Tanto gloriosa, quanto tormentata e scaduta nell’indecenza, la storia de l’Avanti! Come d’altronde quella del partito di cui è stato uno dei principali organi di stampa: il Partito socialista.
Quest’ultimo è stato il primo partito di sinistra italiano (nato nel 1895, assunse tale denominazione nel 1892), ispiratore, al contrario di quanto successe in altri Paesi europei, anche del primo sindacato dei lavoratori: la CGIL. Il Partito contava numerosi giornali – circa quaranta – tra settimanali, quindicinali e mensili pubblicati in varie parti d’Italia, ma per molti membri era giunto il momento di creare un quotidiano di carattere nazionale. Idea che si concretizzò nel congresso socialista di Firenze del luglio 1896, dove si decise di creare un quotidiano che si ispirasse alla socialdemocrazia tedesca.
MUSSOLINI, DA DIRETTORE A BANDITORE – Nel 1911 la sede del giornale venne trasferita a Milano. L’Avanti! sostenne una forte campagna per la neutralità assoluta da tenere nei confronti degli opposti schieramenti della prima guerra mondiale. Dopo aver sostenuto questa posizione, il quotidiano si pronunciò a favore dell’intervento sotto la spinta del suo direttore Benito Mussolini. Per questo Mussolini chiese alla direzione nazionale del partito di approvare la sua linea altrimenti avrebbe presentato le proprie dimissioni. Cosa che fece, venendo anche espulso dal Partito socialista (alla guida del giornale lo successe Giacinto Menotti Serrati).
Il 15 aprile 1919, a Milano, squadre di nazionalisti, allievi ufficiali e arditi incendiarono la sede del quotidiano e nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1921 la sede milanese di via San Gregorio fu bersagliata dalle bombe di una squadra fascista, quale immediata rappresaglia alla strage del Diana, avvenuta poche ore prima per mano di anarchici.
Il governo Mussolini sospese la pubblicazione nel 1926, ma l’Avanti! continuò ad essere pubblicato in esilio, con cadenza settimanale, a Parigi e a Zurigo.
GLI ANNI MESTI DAL DOPOGUERRA E LA GESTIONE PERSONALISTICA DI CRAXI – Il quotidiano ricomparve in Italia nel 1943, ma nel secondo dopoguerra ridusse la tiratura e non tornò ad essere il quotidiano influente che era tra le due guerre. L’Avanti! riacquistò però una certa notorietà soprattutto tra gli addetti ai lavori negli anni ottanta, grazie ai corsivi del segretario del partito Bettino Craxi, che firmava editoriali di analisi politica con lo pseudonimo di Ghino di Tacco.
Nel 1992 inizia la crisi che porterà il partito al tracollo. Nell’agosto dello stesso anno, il quotidiano praticamente diretto e condizionato da Bettino Craxi sferra alcuni attacchi all’operato dei magistrati di Mani pulite mettendo a repentaglio la neutralità del partito. Il direttore Roberto Villetti si dimette nell’ottobre 1992 per protesta contro l’uso personale del giornale che ormai era diventato, più che un quotidiano di partito, un giornale politicamente influenzato dal suo editore, ossia il segretario politico del Psi. Francesco Gozzano, già direttore responsabile, sostituisce il direttore dimissionario.
L’AFFOSSAMENTO INSIEME AL PSI – Se il 1992 fu un anno difficile per l’Avanti, il 1993 si dimostrerà catastrofico. La tiratura, che negli anni d’oro ammontava a più di 200.000 copie, scende a poche migliaia di copie. Lo spreco degli anni ottanta, e l’abnorme modernizzazione voluta fortemente da Craxi, porta al quotidiano un accumulo di debiti per circa 30-40 miliardi di lire.
Nel marzo 1993 vengono sospesi gli stipendi per mancanza di fondi. Ottaviano Del Turco, nuovo segretario del PSI dal febbraio 1993, invano cerca di mediare una soluzione e fare in modo che non venga chiuso il giornale. Nell’ottobre 1993, vengono pignorate scrivanie e macchine da scrivere per far fronte a un pagamento di 105 milioni. Il quotidiano, ormai in crisi perenne e fortemente legato a un Partito socialista quasi sinonimo di corruzione e malgoverno, chiude alla fine del 1993: dopo 9 mesi di lavoro senza retribuzione, i giornalisti non giudicarono più credibili le rassicurazioni dei vertici del giornale e del partito e cessarono di presentarsi in redazione. La casa editrice, la Nuova Editrice Avanti!, viene messa in liquidazione nel gennaio del 1994 dall’editore (il liquidatore Michele Zoppo). Gli stipendi dei dipendenti non saranno mai pagati, lasciando molte famiglie in difficoltà.
LA GESTIONE DI WALTER LAVITOLA – Nel dicembre 1996 il quotidiano L’Avanti! torna nelle edicole. Proprietaria ed editrice è la cooperativa giornalistica International press di Valter Lavitola. Il primo direttore è stato Sergio De Gregorio, poi passato all’IDV. Per difficoltà economiche chiude poco dopo. Il 16 gennaio 2003 riprende le pubblicazioni sotto la direzione dello stesso Lavitola e come foglio (4 pagine) «liberalsocialista» degli ex PSI di Forza Italia, come Fabrizio Cicchitto (che lo ha fortemente voluto), Paolo Guzzanti, Renato Brunetta, Gianni Baget Bozzo. L’editore-direttore era però vicino al Nuovo Psi di Gianni De Michelis. Dall’8 marzo 2006 è di nuovo un «quotidiano socialista» almeno nel nome. Il direttore responsabile è ancora Valter Lavitola.
Di quest’ultimo si sa poco o niente. Il suo nome è apparso ai disonori delle cronache la prima volta l’anno scorso, poiché il giornale aveva dato per primo la notizia della casa di Fini a Montecarlo. Notizia poi rivelatasi un bluff. E poi quest’anno per il Sex-gate che riguarda Silvio Berlusconi, e che vede coinvolto anche l’imprenditore Giampaolo Tarantini (colui che, in parole povere, procurava le escort al Premier). Dalle intercettazioni si carpisce solo che Lavitola è un faccendiere e che ha avuto a che fare con diverse grosse imprese italiane. Inoltre, farnetica di essere a contatto con i Servizi segreti italiani.
Ma essendo latitante in uno dei tanti paradisi fiscali del Mondo, non è ad oggi ancora processabile.
Da questa triste cronistoria si intuisce quanto sia finita in maniera indecorosa la storia di un glorioso giornale socialista. Il quale ha comunque seguito le orme del Partito di cui era organo di stampa. Le storie de l’Avanti! e del Partito socialista italiano sono state parallele fino in fondo: dalle glorie d’inizio ‘900 al banditismo cui furono costrette dal Duce; dall’uso personalistico di Craxi al degrado cui li hanno sottoposti i craxiani.
(Fonti: Wikipedia)
Sì, si riferiscono a Avanti! della domenica, gestito dal 1998 dallo Sdi ritornato da qualche tempo Psi.Diciamo però che il logo storico de l'Avanti! è gestito da questi personaggi, purtroppo…