Anche Francesco Baccini finisce nel tritacarne del politically correct, per una delle sue canzoni più famose: Le donne di Modena.
Baccini, classe 1960, è uno degli ultimi esemplari partoriti dalla cosiddetta “scuola genovese“. La stessa, come noto, di grandi cantautori come De André, Lauzi, Paoli, Tenco e Conte. Quando negli anni ’60 la città ligure sfornava talenti destinati a scrivere la storia.
Certo, Baccini può dirsi più un loro allievo. Anche perché il momento migliore della sua carriera è riconducibile proprio ai primi anni – dal 1989 al 1993 – vincendo riconoscimenti come la Targa Tenco come migliore opera prima (il disco Cartoons); o Un disco per l’estate con Figlio unico. Ed ancora, nel 1990, vince il Festivalbar con il brano Sotto questo sole, in coppia con Paolo Belli e i “Ladri di Biciclette”. Mentre il disco Nomi e cognomi del 1992 ottiene il maggiore successo commerciale.
Dalla metà anni ’90 il successo del grande pubblico è via via scemato, diventando un cantautore di nicchia, anche avversato dalle major per il suo essere fuori dagli schemi ed ironico.
Nel 2005 finisce nel reality televisivo destinato ai cantanti in declino Music Farm. Dove farà parlare di sé per una presunta love story con Dolcenera e per l’esclusione anzitempo per una bestemmia in diretta.
Ora Baccini torna di nuovo a far parlare di sé, ma per un attacco da parte delle Femministe ad un suo brano.
Francesco Baccini attaccato per Le donne di Modena
E’ lo stesso Baccini a raccontare sul proprio profilo Facebook l’episodio che lo vede accusato di sessismo.
Ero ospite in teatro a Sondrio ad un premio internazionale di poesia e mi è successa una cosa inedita. Prima di cantare Le donne di Modena faccio una battuta dicendo che oggi questa canzone sarebbe accusata di sessismo
Una ragazza sui 20 anni gli grida un «sessista» e lui la invita sul palco. E qui il suo racconto:
Chiedo alla ragazza cosa l’avesse offesa, tento di farle capire che è una canzone ironica in cui prendo proprio in giro il gallismo italico ma lei immobile come un robot continua a ripetere la stessa frase senza nemmeno fare il tentativo di capire
Poi conclude:
Quando mi rendo conto che è impossibile alcun confronto verbale la saluto dicendo che mi piacerebbe portarla in tour con me e ripetere la scena ogni sera
Le donne di Modena: storia e testo
Baccini poi racconta il vero significato de Le donne di Modena, che femministe accecate dal politically correct non possono cogliere:
Le donne di Modena era nata come una presa in giro degli stereotipi femminili nelle varie città italiane — Modena, Genova, Padova e Napoli — concludendo che «tutte fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore»
Poi parla del Politically correct:
è il frutto di quel maledetto politically correct che sta cancellando la libertà di parola e di pensiero uccidendo qualsiasi possibilità di avere un senso critico e analizzare le parole e il contesto in cui vengono dette. Oggi più del 70 per cento di canzoni, libri, film che hanno fatto la storia della nostra cultura non potrebbero più esistere. Se Le donne di Modena ha un testo sessista saremo costretti a cancellare De Andre, Jannacci, Dalla, Vecchioni e Vasco. Si va avanti in retromarcia
Ecco il testo de Le donne di Modena:
Le donne di Modena hanno le ossa grandi
Le donne di Modena hanno larghi i fianchi
Le donne di Modena accettano un invito
E non è il caso di essere il marito
Le donne di Genova portano gonne strette
Le donne di Genova non ridono per niente
Le donne di Genova pensano sia normale
Mettersi a letto e leggere il giornale
Ma tutte fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore
E fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore
Ed io che sono uno spirito maligno (hihihi), mi muovo di notte con l’istinto di un bagnino
Hey, fammi capire un po’ se ci stai oppure no
Le donne di Padova guardano dietro ai vetri
Le donne di Padova non hanno mai segreti
Le donne di Padova non è un luogo comune
Che sotto il vestito nascondono le piume
Le donne di Napoli sono tutte delle mamme
Le donne di Napoli si gettano tra le fiamme
Le donne di Napoli, Dio, ma che bella invenzione
Riescono a ridere anche sotto l’alluvione
E anch’esse fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore
E fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore
Ed io che sono uno spirito maligno (hihihi), mi muovo di notte con l’istinto di un vampiro
Hey, fammi capire un po’ se ci stai oppure no
Le donne di Modena hanno le ossa grandi
Le donne di Genova ridono fra i denti
Le donne di Napoli, Dio, ma che bella invenzione
Le donne che ho avuto sono un’illusione, infatti
Faccio da mangiare, non so cucinare, odio ricamare, ma so far l’amore
E faccio da mangiare, odio ricamare
Faccio anche l’amore ma, ormai, è un particolare
Da-ba-eoh
Da-ba-oh-oh
Da-ba-eoh
Da-ba-oh-oh
Ricevi le news su Telegram o via Mail:
Iscriviti alla nostra Newsletter