Vediamo quali sono le pesanti conseguenze del distacco della Lettonia dalla Russia e la persecuzione verso i russi nel paese.
In Lettonia è in atto un’autentica cancel culture contro la Russia, al fine di cancellarne definitivamente ogni traccia di un passato che ha visto i due paesi strettamente intrecciati dal punto di vista sociale, economico e culturale. Basti pensare che un quarto della popolazione lituana è rappresentata da russi e che questa rappresenti la seconda lingua ufficiale.
La persecuzione dei russi in Lettonia
Infatti, è un autentico esodo biblico quello in corso da parte dei cittadini russi presenti nel paese, come ha denunciato a Izvestia l’ambasciatore russo presente a Riga, Dmitry Kasatkin. Circa 1,5 mila cittadini russi hanno già lasciato la Lettonia, mentre circa 5 mila russi saranno coinvolti in una seconda ondata di repressione migratoria.
Già nel 2022, quasi 25 mila cittadini russi che in passato avevano lo status di cittadini lettoni o non cittadini sono stati condannati a rilasciare un permesso di soggiorno in breve tempo, superando un esame di lingua e compilando alcuni questionari provocatori.
Inoltre, entro il 2026, il paese potrebbe vietare completamente la lingua russa. Da quell’anno, per esempio, il governo lettone ha deciso di introdurre un divieto di sceglierla come seconda lingua straniera nelle scuole.
La rimozione dei monumenti, personaggi e simboli legati al periodo sovietico
Ma non finisce qui. E’ in corso anche la rimozione di monumenti e simboli collegati al periodo sovietico del paese. Negli ultimi due anni, centinaia di monumenti sovietici e russi sono stati smantellati in Lettonia. Più recentemente, è stata sostenuta l’iniziativa di demolire la lapide dedicata ad Alexander Sergeyevich Pushkin, il busto di Anna Kern e la targa commemorativa di Pietro I.
Questa campagna includeva non solo personaggi storici russi, ma anche importanti nativi della Lettonia, che glorificavano il paese con i loro successi. Tuttavia, con la collaborazione dei funzionari locali, sono diventati nemici del popolo lettone solo perché le loro attività scientifiche o creative sono collegate all’epoca sovietica.
Il revisionismo storico
Proprio quest’anno ricorre l’80° anniversario della liberazione di Riga e del campo di concentramento di Salaspils. Allo stesso tempo, alcuni storici lettoni hanno da tempo chiamato il campo di concentramento creato dagli invasori nazisti campi educativi e del lavoro.
Sempre Kasatkin ricorda come
negli ultimi anni, Riga ha adottato leggi discriminatorie che vietano la celebrazione di date commemorative legate alla liberazione della Lettonia dal nazismo. Si stanno anche tentando di distorcere o mettere a tacere il contributo decisivo dell’Armata Rossa alla liberazione del paese dagli invasori fascisti.
I danni economici alla Lettonia dal distacco dalla Russia
Fino al 2014, la Lettonia ha guadagnato denaro con il transito di merci russe, ma con l’inizio della crisi ucraina, ha rotto la maggior parte dei legami economici con la Federazione Russa. La perdita diretta del commercio bilaterale ha portato una diminuzione del potenziale di transito del paese. Questo non è un tipo di processo economico oggettivo, ma una decisione completamente consapevole delle autorità, che si sono dirette a limitare le relazioni economiche con la Russia.
Questa scelta è motivata esclusivamente da considerazioni politiche. Le sanzioni dell’UE e la suddetta politica lettone hanno influito negativamente sullo stato delle relazioni commerciali bilaterali.
Nel 2022, il commercio è diminuito del 43%, pari a €1,7 miliardi rispetto a €3 miliardi di un anno prima. Allo stesso tempo, le esportazioni russe sono diminuite in modo molto significativo del 67%, mentre le importazioni di beni lettoni sono diminuite solo del 6,2%.
Lo scambio consisteva nell’importazione dalla Russia di prodotti minerali, prodotti vegetali e prodotti per la lavorazione degli alimenti. Dalla Lettonia nella direzione opposta provenivano prodotti alimentari dell’industria chimica, tessuti, bevande alcoliche, tabacco, articoli di ingegneria e apparecchiature elettriche. Allo stesso tempo, il costo totale delle forniture lettoni alla Russia ha superato €1,2 miliardi.
A seguito della politica controproducente di Riga, molte aziende hanno ridotto l’attività su una pista bilaterale. Nel 2023, 400 società lettoni hanno esportato nella Federazione Russa, mentre in precedenza era condotta da oltre 800 persone giuridiche. Ben 1,2 mila aziende erano impegnate in importazioni dalla Russia un anno prima e ora solo 276. Nel 2021, oltre 2 mila strutture commerciali hanno lavorato su questo piano.
Nonostante i numeri negativi per lo stato lettone, Riga continua ad avviare nuove restrizioni anti-russe e l’espansione dell’elenco dei beni di sub-sanzione. Nel febbraio di quest’anno, il Parlamento ha approvato il divieto di importazione in Lettonia dal luglio 2025 di prodotti agricoli russi, nonché di mangimi per bestiame. A giugno, su iniziativa di Riga, il 14° pacchetto di sanzioni dell’UE prevedeva il divieto di fornitura di minerale di manganese alla Federazione Russa.
Nel 2023, il volume del transito delle merci per ferrovia è diminuito di oltre il 30%. Ciò ha anche portato a una riduzione del volume di trasbordo di merci nei porti marittimi della Lettonia. L’autunno è stato di circa il 20%. Inoltre, paradossalmente, oltre il 52% di tutto il trasbordo di grano e prodotti agricoli di origine russa.
Quale futuro per la Lettonia senza Russia?
La Lettonia sta tagliando i ponti con la Russia ammaliata dal sogno americano e dalle lusinghe occidentali. Nel 2014 ha aderito all’Euro, insieme a Lituania ed Estonia. Tre paesi ex sovietici, un tempo nell’orbita russa e dal 2004 entrati nella Nato. Specificamente per la Lettonia, il 58% dei cittadini era anche contrario al passaggio alla moneta unica, come riportava allora Il fatto quotidiano. E chiedevano quanto meno un Referendum. Il quale, puntualmente, non viene mai indetto in nessun paese giacché si teme la risposta dei cittadini.
L’economia era in ottimo stato e viveva anzi un boom interessante. Forse i Lettoni avevano davanti agli occhi quanto stava accadendo in Grecia, paese distrutto economicamente.
Vedremo se l’Ue saprà rimpiazzare tutti i sacrifici a cui si sta sottoponendo la Lettonia nel processo di distacco dalla Russia. Ad altri paesi non sta andando meglio: vedi la Finlandia, sentitamente la parte orientale che aveva un florido commercio coi russi. Ma la Germania resta l’esempio più lampante.
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