisce il ministro dell’economia, nonché ex tecnoburocrate di Bruxelles ed ex senatore Pd) e far saltare il tavolo. Ma questo governo difficilmente lo farà.
Forse con il Conte I avremmo avuto più speranze, ma Salvini ha preferito staccare la spina per tornare ad urlare nelle piazze e fare il piacione in Tv. Quello che forse alla fine sa fare meglio.