Lega e finanziamenti da Russia, la sinistra dimentica quelli presi dal Pci per 40 anni

Lega-Russia, torna la spy story all’italiana che rievoca periodi che credevamo esserci lasciati alle spalle. Quelli cioè della Guerra fredda, dei film di James Bond avente come nemico l’impero sovietico, dello spionaggio politico fatto a questo o quel leader di partito e il relativo controspionaggio.

Torna, perché già in occasione del Russiagate – col quale si è tentato e si tenta ancora di trovare collegamenti tra la Russia di Putin e la vittoria alle elezioni per la Casa Bianca di Donald Trump – si era detto che la Lega abbia preso finanziamenti dalla Russia. Al fine di ottenere ottimi risultati elettorali e infine il potere governativo.

Certo, nulla ormai sorprende più e bisogna capire fino in fondo cosa ha fatto questo Gianluca Savoini (ex portavoce della Lega ma ormai senza più incarichi nel partito e attualmente presidente dell’associazione Lombardia-Russia).

Importante poi che ci siano le inchieste giornalistiche, sebbene quella de L’Espresso va avanti da un anno e per ora non è emerso alcun passaggio di denaro.

Matteo Salvini nega continuamente di aver ricevuto rubli. Savoini si avvale della facoltà di non rispondere. Il Premier Conte ritiene che sia giusto che il Ministro degli interni riferisca in Parlamento. Il redivivo scrittore e viaggiatore Di Battista dà del bugiardo e ridicolo a Salvini. Il Partito democratico e i suoi partiti a sinistra accusano il leader leghista, evocando le dimissioni.

Tralasciando le continue uscite del leader in pectore del M5S, contro il suo movimento e contro il suo alleato di governo, che lasciano il tempo che trovano, vale la pena soffermarsi sull’ultimo punto. Le accuse della sinistra italiana alla Lega. Dimenticando i benefici che dai rubli trasse il [sta_anchor id=”pci”]Pci[/sta_anchor].

Caso Lega, i Finanziamenti russi al Pci

pci urss finanziamenti

Il Partito comunista italiano ha ricevuto per decenni finanziamenti da parte dell’allora Unione sovietica.

Un vecchio articolo di La Repubblica, proprio giusto di vent’anni fa, parla di ventitré milioni e 300 mila dollari in sette anni. Dal ’70 al ’77 questa è la cifra versata dai sovietici ai comunisti italiani, secondo quanto si ricava dal “rapporto Impedian numero 122” del dossier Mitrokhin. Ventitrè milioni di dollari, con un andamento irregolare negli anni, corrisposti nel giardino della villa dell’ambasciatore dell’Urss a Roma nelle mani, in una prima fase, di Anelito Barontini, funzionario del partito (chiamato col nome in codice Klaudio) e uomo al quale Armando Cossutta, che sovraintendeva al flusso finanziario delegava le delicate funzioni.

E’ Cossutta che tiene i conti, Cossutta che chiede di aumentare i finanziamenti (nel 1970, poi nel 1974), sempre Cossutta che viene convocato all’ambasciata da Rizhov, l’ambasciatore, funzionario del comitato centrale del Pcus, e da Genrikh Pavlovich Smirnov, primo segretario dell’ambasciata, funzionario del dipartimento internazionale del Pcus al momento in cui i dollari giungono in Italia. Chi riceve i soldi (Barontini) firma le ricevute e va.

Tuttavia, queste cifre sembrano davvero poca cosa, rispetto a quella che dovrebbe essere la realtà. Ossia finanziamenti che risalgono al periodo tra il 1950 e il 1991, e sono rimasti totalmente ignoti fino allo scioglimento del PCUS. Se ne parla nel libro “Oro da Mosca. I finanziamenti sovietici al PCI dalla Rivoluzione d’ottobre al crollo dell’URSS. Con 240 documenti inediti degli archivi moscoviti”, scritto da Valerio Riva e Francesco Bigazzi, edito Mondadori. Coincidenza vuole, sempre nel 1999.

La Dc, e per alcuni anni il Msi, presero soldi invece dagli Usa. Per motivi opposti, la contrapposizione al comunismo.

Il Pd dovrebbe dunque tacere due volte. In quanto Pci e Dc sono proprio i suoi antenati.

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