Difficile, oggi come oggi, trovare ancora un giornale di sinistra che sia realmente tale. Tra dissesti finanziari, perdita d’identità e appropriazione di certe battaglie tipiche da parte di altre forze politiche. Talvolta perfino opposte.
Se LaRepubblica non è più un giornale di sinistra da quando è nato il Pd, e l’Unità è morto e risorto più volte grazie a imprenditori che a definirli Radical-chic si rischia di offendere questi ultimi, anche Il Manifesto sta sbandando ultimamente a destra.
Nato nel 1971 come erede di una rivista nata 2 anni prima e in polemica col Pci, Il Manifesto pure ha vissuto diversi momenti difficili. Soprattutto nell’ultimo ventennio. Tra liquidazioni, ritorni, fuoriuscite di firme importanti. La chicca sono i titoli, una vera specialità. Originali e ad effetto.
Ma torniamo alle parole del Manifesto su Biden e Giorgia Meloni.
Il Manifesto e le parole dolci per Biden e Meloni
A sottolineare ciò è Fabrizio Poggi su Contropiano. Il quale pone in evidenza il taglio utilizzato da Il Manifesto quando parla di Putin e quando invece parla di Joe Biden e Giorgia Meloni.
A confronto ci sono i servizi sul discorso di Putin e quello di Biden.
Tanto sbeffeggiante il primo, nei confronti delle «prevedibili accuse» di Putin «all’”Occidente” e all’Ucraina», quanto ossequioso e mieloso il secondo verso la Meloni, secondo la quale «in Ucraina è in atto un processo accomunabile all’Ottocento italiano».
Tanto irridente il primo verso il Presidente russo, la cui parole «seguono un copione già impiegato più volte in questo anno di guerra», quanto “toccante” il servizio (al servizio di chi?) da Varsavia, dove l’arrivo di Biden è «stato un evento molto sentito in tutto il paese».
Ed ancora, Il Manifesto scrive
candidamente che «Putin minaccia da Mosca», a differenza di Biden che invece «risponde da Varsavia»: si nota la diversità d’accento? D’altronde, quanta comprensione si legge tra le righe, per il tono con cui il presidente USA, dalla capitale polacca, ha proclamato ai russi che «Gli Stati Uniti e i paesi europei non vogliono controllare e distruggere la Russia»!
Dunque, Contropiano evidenzia l’abisso tra un Putin, «dittatore» (parola di Biden) che accusa «L’occidente capace di ogni nefandezza» e nel suo discorso è seguito dalle «élite del paese a Mosca», e un Biden che invece quell’Occidente lo difende e la cui calata su Varsavia è resa ancor più “democratica” dalla presenza di «Lech Walesa, ex leader di Solidarnosc, il primo sindacato libero dell’Europa orientale».
Ma gli elogi arrivano pure per Giorgia Meloni, che su quel giornale dovrebbe essere fatta nera. E non solo per un fatto cromatico-ideologico. Si legge per esempio
Meloni non ha esitato a connotare la resistenza delle forze armate ucraine di rimandi ideologici. E neanche il Risorgimento è stato risparmiato
Una commozione che evolve in passione per quella conferma de
l’atlantismo del governo italiano come non si faceva da tempo
In realtà, il discorso di Putin non contiene alcuna minaccia all’Occidente. Anzi, in pieno suo stile, ha parlato esclusivamente al suo popolo. Cercando di rassicurarlo ed incoraggiarlo. Qui abbiamo riportato alcuni punti salienti.
Insomma, sembra quasi di leggere L’Avanti! negli ultimi periodi socialisti di Mussolini prima della svolta fascista…