Introduzione
E’ strage di manager russi. Coincidenze? Morti volute dall’alto? Moventi economici? Macchinazione anti-Cremlino? Chissà. Fatto sta che un altro manager russo è morto in circostanze misteriose. Si tratta del direttore del resort sciistico del gigante russo Gazprom, Andrei Krukovski, che ha perso la vita ‘cadendo da una scogliera’ a Sochi.
Come riporta RaiNews24, a ragione ufficiale è legata ad un incidente. Uno dei tanti che possono accadere in certi contesti.
Il manager di 37 anni si stava recando in direzione della fortezza di Aczipsinskoy. Portato in ospedale, è morto per le gravi ferite riportate.
Krukovski, riferisce il media polacco Onet, gestiva il resort dal 2019. Cinque anni prima aveva contribuito all’organizzazione dei Giochi invernali di Sochi.
Sale così a sette il numero di manager o oligarchi russi morti negli ultimi tre mesi in circostanze sospette, di cui 5 legate al colosso russo Gazprom o a una delle sue controllate. Ecco i precedenti.
Strage di manager russi Gazprom
Come riporta sempre RaiNews24, gli altri 6 precedenti sono: Sergey Protosenya, Vladislav Avayev, Vasily Melnikov, Mikhail Watford, Alexander Tyulyakov e Leonid Shulman. Si trovavano in Russia, Spagna e Regno Unito e sono morti in circostanze poco chiare.
Tre di loro, prima di togliersi la vita, avrebbero ucciso o sarebbero stati uccisi insieme ad alcuni membri delle rispettive famiglie. Quattro, poi, erano funzionari del gigante energetico Gazprom o di una delle sue controllate, mentre gli altri due erano un imprenditore di attrezzature mediche e il vicepresidente di una società che tratta gas naturale.
Uno di questi, Sergey Protosenya, un supermilionario con un patrimonio personale stimato di oltre 400 milioni di euro, è stato trovato impiccato il 20 aprile fuori da una villa in Spagna, affittata con la famiglia per Pasqua. I corpi della moglie e della figlia diciottenne sono stati trovati pugnalati a morte nei letti. Il figlio, scampato al massacro perché si trovava in Francia, esclude l’ipotesi dell’omicidio-suicidio.
Il giorno prima, il 19 aprile, Vladislav Avayev, ex vicepresidente di Gazprombank dopo essere stato funzionario del Cremlino, è stato trovato morto nel suo appartamento di Mosca insieme ai corpi della moglie e della figlia tredicenne. Accanto al manager una pistola, presumibilmente l’arma utilizzata per la strage.
Risalendo ancora il macabro ordine temporale, si arriva ad inizio marzo con la morte di Vasily Melnikov e della sua famiglia: il miliardario russo, la moglie e i due figli sono stati trovati senza vita nel loro appartamento di lusso a Nizhny Novgorod. Tutti risultavano morti per ferite da taglio (secondo quando ha scritto Kommersant).
Anche qui l’arma del delitto, anzi le armi trattandosi di più coltelli, sono stati trovati sulla scena del crimine. La società del magnate, Medstom, che importa attrezzature mediche in Russia, era sull’orlo del collasso dopo le sanzioni occidentali imposte dall’inizio della guerra in Ucraina.
E arriviamo al 28 febbraio, quando l’oligarca di origine ucraina Mikhail Watford viene trovato morto nel garage della sua casa nel Surrey, in Regno Unito. Gli inquirenti escludono l’omicidio. Si presume invece un suicidio alla luce di sopravvenuti guai economici. Watford, come altri oligarchi, si era arricchito con il commercio di idrocarburi all’indomani del dissolvimento dell’URSS.
Il 25 febbraio, primo giorno di guerra in Ucraina, Alexander Tyulyakov, vicedirettore generale del Dipartimento di tesoreria di Gazprom, è stato trovato impiccato nel garage di un cottage nel sobborgo di Lenisky, poco fuori Mosca. Tyulyakov, 61 anni, in Gazprom da circa 10 anni, si era occupato di sicurezza aziendale e risorse umane.
E veniamo così al primo caso: quello di Leonid Shulman, 60 anni, alto dirigente di Gazprom, trovato morto il 30 gennaio nel bagno della sua villa moscovita ancora una volta nella zona di Lenisky, dove vivono molti dirigenti e uomini d’affari. Accanto al cadavere, un biglietto che lasciava intendere che l’uomo si fosse suicidato, ha scritto Novaya Gazeta. Shulman era nei guai per un’indagine per frode alla Gazprom.
Who’s the next?