La condanna di Marine Le Pen si inserisce in una serie di eventi che hanno visto oppositori al sistema eliminati per via giudiziaria.
Marine Le Pen ha subito una pesante condanna penale, con concomitante inabilitazione politica e tanto di braccialetto elettronico. Manco fosse un potenziale stupratore o un omicida ai domiciliari. Dunque, restando così le cose, non dovrebbe essere candidabile per le prossime presidenziali francesi, che si terranno nel 2027.
E’ anche vero, comunque, che per quanto la Le Pen sia avanti nei sondaggi, abbiamo visto come negli ultimi vent’anni i francesi facciano quadrato intorno all’altro candidato, che si tratti di un socialista o di un repubblicano. La prima volta accadde proprio a suo padre, Jean-Marie, contro Chirac. E poi a Marine più volte.

Ma Francia a parte, stiamo vedendo queste manovre troppe volte negli ultimi anni. Del resto, lo insegnava Karl Popper, considerato l’inventore del concetto di società aperta: la società liberale, liberista, inclusiva, tollerante, democratica, e quant’altro, è aperta solamente a chi ne condivide i presupposti.
Ma ci viene in soccorso all’allarmante situazione geopolitica europea anche Carl Schmitt, il quale diceva:
Se qualcuno mi designa e tratta come nemico non ho alternativa: mi piaccia o meno, sono il nemico.
Del resto, ci aveva avvisati Thierry Breton, gerarca francese dell’UE: possiamo annullare le elezioni se i risultati non ci piacciono.
Ecco gli altri precedenti al caso Le Pen.
Condanna a Marine Le Pen: i precedenti
Come ricorda Maurizio Blondet, per analoghe imputazioni se la cavò Bayrou, attuale primo ministro di Macron, non a caso affiliato Rothschild. Non andò ugualmente bene a François Fillon, politico gollista favorito alle elezioni che poi incoronarono per la prima volta il Napoleone in pectore Macron.
Uscendo dai confini d’oltralpe, all’inglese Nigel Farage, fautore della Brexit, bloccarono i conti bancari personali. Mentre l’Afd in Germania, partito di estrema destra che punta al governo della Germania, è in procinto di vedersi negare i contributi pubblici, minacciati quotidianamente di scioglimento del partito votato dal venti per cento dei tedeschi.
In Moldavia, paese post-sovietico finito nelle grinfie occidentali, è prevista la galera per gli oppositori della filo occidentale Maia Sandu. Non va meglio in Turchia, dove in galera ci è finito l’oppositore del sultano 2.0 Erdogan.
In Romania sono state invalidate le elezioni perché il primo turno era stato vinto Calin Georgescu, che minacciava di sparigliare il gioco. Georgescu è stato poi definitivamente inabilitato dalla politica.
Ti piace quello che scriviamo? Iscriviti alla Newsletter del Blog e ricevi le news via mail!
</p align=”center”>