Il primo, fu incaricato da Borse, Ue e Lobby a mettere in ordine i conti pubblici anche al costo di praticare una autentica macelleria sociale. Come stava accadendo in Grecia.
Il secondo, divenne presidente della Banca centrale europea nel 2011, in un momento delicatissimo per la moneta unica europea e per l’Unione tutta. Minata dalla situazione finanziaria complicata dei cosiddetti paesi “PIGS”, ovvero Grecia, Italia stessa, Portogallo e Spagna. Aggravata dagli stessi parametri imposti dall’Ue.
L’ultimo era Mario Balotelli. Giovane di colore di belle speranze, di origini ghanesi, ma nato a Palermo. Lanciato dall’Inter, che però se ne sbarazzò compreso il carattere ribelle e inaffidabile del calciatore. Quell’anno però Balotelli era il fiore all’occhiello della Nazionale italiana, la quale gli europei arrivò in finale contro la Spagna, perdendo però in malo modo.
Se Monti finì il suo mandato dopo due anni e si ritirò dalla politica punito ripetutamente dalla cabina elettorale, e Balotelli continuerà la sua carriera cacciato in ogni dove e oggi tornato a giocare nel Brescia, Draghi ha completato i due mandati egregiamente. L’unico dei tre a farsi valere davvero.
Ecco cosa ha fatto Draghi come Presidente della Banca centrale [sta_anchor id=”draghi”]europea[/sta_anchor].
Draghi cosa ha fatto come Presidente Bce
Come riporta Money, il primo atto decisivo di Mario Draghi fu nel luglio 2012, quando il Presidente della BCE con un discorso diretto, non solo frenò la speculazione contro i titoli di Stato nostrani, ma aprì alla possibilità di acquistare il debito dei Paesi della zona euro in cambio di solidi programmi di riforma.
Anche il successivo annuncio dell’OMT (outright monetary transactions) servì a placare i mercati ma lo strumento non venne mai utilizzato.
Nel 2014, Mario Draghi affrontò una nuova guerra: contro la deflazione e la stagnazione. Decise dunque di praticare il Quantitative Easing, diventato il simbolo del suo mandato. Partito nel 2015 con un ritmo di 60 miliardi di euro al mese.
L’obiettivo era quello di riportare l’inflazione vicino (ma sotto) al 2%. Alla fine, i prezzi al consumo non hanno mai raggiunto l’obiettivo preposto. Quindi la Banca Centrale europea ha dovunto ricominciare con gli acquisti.
Nel settembre scorso, Draghi ha però annunciato il riavvio del Quantitiative Easing con gli acquisti che partiranno dal prossimo 10 novembre.
La sfida più grande per Draghi è stata però quella greca. Attraverso “l’emergency liquidity assistance” (ELA) si tentò di aiutare le banche elleniche nel pieno della crisi, mentre le negoziazioni dell’istituto centrale riuscirono a stabilizzare l’economia in cambio di riforme a dir poco dolorose per il Paese. Riforme che Tsipras – giunto al potere come il ribelle a Bruxelles – eseguì mogio mogio. Pagando poi un tributo altissimo alle ultime elezioni europee.
Nel 2018 è tornato un certo ottimismo, tanto che le banche centrali europea e americana (la Fed) hanno agito in modo diverso. Negli USA, Jerome Powell ha alzato i tassi di interesse per ben 4 volte, mentre il Consiglio Direttivo della Bce ha iniziato a parlare di aumento del costo del denaro per la prima volta dopo tanto tempo.
Un ottimismo durato poco. A fine 2018, l’economia ha iniziato a mostrare i primi segnali di rallentamento (l’Italia è addirittura entrata in recessione tecnica) e gli istituti centrali hanno scelto di mettere in pausa le nuove politiche monetarie.
Cambiamento culminato nell’estate 2018, quando la Fed è tornata a tagliare i tassi di interesse e di lì a poco ha agito anche la BCE di Draghi. Nell’ultima riunione di settembre l’istituto ha rivisto i tassi sui depositi da -0,4 a -0,5% e ha annunciato un nuovo QE.
Draghi ha finito per mettersi contro parte del consiglio direttivo.
Cosa farà Mario Draghi
Ora in tanti si chiedono: cosa farà Mario Draghi? Ironicamente, lui ha riposto “chiedete a mia moglie”.
Per ora, sappiamo solo che dal primo novembre al suo posto ci sarà Christine Lagarde, ex Direttrice del Fondo Monetario Internazionale. Le premesse però non sono ottime, come ho descritto qui.
Vedremo se per Mario Draghi si apriranno le porte della politica italiana, magari nelle vesti di Ministro o di Presidente della Repubblica. Di certo, sarebbe oltremodo gradito dall’Unione europea, vera burattinaia delle nostre sorti.
Ma anche di Trump, Presidente di quella America di cui siamo schiavi dal 1945. Del resto, il Tycoon a mezzo Twitter ha già detto che per la Fed servirebbe proprio uno come Mario Draghi. Che finisse lì?